Milano non può avere tutto. Al centro di un Paese conosciuto in tutto il mondo per la bellezza, il cibo, il fare guascone di chi non ha niente da dimostrare agli altri ma tutto da poter mostrare di sé, Milano assomiglia alla sua scighera, la nebbia che confonde i contorni. Per tutti, dentro e fuori l'Italia, è la città del fatturato, del grigiore degli affari e del profitto: inutilmente e inspiegabilmente troppo cara, troppo ricercata, troppo voluta. Milano nel mezzo non ci sta. Per chi non la conosce, per chi non l'ama a prescindere, è sempre troppo o troppo poco. Troppo europea, standardizzata a prezzi ed esigenze non italiane, e così di conseguenza poco patriottica, artistica, identitaria. Al centro dell'interesse nazionale, ultima delle polemiche che la riguarda, la situazione del caro affitti e le proteste degli studenti universitari: "Ma perché andate a Milano - chiedono in molti sui social - studiate e vivete altrove, ci sono città molto più belle nel nostro paese".
E mentre ci interroga sull'esigenza, o la volontà, di vivere in un ambiente come quello che il capoluogo lombardo offre a chi cerca lavoro, studio, o semplicemente vita intorno al proprio ecosistema, di Milano si continua a sapere poco, pochissimo. Della vera città, quella che conosce e respira solo chi ci abita, chi ci è nato o chi ha l'ha scelta come proprio perno di riferimento, di quella Milano non si dice mai molto. Assomiglia a un cliché, lo skyline della metropoli, fatto di grandi luoghi comuni che si rimbalzano da un punto ad un altro senza rispondere a domande sul cambiamento, l'innovazione, i problemi della città e le soluzioni da adottare.
Dall'esigenza di raccontare una Milano nascosta, seppur lì, in bella mostra davanti agli occhi di tutti, nasce This is Milano il nuovo podcast di Chora Media in collaborazione con Dils, scritta e raccontata dalla voce inconfondibile di una delle penne più riconoscibili del giornalismo sportivo italiano: Giorgio Terruzzi. Milanese di nascita e di cuore, Terruzzi cammina tra le strade della città e la racconta lì, dove con le parole riusciamo a immaginarla. Sei puntate che rimbalzano registrazioni in studio e prese dirette per le vie di Milano, dove il giornalista sembra indicarci qua e là i luoghi che vede, rapendo chi lo ascolta in un percorso che da Porta Romana va ad Imola, passando per la Maggiolina, Lambrate e Magenta fino a concludersi allo Scalo di Porta Romana.
Lì, in un'ultima puntata che chiude il cerchio, Milano si trasforma ancora: lo scalo ferroviario è uno "squarcio urbano", oggi contenitore di un'urgenza sempre più vicina nel tempo. Si lavora, allo Scalo di Porta Romana, per costruire una nuova parte di questa città con quasi 200mila metri quadri destinati al villaggio olimpico in previsione delle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026. È la storia che si ripete, che non smette di stupirci, che prende una città antica com'era Milano e ce la restituisce verticale e in costante movimento. "Disegna la fisionomia di un mondo ancora una volta agganciato al futuro" dice Giorgio Terruzzi guardando la sua Milano cambiare ancora. Ed è tutta qui, in questa definizione, questa città che non appartiene a nessuno: nel suo futuro, a cui resta ancorata, guardando sempre un po' più in là.