Voi come annuncereste l’uscita di un vostro nuovo disco? (che poi sono solo due tracce, che forse sono quattro...). Ingaggiate un ufficio stampa? Un bravo social media manager che vi scriva due righe su Fb: giusto? Qui però stiamo parlando di Niccolò Contessa aka I Cani, colui che ci ha abituati a due cose: fare tutto bene e fare tutto in maniera calcolata. Del resto è la sua semi-sparizione - non che nel frattempo sia stato con le mani in mano - a farne un mito praticamente intoccabile, su tutte le riviste specializzate (e per i fan della vecchia guardia). “Ma dov'è finito?” Ci si chiede, di tanto in tanto. E la sua leggenda vola di messaggio in messaggio. Dunque, ce lo aspettavamo. In fondo mancava solo lui all’appello, per chiudere il cerchio del revival, se così vogliamo chiamarlo, della stagione gloriosa dell’indie pop, o di quel che rimane. Forse non in feat coi Baustelle (vale a dire Francesco Bianconi, colui che crede di essere la reincarnazione di De André: ve lo immaginate voi Faber, mentre ascolta, che so, Amore Indiano?), che canta di più rispetto a Contessa (in pratica nelle due canzoni la parte baustelliana risulta preponderante) che ieri mattina tramite 42 Records, label dal giorno zero de I Cani, hanno fatto trovare dei vinili neri, con ben poche indicazioni sopra, in una decina di negozi di dischi sparsi in Italia. L'annuncio viene dai negozi stessi - una tiratura ultra limitata - talmente limitata (dieci esemplari a negozio) che nessuno, tranne cento persone, hanno potuto comprarlo.
Cento copie (a venti euro l'una) su mille ventilate, quindi le altre novecento copie rimanenti che fine fanno? Allora nasce la rabbia dei negozianti, dei fan delusi, di altri musicisti. Un colpo basso, rubare ai poveri per dare ai ricchi, con quel vinile fake sold out, quella moda dell'inaccessibile, del feticcio che non tutti possono avere. Questo è un dettaglio che sfugge ai più, nell'epoca in cui non si vendono più dischi, che ci sarebbe da spararsi per quanti soldi una volta abbiamo speso in cd, ma fortunatamente mammà c'ha fatto un cuore grande così. “E questi sarebbero gli amici dei supporti fisici e quelli alternativi, a favore dei negozi di dischi?” Tuona un negoziante su Fb.
E un altro segue: “abbiamo appena saputo da un collega che I Cani + Baustelle hanno deciso di distribuire con un ‘operazione segreta’ il disco pubblicato solo in 1000 copie a 9/10 negozi in italia e solo 10 copie a negozio, quindi le altre le venderanno dopo online loro stessi. Se per vendere dischi bisogna utilizzare queste strategie di marketing da bimbiminkia, contento di non averlo avuto...”. Ancora altri: “ci siamo stufati delle speculazioni di etichette indipendenti che si comportano ancora peggio delle major...”. Ecco come si è interrotta la magia, non solo perché poi rendere accessibile l'ascolto dell'EP online ha fatto scemare ciò che si è creato attorno alla vicenda. A poche ore dalla finale di X Factor, quando tutti più o meno commenteranno per l'ennesima volta come la televisione ha ucciso pesantemente la musica, eccoci a indicare come anche la musica indie, quando diventa mainstream, non sia da meno. Almeno possiamo captare qualcosa da questa storia: che l'hype ci ha fottuto il cervello. La musica è.