Se arrivi in Italia e sei un torturatore trafficante di essere umani ti mettiamo a Disposizione un aereo di Stato e ti riportiamo nel tuo Paese in gloria. Se invece sei un intellettuale ti arrestiamo e ti mandiamo a marcire in galera in Algeria. Questo è il messaggio che ha mandato il nostro governo. Seguitemi.
Questa è una storia che dimostra come in Italia gli affari per il gas e il traffico di esseri umani valgono di più della libertà di opinione. Il protagonista è uno scrittore algerino, Kamel Daoud, invitato alla Milanesiana da Elisabetta Sgarbi, nume tutelare della editoria italiana, fondatrice de La Nave di Teseo, per presentare il suo ultimo libro anti-islamista, Urì, vincitore del premio Goncourt in Francia. Importante come lo Strega. Di più: come il pulitzer.
Il problema? L’Algeria, per questo romanzo, ha emesso un mandato di cattura contro Daoud, che ora rischia da tre a cinque anni. Insomma se Daoud mette piede in Italia rischia arresto ed estradizione. Elisabetta Sgarbi, quindi, ha chiesto al ministro della giustizia Nordio di essere “coperta”. Risposta del governo: su questa cosa non abbiamo nulla da dire. Tradotto: non faremo niente per proteggerlo, meglio che non venga.

Ora vi chiedo: mentre in Francia gli hanno concesso il doppio passaporto per difenderlo, vi sembra normale che non possa venire qui perché rischia di essere arrestato per un reato che in Italia non esiste?
Si vede che avere più gas e meno immigrati è più importante dei valori di una democrazia. Si vede che i 4 miliardi e mezzo di euro di accordi commerciali, il benessere di Eni e di altre società statali e no non valgono quanto la libertà di opinione. E nemmeno quanto la vita di una persona. Eh sì, viene in mente Regeni, la cui morte in Egitto è ancora senza colpevoli.
