C’è un passaggio nella perizia dei Ris che, se non lo leggi, non ci credi. Eppure è lì, nero su bianco, dal 2007. Mai davvero discusso, mai davvero indagato. Come riportato dal settimanale Giallo diretto da Albina Perri.“Durante i sopralluoghi effettuati in casa Poggi in data 16, 17 e 20 agosto 2007, mediante la tecnica del luminol sul pavimento del soggiorno, con direzione verso il corridoio, e sul pavimento dello stesso corridoio, sono state evidenziate numerose tracce per deposizione ematica”. Tracce regolari, ben visibili anche a occhio nudo, con una forma che i Ris definiscono “simile alla lettera greca X”, ma che, osservandole meglio, sembrano “un’onda con in mezzo un ricciolo”. Strane. Troppe. E tutte concentrate proprio davanti al divano, dove Chiara ricevette i primi colpi. Ecco il problema: “non sembrano riconducibili né a suole di scarpa, né a depositi causati dalla cassa mortuaria”. Cioè, tradotto, non si sa che cosa le abbia prodotte. I Ris avanzano l’ipotesi di un oggetto passato sopra il sangue fresco. Ma “l’unico sangue fresco, al momento dell’arrivo dei soccorsi, era quello sulle scale della cantina”, già in parte secco. In altre parole, qualcosa o qualcuno ha lasciato impronte impossibili da spiegare. E il dettaglio più assurdo è che la questione si è chiusa lì: nessun approfondimento, nessun ritorno su quelle forme a X. Semplicemente dimenticate. Anche se erano proprio al centro della scena del crimine.


Ma non è l’unico punto oscuro di Garlasco che, oggi, la Procura di Pavia cerca di riaprire. Ci sono altre due impronte. Una è sulla coscia di Chiara. Secondo l’autopsia del dottor Marco Ballardini, si tratta “dell’impronta di una scarpa, la punta o il tacco”. Chiara ha ricevuto un calcio così forte da lasciarne il segno, forse per essere spinta ancora più giù nella scala. L’altra è l’impronta n. 33: “sulla seconda parete destra della scala dove è stato rinvenuto il corpo della vittima”. È stata attribuita al palmo destro di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e ora indagato per concorso in omicidio. L’impronta non è databile, certo, ma la domanda resta: perché un ragazzo di 19 anni avrebbe dovuto appoggiarsi con la mano al muro, proprio lì, per scendere le scale? Forse per tirare quel calcio? Lui ha sempre detto di essere stato in quella casa, ma quella traccia sul muro sembra dire anche qualcosa di più. Così come le famose impronte “a pallini”, disseminate ovunque: a che scarpa corrispondono davvero? Nel 2007, Alberto Stasi consegnò tutte le sue scarpe, nel frangente in cui l’impronta della scarpa aveva fatto ipotizzare un numero dal 41 al 44. Andrea Sempio dichiara di portare il 44. Ma le impronte sono davvero di una Frau n. 42, come si è sempre detto? Il nuovo procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, ha deciso di ricominciare da capo. Le stesse domande di allora, oggi, suonano ancora più forti. Ma a distanza di quasi diciotto anni, resta il dubbio più inquietante: quelle impronte a forma di onda, cosa sono davvero?

