C’è un nome che torna come un’ombra lunga ogni volta che il Vaticano è travolto da uno scandalo: Francesca Immacolata Chaouqui. L’ultima notizia arriva fresca in questo giugno 2025: la procura vaticana ha aperto un nuovo fascicolo a suo carico. Le imputazioni sono pesanti: traffico di influenze, falsa testimonianza e subornazione. E ruotano attorno al processo per lo scandalo immobiliare di Londra, che ha già travolto il cardinale Angelo Becciu, condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi per uso improprio dei fondi della Segreteria di Stato. Secondo l'accusa, Chaouqui avrebbe ricevuto denaro da un’altra testimone per cercare di condizionare monsignor Alberto Perlasca, testimone chiave dell’inchiesta. Ma non solo: avrebbe indotto un altro teste a fornire dichiarazioni false. In pratica, un’operazione in pieno stile intelligence all’interno della Città del Vaticano. Solo che qui non si gioca per il trono di ferro, ma per il trono di Pietro.

Quella di Chaouqui non è una comparsa improvvisa nel teatro delle trame vaticane. Classe 1983, di origini calabro-marocchine, arriva in Vaticano nel 2013 con l’aria della giovane promessa riformatrice: Papa Francesco la nomina membro della Cosea, la commissione speciale per la revisione delle finanze vaticane. È l’unica donna e la più giovane. Ma il sogno della “nuova trasparenza” si trasforma presto in incubo: nel 2015 viene arrestata per aver passato documenti riservati a due giornalisti italiani. È l’inizio di Vatileaks 2. La sentenza del 2016 la condanna a dieci mesi con pena sospesa. L’ambiente della Curia la scarica, lei si reinventa. Nel frattempo, però, c’è già il seme del personaggio pubblico. Twitter incendiario, cene tra champagne e paramenti sacri durante la canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, e una gestione della propria immagine che alterna ruoli da martire a pose da stratega. Il Vaticano chiude Cosea e prende le distanze. Ma Chaouqui, come certe figure uscite da “House of Cards”, non sparisce: cambia campo di battaglia. Riemerge anni dopo sul caso Emanuela Orlandi. In una puntata del "Pulp Podcast" condotto da Fedez, Chaouqui ha negato il coinvolgimento del Vaticano nella scomparsa, affermando che "il Vaticano non sa cosa sia accaduto a Emanuela Orlandi" . Tuttavia, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, l'ha accusata di aver cambiato versione rispetto a quanto detto in precedenza .

Il podcast con Fedez, però, è più di un’intervista: è il segnale di un cambio di pelle definitivo. Chaouqui oggi è a capo di una sua agenzia di comunicazione, View Point Strategy. E Fedez, dopo la rottura con Chiara Ferragni e la tempesta mediatica, si fa vedere proprio lì. Che cosa si siano detti non è dato sapere. Ma la direzione è chiara: Francesca Immacolata Chaouqui non è più solo una figura scomoda della Santa Sede, è diventata un’arma strategica, una professionista della comunicazione che si muove tra potere, scandalo e storytelling. Un altro capitolo curioso nella sua parabola è la collaborazione con Morgan, al secolo Marco Castoldi. I due si sono conosciuti tramite Vittorio Sgarbi e hanno fondato insieme la società Morgandoc nel 2023. Morgan è l’unico azionista, mentre Chaouqui è amministratore unico. L’obiettivo era rilanciare l’immagine e le attività artistiche del cantante, ma l’operazione non sembra essere mai decollata. Il business è rimasto a zero, e la società è a rischio chiusura. Ma quindi, chi è Francesca Immacolata Chaouqui? Una lobbista, una consulente, una spin doctor, una whistleblower (anche tradotto in "gola profonda" o informatrice)? Ma forse anche qualcosa di più. È il cortocircuito vivente tra sacro e profano, tra segretezza vaticana e show business tutto italiano. Ha bruciato ponti, ma ha imparato a costruirne di nuovi dove meno te li aspetti. Dove passa lascia tensione, domande, sospetti. E forse è proprio questa la sua vera specializzazione: creare narrazioni ambigue, in bilico tra verità e potere. Chi la odia la considera pericolosa. Chi la assolda, sa che può far saltare il banco. E forse è proprio questo, oggi, il suo ruolo: non portare trasparenza, ma portare il caos quando è necessario. Ordinato, strategico, mediatizzato. E, probabilmente, molto redditizio.
