La storia è questa: un conduttore tv con bravi autori, decide di provare l'ebbrezza della novità e mette su uno spettacolo teatrale. Parte quindi il tour nei teatri dello Stivale e alla fine, questo spettacolo torna laddove tutto è iniziato: in tv. Su Netflix per l'esattezza, in streaming da venerdì 15 marzo con il titolo Salutava Sempre. Il conduttore in questione è Alessandro Cattelan. Da ieri, i complimenti non si contano. Sotto un articolo di Antonio Dipollina su Repubblica, il sottotitolo recita: “Su Netflix, dopo il tour nei teatri e palasport, è ora disponibile ‘Salutava sempre’, il talk dello stand-up comedian”. Per un attimo viene il dubbio: ma da quand'è che Cattelan ha cambiato lavoro? Poi una apre Netflix: in effetti lo show è stato inserito proprio nella categoria “Stand up comedy”. E qua più che Netflix, viene voglia di citare un titolo di Sky: Speravo de morì prima. Anche perché si tratta di una categoria in cui Netflix Italia ha provato a investire, ma non ci ha creduto abbastanza. La piattaforma infatti, è partita mettendo in catalogo Saverio Raimondo, Francesco De Carlo, Edoardo Ferrario, poi Michela Giraud ed è finita là. Tanti saluti al vivaio, alla scoperta dei talenti comici, alla novità di un genere che in Italia si è diffuso solo negli ultimi anni; dentro invece la certezza di due nomi come Beppe Grillo e Checco Zalone. Adesso arriva Alessandro Cattelan che, a differenza di Netflix, nella stand up ci ha creduto abbastanza: del resto non è nemmeno un comico, lui.
Ma cosa c'è in questo spettacolo? Tanto per iniziare, il riscatto rispetto al one man show che non era andato bene su Rai 1 (Da Grande, 2021). Poi tante battute: sugli spettatori trattati da stupidi, le lauree su Facebook, gli ecologisti da social che vogliono salvare il pianeta e se la prendono con le cannucce di plastica, le proteste per i sacchetti a due centesimi, il parcheggio che sembra libero ma c'è la Smart, i figli rovinati al primo giorno di scuola. Insomma: niente che gli appassionati del genere non abbiano già sentito dai comici veri. Niente di nuovo rispetto ad alcune battute che, ironia della sorte, circolano persino nei social. Salutava sempre fa ridere? Ogni tanto si, alla fine il meccanismo della risata sta anche nella tecnica. Lascia qualcosa nello spettatore? No. Che Cattelan e i suoi autori si siano nutriti di comicità cattiva, è chiaro. Probabilmente è uno di quelli che cercava gli spettacoli di stand up su Comedy Subs e YouTube, quando ci sembrava di aver scoperto chissà quale rivoluzione. Solo che Cattelan non può fare troppo il cattivo, perché poi tanto è alla Rai che deve tornare: specie se da anni, spunta fuori l'ipotesi Cattelan per Sanremo. Al contrario invece, sarebbe stato interessante sentirlo sul tema della cattiveria dell'ambiente televisivo; accennato all'inizio, ma accantonato poco dopo. Sarebbe stato interessante ascoltare la sua esperienza di vita, dalla gavetta alle esperienze e le riflessioni che gli hanno ispirato. Ma Cattelan ha l'immagine da bravo ragazzo, non se le può permettere; al massimo, qualche parolaccia. Netflix Italia, sai chi è che se li può permettere i pensieri controcorrente? I comici bravi, quelli che fremono perché hanno qualcosa da dire. Quelli che la tv non li vuole perché non hanno i mila e mila follower sui social, o perché non hanno i contatti giusti o perché, ancora, sono affermati ma di nicchia: è con loro che una piattaforma dovrebbe sperimentare o comunque investire. Per carità, noi spettatori continuiamo a guardarci gli stranieri, però non ci spacciare Cattelan per stand up comedy.