Un budget da 20 milioni di dollari a puntata per otto episodi finto-intellettualoidi che si arrovellano sul rapporto tra scienza e Dio mentre incombono gli alieni. Il Problema dei 3 corpi è la serie di cui tutti parlano, mentre fioccano articoli ed editoriali sul vero significato della trama, per chi si dovesse essere smarrito tra un sofone e tanti sbadigli. Fantascienza pura, gli episodi scorrono tediosi ed è davvero difficile rintracciare un motivo per continuare a seguirli, all'infuori della mera sfida personale: sentirsene all'altezza, poter dire di averli compresi. Sì, perché il titolo è sulla bocca di chiunque da giorni, i protagonisti sono cervelloni che cercano di risolvere problemi di fisica quantistica ed etica applicata. Ne deriva che se quello che fanno non ti affascina, probabilmente è perché non sei in grado di comprenderlo. D'altronde, la vicenda narrata è troppo interessante per essere stupida. E invece. E Invece Il Problema dei 3 Corpi è la classica serie che fa gaslighting: non è lo spettatore a non avere i mezzi per capire quanto accade sullo schermo, ma la sceneggiatura a darsi un'importanza e un livello di magnificenza intellettuale che, invece, non possiede realmente. E per questo facciamo scendere in campo la definizione di gaslighting, ovvero di quella manipolazione psicologica che porta la vittima (qui, il pubblico) a far dubitare delle proprie stesse percezioni. Insomma, se avete la percezione che Il Problema dei 3 Corpi sia poco più di una supercazzola, non siete sbagliati voi. È la serie che se la crede più di quanto dovrebbe. E siamo qui ad analizzare i principali motivi di tale frustrantissimo inganno.
I Grigi (forse) sono in arrivo, un gruppo di scienziati ne viene a conoscenza e qualcuno fra loro comincia a restarci secco. Tramite un videogioco dalla tecnologia futuristica e di certo ben poco "umana", a questa ciurma di eletti viene data la possibilità di comprendere cosa riserva il futuro all'umanità tutta e quale sarebbe la strategia migliore per accogliere (o combattere?) la venuta degli alieni. Il problema dei 3 corpi esiste davvero nella Meccanica classica ed è una questione di calcoli chiamati a fare i conti con la forza di gravità per ipotizzare l'evoluzione di un sistema, appunto, tripartito (ossia composto da tre masse). Sì, è già noioso così. Ma partire con un titolo del genere, vale come dichiarazione d'intenti: siamo molto intellettuali, forse troppo difficili per te, umile spettatore che non ha conseguito nemmeno un Master al CERN. Furbesco.
Furbesco perché, stringi stringi, siamo piuttosto convinti che qualunque studente di Fisica al primo mese del primissimo anno, di fronte a questa serie riderebbe di gusto. Lo si evince principalmente da un dato oggettivo: tutti i personaggi dialogano tramite citazioni. Che siano in laboratorio o a far serata dentro a un pub, eccoli sciorinare grandi nomi (da Copernico ad Albert Einstein) e realtivi concetti complessi. Ovvero ciò che farebbe un qualunque parvenu per darsi un tono. La sceneggiatura commette poi un secondo errore che lascia intravedere la corda dell'inganno: i protagonisti non ridono mai. Sono esseri umani, a quanto ne sappiamo, ma stanno sempre serissimi, compassati, rigidi oltre ogni dire a prescindere dal contesto. Le persone, però, non funzionano così. E per questo è difficile sviluppare empatia con gli sciagurati che vediamo in scena: non ci somigliano. Non per via delle Lauree o dei cervelloni, ma semplicemente perché non si comportano come creature tridimensionali. Le loro personalità sono ridotte al compito che è stato loro assegnato da quelle menti superiori che sarebbero gli autori di questa supercazzola. E non escono mai da quel binario. Cascasse il cielo, le stelle si mettessero a fare l'occhiolino (succede davvero), arrivassero i Grigi (pure).
Il tema è serio, certo, ne va delle sorti dell'umanità tutta. Di sicuro non ci aspettavamo una comedy, ma la pesantezza con cui la trama procede (lentissima, tra l'altro) è indice di una sceneggiatura pigra assai. Nonostante i 20 milioni di dollari spesi per puntata, nessuno ha pensato fosse il caso di attribuire una qualche personalità ai protagonisti. All'infuori del loro obiettivo principale: contrastare la venuta degli alieni, abbracciarla oppure essere innamorati di qualcuno. L'amore pure è fatto rarissimo ne Il Problema dei 3 Corpi: le relazioni, anche di amicizia, tra i personaggi principali vengono sacrificate allo spazio che, invece, viene dato ai numeri, alla tecnologia futuristica, alle implicazioni etiche di ogni scelta passata, presente e futura. Di nuovo: gli esseri umani non funzionano così. A maggior ragione se in ballo c'è una possibile fine del mondo, qualche momento di locura sarebbe il minimo sindacale. E invece, niente. Empatizzare con questi protagonisti-cyborg è impresa impossibile e così ci ritroviamo all'alba della settima puntata su otto totalmente disinteressati ai destini di ciascuno di loro. È come se fossero fogli Excel, tabelle prive di un qualunque shining vitale. Che spasso.
Altro espediente facilone che la serie fa scendere in campo è l'immensa mole di minutaggio che ogni personaggio dedica al guardarsi intorno in modo circospetto, misterioso, possibilmente in ambienti bui. Cosa starà per succedere? Nove volte su dieci, nulla. Il Problema dei 3 Corpi è, in definitiva, tutto fumo enigmatico e niente arrosto. Ma tutte le scene restituiscono l'impressione che, quasi di sicuro, è il telespettatore a non comprendere quanto sta vedendo. Per via della pretestuosa complessità manifesta di dialoghi e situazioni. Non è il primo titolo a giocare su questo espediente per sembrare qualcosa di più rispetto a quello che è veramente. Così preso da se stesso da dimenticare di svolgere il proprio ruolo fondamentale: intrattenere. E così se ci si ritrova non avvinti dalla serie, si è portati a pensare di non aver capito, quando invece la percezione di noia da cui si resta attanagliati è squisitamente corretta: Il Problema dei 3 Corpi è una enorme supercazzola in salsa (fanta)scientifica che non ha nulla da dire come fosse Antani. Ci sono tantissimi modi per buttare via otto ore di tempo, con buona pace di qualsivoglia implicazione etico-quantistica, a voi la scelta.