image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
    • Cronaca Nera
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • Sport
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Calcio
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
    • Cronaca Nera
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • Sport
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Topic
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

Il Travaglio quotidiano del Fatto

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

4 agosto 2021

Il Travaglio quotidiano del Fatto
Il giornale fondato nel 2009 da Antonio Padellaro, nato dichiaratamente per essere di opposizione (nei confronti di Berlusconi, ma pure del Pd) e fiero della propria indipendenza anche economica, negli ultimi tempi sotto la direzione di Marco Travaglio sembra essersi perso e impantanato. Prima ha smarrito la propria autonomia in termini di linea editoriale sposando la causa del Movimento 5 Stelle, poi è diventato filogovernativo quando i grillini sono andati al potere e da allora ha continuato a essere acriticamente (e misteriosamente) una sorta di fanzine di Giuseppe Conte, preferito addirittura allo stesso Beppe Grillo: così ogni legittima e opportuna critica all’ammucchiata capitanata da Mario Draghi, dalla quale peraltro trasuda un livore senza precedenti, difetta di credibilità

di Matteo Cassol Matteo Cassol

C’era un tempo in cui il Fatto era (o poteva essere) tra i primi quotidiani da leggere quando si trattava di cronaca politica. Era un giornale di mastini, sicuramente un po’ (tanto) faziosi soprattutto quando si parlava di Berlusconi (cioè quasi sempre: quanto manca e a quanti, Berlusconi), giusto un pelino manettari, ma efficaci nella pars destruens contro il potere e con parvenza (e rivendicazione) di indipendenza pressoché assoluta. Una rarità, se non un unicum, nel panorama della stampa italiana. Una rarità che ora sembra essere venuta meno, come tende a venir meno la voglia di leggere i pezzi di contenuto anche solo in parte politico del giornale diretto da Marco Travaglio (mentre su altri argomenti c’è poco da obiettare e a riprova di ciò anche a MOW capita di riprendere alcuni di quei pezzi).

Cos’è successo? È successo che nelle sue pagine iniziali il Fatto è diventato o comunque non ha fatto nulla per non dare l’impressione di essere diventato prima un “house organ” del Movimento 5 Stelle (con l’inatteso arrivo al Governo dei grillini che ha costretto per la prima volta Travaglio a venir meno al ruolo di efficace oppositore) e poi, ancor più inspiegabilmente, una sorta di fanzine di Giuseppe Conte: una linea editoriale che stando ai retroscena non ha necessariamente incontrato il gradimento di almeno una parte della redazione.

È vero che anche altri giornali erano smaccatamente e sciaguratamente contiani quando Conte contava qualcosa, ma, avendo come principale e forse unica ragione di vita quella di accarezzare e blandire il potente di turno, nel giro di qualche ora avevano giubilato il sedicente avvocato del popolo (come avevano “dimenticato” delle amorevoli attenzioni riservate a Renzi e a tutti quelli prima di lui) per infatuarsi perdutamente a prima vista del presunto salvatore della patria Mario Draghi.

Sotto questo aspetto, il Fatto è stato coerente, è rimasto (sempre troppo) contiano, ma la coerenza non cura il peccato originale: da giornale indipendente, contiano non lo sarebbe mai dovuto diventare, tanto più perché stiamo parlando di essere fan di Giu-sep-pe Con-te. Non di Antonio, che già ha i suoi limiti, ma di Giuseppe. Uno che secondo Beppe Grillo, quello che ciononostante (o forse proprio per tale ragione?) lo ha fatto diventare presidente del Consiglio, “non ha né visione politica né capacità manageriali”. Uno che uno come Travaglio potrebbe (e dovrebbe) fare giornalisticamente a pezzi usando anche solo un mignolo.

Dopo la cacciata da Palazzo Chigi del personaggio costantemente “assistito” da Rocco Casalino, il Fatto ha assunto una linea percepita come da vedova non solo a lutto, ma pure livorosa. Una linea a causa della quale agli occhi di un lettore neutrale si è persa ogni residua percezione di obiettività. Una volta rimasti con Draghi, i ministri e gli alleati che quando c’era Conte andavano bene per il Fatto sono improvvisamente diventate delle ciofeche, quando non dei criminali (o non è vero, o andava detto prima).

E il palese tifo per Conte scredita anche la meritoria azione di vigilanza giornalistica nei confronti dell’ammucchiata governativa draghiana, quel giornalismo “contro” (o meglio, quel giornalismo e basta, che in quanto tale dovrebbe fare le pulci al potere e vigilare sulla democrazia: si perdoni l’uso di questi paroloni) che mai come oggi sarebbe necessario, essendo latitante da parte di quasi tutte le altre testate. Ma da ogni articolo a contenuto politico del Fatto traspare una maschera filocontiana che mette a repentaglio la credibilità di ogni intervento. Come quello di Travaglio contro Draghi: “Non capisce un cazzo, né di giustizia, né di vaccini, né di sociale”, ha detto. Ok, ma Conte, quello che in cinque secondi sbaglia due congiuntivi, ne capiva o ne capisce?

Professore ordinario nelle Università italiane, già Presidente del Consiglio dei Ministri.
pic.twitter.com/GyTTYmuibS

— Rocco Todero (@RoccoTodero) July 18, 2021

E Di Maio, che è al governo con Draghi, ne capisce? Quando indossi la divisa di una delle due squadre, tra l’altro di quella più scarsa, poi non sei più credibile come arbitro.

Sarebbe ora che Travaglio bruciasse la bandiera del contismo e tornasse a fare giornalismo. Velenoso, aggressivo, quello che gli pare. Ma giornalismo. Non fanzine. Dal giornale di fede contiana al telegiornale di Emilio Fede il passo è breve. Ed è un passo che pare sia già stato fatto dal Fatto. Ma almeno Emilio Fede faceva ridere, mentre scelte come quella recente del fotomontaggio in cui Conte prende a pugni Draghi e la Cartabia più che altro paiono ridicole. E tra Berlusconi e Conte c’è un abisso direttamente proporzionale ai milioni di euro posseduti dall’uno e dall’altro.

20210804 001801026 3529
Un fotomontaggio comparso sul Fatto

Fatto, torna quotidiano, tutto è perdonato. Anche la Lucarelli. Anche lo Scanzi. No, dai, non esageriamo.

More

“Draghi è un figlio di papà che non capisce un ca**o, né di giustizia, né di sociale, né di sanità”: tutti contro Travaglio, ma nessuno risponde nel merito

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Fatto e misfatto

“Draghi è un figlio di papà che non capisce un ca**o, né di giustizia, né di sociale, né di sanità”: tutti contro Travaglio, ma nessuno risponde nel merito

Il Travaglio di Speranza: Chiellini in tackle sul ministro che non voleva il pullman scoperto. Neanche il tempo di esultare che è già partito il terrorismo sul Covid. Vedi Fatto

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Festa azzurra, allarme rosso

Il Travaglio di Speranza: Chiellini in tackle sul ministro che non voleva il pullman scoperto. Neanche il tempo di esultare che è già partito il terrorismo sul Covid. Vedi Fatto

Green Pass e vaccinati: ma le affermazioni di Draghi hanno un fondamento scientifico o sono populismo al contrario?

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Fact-checking

Green Pass e vaccinati: ma le affermazioni di Draghi hanno un fondamento scientifico o sono populismo al contrario?

Tag

  • Beppe Grillo
  • giornalismo
  • Giuseppe Conte
  • Governo Draghi
  • Marco Travaglio
  • Silvio Berlusconi

Top Stories

  • Ma davvero la Rai sta per perdere il Festival di Sanremo (e viceversa)? Ecco cosa sta succedendo tra tv pubblica, Comune, tribunali e Fimi (Federazione Musicale)

    di Irene Natali

    Ma davvero la Rai sta per perdere il Festival di Sanremo (e viceversa)? Ecco cosa sta succedendo tra tv pubblica, Comune, tribunali e Fimi (Federazione Musicale)
  • Siamo stati al concerto degli Afterhours, ma com'è andata? La verità è che Manuel Agnelli può scatarrare ancora su qualsiasi cosa voglia, soprattutto sulla musica di m*rda

    di Irene Natali

    Siamo stati al concerto degli Afterhours, ma com'è andata? La verità è che Manuel Agnelli può scatarrare ancora su qualsiasi cosa voglia, soprattutto sulla musica di m*rda
  • Basta Temptation Island: guardatevi “In & Out”, che nessuno ha cag*ato finora. Perché? È la prova che siamo un Paese nostalgico che non vuole andare avanti

    di Ilaria Ferretti

    Basta Temptation Island: guardatevi “In & Out”, che nessuno ha cag*ato finora. Perché? È la prova che siamo un Paese nostalgico che non vuole andare avanti
  • Abbiamo letto “L’anniversario” di Andrea Bajani (Feltrinelli): ma com’è? Un romanzo che ti fa venire voglia di distruggere il Premio Strega e rifondarlo. Ma davvero sono questi i libri che vogliamo premiare?

    di Flaminia Colella

    Abbiamo letto “L’anniversario” di Andrea Bajani (Feltrinelli): ma com’è? Un romanzo che ti fa venire voglia di distruggere il Premio Strega e rifondarlo. Ma davvero sono questi i libri che vogliamo premiare?
  • Temptation Island, com'è finito il reality di Canale 5? Tra Simone e Alessio, una Sonia incinta, l'altra in un falò che non finisce mai, mentre Denise, Sarah e Maria Concetta... Ecco cosa è successo

    di Irene Natali

    Temptation Island, com'è finito il reality di Canale 5? Tra Simone e Alessio, una Sonia incinta, l'altra in un falò che non finisce mai, mentre Denise, Sarah e Maria Concetta... Ecco cosa è successo
  • BOOM. Mina a 85 anni spacca ancora il cu*o a tutti? Il nuovo album “riciclato” e “genderless”? Trapper e cantanti, prendete nota. E Pelù e Gabbani…

    di Jacopo Tona

    BOOM. Mina a 85 anni spacca ancora il cu*o a tutti? Il nuovo album “riciclato” e “genderless”? Trapper e cantanti, prendete nota. E Pelù e Gabbani…

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

No, Prince con il “nuovo” album non ci parla dalla tomba, ma a noi non resta che ascoltarlo

di Matteo Cassol

No, Prince con il “nuovo” album non ci parla dalla tomba, ma a noi non resta che ascoltarlo
Next Next

No, Prince con il “nuovo” album non ci parla dalla tomba,...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy