Torre di Babele, anno non definito. La versione della Bibbia seicentesca inglese recita: ... e si dissero l'un l'altro: "Andate, facciamo mattoni e bruciamoli per bene". E avevano mattoni per la pietra, e la melma per la malta. E dissero: "Andate, costruiamoci una città e una torre, la cui cima possa raggiungere il cielo; e facciamoci un nome, per non essere dispersi sulla faccia di tutta la terra”. Gli uomini sfidano Dio, progettando una torre in grado di arrivare al cielo. Per farlo, però accantonano le pietre, per utilizzare mattoni; così il progetto è destinato inevitabilmente a fallire. Il parallelismo con le torri del nostro millennio va da sé, il peccato di hybris è lo stesso. I personaggi di questa strampalata storia sanno perfettamente che la troppa auto compiacenza li porterà alla rovina. Così si apre la storia raccontata nel nuovo romanzo di Alessandro Barbero, Brick for Stone, immaginata più di venti anni fa, nei giorni successivi all’attacco delle Torri Gemelle, e pubblicata, dopo una lunghissima gestazione, a maggio 2023 per l’editore Sellerio. Scrivere un libro sull’attacco appena dopo l’attacco può risultare banale, ma questa non è una storia fedele a ciò che è successo. Totalmente immaginaria e fantasiosa, è trainata da un manipolo di personaggi curiosi alla Tarantino. C’è il protagonista, Harvey Sonnenfeld, agente della CIA. È un reietto che cova in sé l’intuizione che succederà qualcosa. Tanti dei personaggi del libro sentono che sta per accadere qualcosa, hanno un presentimento. In questo caso, Harvey sa che ci sarà un attentato e vuole essere preparato. Così ingaggia questo gruppo assurdo di persone, alla Suicide Squad: Bobby Fischer – personaggio realmente esistito – campione di scacchi, ebreo antisemita, americano che odia gli americani, paranoico; l'immigrato russo Kozlov, ingegnere ubriacone, esperto di ogni tipo di attentato; il professor Koselleck, massimo studioso di offese e scritte oscene. Nota importante: il linguista è ispirato al vero professor Aman; la rivista, anch’essa vera, su cui scrive si chiama Maledicta e raccoglie insulti e parolacce di ogni lingua a noi conosciuta. Accanto alla Suicide Squad si muovono altri due gruppi: il primo si agisce nell’ombra, crede di essere nel 1421, ed ha un piano decisamente ben elaborato e il secondo è una gang di graffitari del Bronx, alla ricerca di rivalsa.
Come dicevamo, questo non è un saggio storico su quello che è realmente avvenuto a settembre 2001 ma pura invenzione. E se la narrativa non è lo specchio della vita ma un modo per reinventarla, capiamo perché Barbero ci rifili una serie di episodi improbabili e rocamboleschi, muovendosi fra le strade del Bronx e nei sotterranei della metropolitana, e allo stesso tempo arrabattandosi fra una miriade di scene hard perché “il sesso fa parte delle cose interessanti della vita”. Una delle idee di fondo è quella del complotto, tanto in voga fra gli americani di ieri e soprattutto di oggi, che dovrebbe essere pura fantasia e invece spesso è la realtà di interi gruppi e sottogruppi – in questo caso – americani. Non sapendo un granché di gran parte delle cose del mondo, l’illusione del complotto prende piede a mo di profezia, tentando di mettere un punto fermo all’assoluto caos. Anche in Brick for Stone è il desiderio del complotto a produrre le sue conseguenze, mentre la realtà, della quale siamo spettatori passivi, di certo non padroni come crediamo di essere, prende pieghe del tutto inaspettate. Ma quindi, tirando le somme, stiamo parlando di un capolavoro? No, ma è un perfetto punto di partenza per un potenziale film. Chissà. Restiamo comunque dell’idea che le sue lezioni di storia rimangono le cose più belle a cui possiamo assistere.