Limoni è un prodotto giornalistico che rasenta la perfezione. Una ricostruzione dettagliata dei fatti del G8 di Genova, a vent’anni dalla morte di Carlo Giuliani, fortemente voluta da Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale, e portata in scena da Annalisa Camilli, oggi giornalista, ieri - 20 anni fa - una dei tanti giovani scesi in piazza per le manifestazioni organizzate in occasione del G8.
8 puntate di un podcast in cui non manca niente: le testimonianze inedite, le registrazioni originali di polizia, carabinieri, genovesi terrorizzati; ma anche quel tocco di esperienza personale che si incastra con le vite di chi, quei giorni, per un motivo o per l’altro non li ha mai dimenticati.
Ripercorrendo la storia di un evento Annalisa Camilli racconta soprattutto un sentimento generazionale. Prima Genova, a luglio, e poi, due mesi dopo, le Torri Gemelle che cadono al di là dell’oceano. Un mondo che smette di assomigliare a se stesso, un’insoddisfazione comune che deve cercare di riconoscersi nella globalizzazione, nel cambiamento, in un’identità culturale che fatica a venire a galla.
Genova città intera. Geranio. Polveriera. Cita la Camilli, in apertura di una delle puntate di Limoni, portando Giorgio Caproni, immenso poeta italiano mai abbastanza celebrato, lì tra le polveri e gli scontri della sua Genova.
E cita anche i Limoni di Montale, il cui profumo ci rende uguali, poveri e ricchi, vecchi e giovani, e proprio dentro un solo verso di Montale, citato di fretta, mi rendo conto di che cosa non capivo di questo podcast. Che è perfetto, che lo ascolti e ti immergi nella storia, che è denso di testimonianze e fatti. Quello che non capivo è che nei Limoni di questo podcast, al contrario di quelli di Montale, non siamo tutti uguali.
Dev’essere fantastico ascoltarlo e riconoscersi dentro un sentimento che scorre nelle parole: il viaggio in treno verso Genova, il racconto dei limoni nello zaino, portati perché - si diceva - erano l’antidoto perfetto ai lacrimogeni della polizia, ma anche la paura di chi non era voluto andare, il dito puntato di familiari che non capivano e che giudicavano una scelta giovanile.
Annalisa Camilli è qui giornalista e qui ragazza, dice di avere le mestruazioni in quei giorni, di essere a disagio sul treno, di non ricordare dove fosse quando qualcuno, al telefono, l’ha avvisata della morte di Carlo Giuliani. È la storia di chi c’era, di chi ci sarebbe dovuto essere e di chi non c’è stato per scelta o codardia, ma non è una storia di limoni uguali per tutti.
Non è la mia, che avevo 3 anni e che i fatti di Genova mi sembrano lontani quanto la Guerra Fredda. Che non mi ricordo la caduta delle Torri Gemelle, figuriamoci il G8. Che un plurale per dire “ascoltavamo i 99 Posse” mi fa sentire come quando non vieni invitato a una festa ma tutti, per il mese successivo, parlano solo di quella.
Il G8 di Genova l’ho sempre sentito come una cosa lontana, e la storia di Carlo Giuliani l’ho letta, per dovere di cronaca, ma grazie a questo podcast l’ho analizzata, capita e sviscerata.
Però, non ci sono entrata. Entrare nelle storie degli altri è sempre difficile, sopratutto se non ti viene dato lo spazio giusto per poter trovare il tuo punto di vista. Posso studiare, conoscere i dettagli, posso ascoltare otto puntate di un podcast per sapere tutto, ma posso comunque continuare a non capire.
Se hai 20 anni oggi non ne sai niente di attivismo, di rabbia giovanile che scende in piazza, di gente che riempie gli zaini di limoni e prende un treno pensando di poter cambiare qualcosa in Italia e nel mondo. Non lo sai perché non ti appartiene, e stralci sparsi dell’adolescenza altrui non bastano.
La Camilli chiama il suo ex fidanzato dell’epoca, Marco, e chiede perché non fosse andato con lei: “C’erano delle cose che mi puzzavano, c’era troppa importanza mediatica - dice lui - e comunque stavo in ansia per te, quando poi è morto Carlo me la sono vista brutta per te”. E io lì vorrei prendere la parola, interrompere il podcast e fare altre domande.
Cosa non ti quadrava, Marco? Cosa vedevate alla televisione? Cosa provavi sapendo di avere qualcuno là, in mezzo a quella guerriglia urbana?
Mi resta il dubbio, e me lo tengo stretto fino alla fine delle puntate già disponibili su Spotify. Il dubbio di chi ora, sa tutto della storia, di questo G8 di vent'anni fa, ma il dubbio di chi sperava di capire. E no, ancora non capisce.