Se la democrazia è complicata pensa quando può essere semplice per un establishment poco avvezzo alla complessità sostituire i valori con gli affari, cosa invece semplicissima. Kamel Daoud potrebbe non venire alla Milanesiana, dietro invito della sua editrice Elisabetta Sgarbi, per la presentazione di Urì (La Nave di Teseo, 2025; uscirà il 17 giugno), romanzo vietato nel suo Paese d’origina, l’Algeria, che infatti ha emesso un mandato di arresto contro lo scrittore per “attentato all’unità nazionale”. La sua colpa, in estrema sintesi, è la stessa di un altro scrittore, attualmente in carcere in Algeria e condannato a cinque anni, Boualem Sansal: aver criticato il regime islamico di Abdelmadjid Tebboune.
Parliamo di reati di opinione, che da noi non esistono ma che per via degli accordi commerciali e politici tra Italia e Algeria potrebbero spingere le autorità nazionali ad arrestare lo scrittore. Nessuna garanzia dal governo, nonostante l’appello de La Nave di Teseo e dell’opposizione. Al contrario, interessa pochissimo e per quel poco che finora si sa, comunicato da fonti interne all’Huffington Post, è che il consiglio da Palazzo Chigi è: non venire. Se non vieni il problema non si pone. Vedete quanto è semplice, semplice come gli affari, semplice al contrario della democrazia.
Se non vieni il problema non si pone. L’aziendalismo politico italiano, che non è proprio solo di questo governo ma che questo governo pare rivendicare, si veda anche il caso di Almasri in Libia, punta al gas e lascia dietro la libertà. Dietro a circa 4 miliardi di accordi tra Eni e Sonatrach (firmati nel 2022), più 420 milioni di accordi sull’agricoltura tra Bonifiche Ferraresi e governo algerino (firmati nel 2024). Dietro anche ad accordi culturali e scolastici. Dietro al Piano Mattei, termine ombrello per intendere qualsiasi tentativo dell’Italia di stabilizzare i rapporti con i Paesi del Nord Africa.

Quello che ci perdiamo è evidente, non i soldi, non i profitti, non il progresso materiale. Ma il progresso umano. Spirituale. Anche l’europeismo, sapete perché? Perché, come sosteneva Thomas Mann, dell’Europa conta lo Spirito, conta la missione antitotalitaria, conta, aggiungerei, l’intransigenza verso il terrorismo, che non è solo armato, ma anche umanistico, filosofico, ideologico. Dietro all’Europa ci sono difensori della libertà di espressione non degli accordi commerciali. Anzi, se c’è una cosa su cui tutti i critici di destra e sinistra di questa Unione Europea concordano è che si tratti di un’alleanza basata esclusivamente sugli affari. Dov’è la politica? Talvolta in Francia, qualche volta in Germania, raramente in Italia. E sapete perché? Perché siamo vigliacchi.
La risposta ufficiosa (l’unica riportata dai giornali) del governo è: “Nulla da dire”. Nulla da dire? Due cose, per restare su questioni basilari, da dire: perseguitare uno scrittore è un atteggiamento talebano che l’Europa, e dunque l’Italia, dovrebbe rifiutare in qualsiasi casi. Qualsiasi. Due: in Italia non esiste il reato di opinione ma fingiamo che esista per far contenti gli amici algerini? È questo l’anti-islamismo su cui il centrodestra ha fatto campagna elettorale? È senso critico con l’interruttore? Daoud merita di venire in Italia, di essere letto e di non essere punito per questo. Così come Sansal merita di essere liberato. Ecco cosa diceva Daoud su Sansal qualche mese fa: “Se rinunceremo a lottare un giorno la sua prigione sarà la nostra”. Chi sarà ora a dirlo per Daoud?
