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Il problema del cinema italiano?
Va abolito il finanziamento pubblico.
Una proposta per il consigliere
alla cultura Pupi Avati

  • di Michele Diomà Michele Diomà

21 dicembre 2022

Il problema del cinema italiano? Va abolito il finanziamento pubblico. Una proposta per il consigliere alla cultura Pupi Avati
Per riformare il sistema cinematografico italiano si potrebbe parlare di "Quell'oscuro soggetto del desiderio”, parafrasando il film di Luis Buñuel. E partendo dalla nomina di Pupi Avati a consigliere del vicepremier Tajani per la promozione della cultura, il regista Michele Diomà avanza su MOW una proposta per far tornare il cinema, diventato una macchina di clientele, assistenzialismo e auto-censura, in quella gloriosa industria che il mondo ci invidiava. E non si può che partire dal finanziamento pubblico, visto che è stato costruito in modo da impedire qualsiasi forma di libertà di espressione e pluralismo

di Michele Diomà Michele Diomà

Ricordate la scena finale di ET, l'extraterrestre, quando i ragazzi in bicicletta iniziano a volare? Ebbene quell'idea è stata ispirata da un film italiano, Miracolo a Milano di Vittorio De Sica. E sapete chi ha creato il piccolo e dolce alieno del capolavoro di Steven Spielberg? Un italiano, Carlo Rambaldi, un genio dell'animazione artigianale. Ho voluto fare un esempio, ma ce ne sono molti altri, per ricordare che la cinematografia italiana è stata la più originale ed innovativa al mondo. Ed oggi come è messo il cinema italiano? Prendendo spunto dalla nomina del regista Pupi Avati a consigliere del vicepremier Antonio Tajani per la promozione della cultura, cerchiamo di dargli qualche spunto. Perché, purtroppo, il sistema di finanziamento pubblico è stato costruito in modo tale da impedire qualsiasi forma di libertà di espressione e pluralismo. Tutti sappiamo che senza questi due "ingredienti" è impossibile per un filmmaker sperimentare e trovare uno stile personale oltre che innovativo. Quale potrebbe essere la soluzione per far tornare il cinema Made in Italy davvero protagonista nel mondo? Semplice! Abolizione immediata del finanziamento pubblico al cinema. L' attuale sistema di finanziamento privo di qualsiasi trasparenza va considerato un vero e proprio doping del quale beneficiano poche società. Sempre le stesse. Se una parte delle tasse degli italiani dovranno essere destinate a finanziare dei film, allora l'unico sistema sarà quello della rotazione. Non potranno essere finanziate sempre le medesime società, tra l'altro collezioniste di fiaschi. Flop pagati interamente con denaro pubblico. In questa abolizione del finanziamento al cinema andrebbero inclusi anche molti inutili e dannosi festival.

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Il regista Michele Diomà e il premio Oscar James Ivory

Alcuni anni fa anche Quentin Tarantino si chiedeva come mai il cinema italiano non era più quello degli anni '60 e '70. Risposta: il cinema italiano che ama il grande Quentin era una forma d'arte libera, con registi come Federico Fellini che non tradiva la propria verità anche rischiando di fare arrabbiare chi gestiva il potere…Oggi il cinema Italiano statale è Televisione sul grande schermo. Quando esce in sala, in media è solo televisione. Non è Cinema! Questo è il problema Caro Quentin! Non è un caso che la principale Major Italiana sia gestita dalla TV pubblica. Molti sostengono che sia impossibile produrre film senza forme di assistenzialismo pubblico. È falso. Ho prodotto, senza chiedere nulla a nessuna istituzione, un lungometraggio con un premio Oscar come James Ivory ed ancor prima l'ultimo lavoro a cui ha preso parte il premio Nobel Dario Fo, quest'ultimo film non visibile in Rai per la scelta di qualche funzionario nominato dalla politica. Ma forse gli italiani che pagano il canone avrebbero il diritto ed hanno anche il desiderio di vederlo un film di satira politica che contiene la special guest dell' ultimo premio Nobel per la letteratura italiano? Purtroppo chi avrebbe dovuto cambiare le cose, ha tradito il proprio mandato. Oggi gestisco il Movimento "Wild Filmmaker" nato grazie al sostegno di oltre 2000 produzioni cinematografiche nel mondo e posso affermare che se negli Stati Uniti il cinema è un'industria che rispetta il lavoro degli indipendenti, in Italia non è lo stesso. Il nuovo governo, potrebbe cambiare le cose, basta chiudere i rubinetti...

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