Due ore e mezza di podcast che sembrano cinque minuti. È così che Chicoria, rapper romano e voce autentica della strada, riassume l’effetto dell’ultima puntata di Pulp, il format crudo e senza filtro di Fedez e Marra. Ospite d’eccezione, Antonio “Nino” Mancini: ex Banda della Magliana, oggi collaboratore di giustizia, ieri Accattone con la pistola, oggi accompagnatore per disabili a Jesi. Un uomo che ha visto l’inferno di Roma da dentro e che adesso, senza paura, lo racconta. Con la voce ruvida e l’ironia tossica di chi ha troppo da dire e niente da perdere, Mancini ha messo sul tavolo un pezzo di Storia nera d’Italia: da De Pedis alla tomba a San’Apollinare, dai soldi spariti dallo IOR, all’ombra lunga sulla morte di Pasolini, fino a lei, la ragazza simbolo di tutti i silenzi: Emanuela Orlandi. Il momento che ha fatto saltare la sedia? Quando si parla di Wojtyla. “E che il biografo dice pure che se scopava i ragazzini? Ma su, mancava la cocaina ed era Papa Belushi”, dice Nino, con una risata che sa più di rabbia che di sarcasmo. Una battuta che brucia come benzina sul fuoco e che Chicoria, nel suo commento, prende molto sul serio.


Il rapper entra a gamba tesa: “Secondo me la ricostruzione che ha dato Nino riguardante la morte di Pasolini è la più veritiera e attendibile che ci possa essere.” Ma il vero colpo di scena lo regala poco dopo, quando tira in ballo il fratello Pietro Orlandi: “Io, caro signor Pietro, le ho scritto un anno e mezzo fa su Instagram dicendole le stesse cose che ha detto Nino su Papa Wojtyla. Mio padre ha fatto il gelataio per dieci anni al caffè San Pietro, il primo su via della Conciliazione. Usciva presto la mattina, e raccontava a mia madre che il Papa usciva di notte. Quindi no, lei non si è inventato niente.” Una testimonianza che trasforma una voce di corridoio in una memoria condivisa, quella dei “piccoli” che guardavano il potere con la faccia premuta contro la vetrina, ma vedevano tutto. Mancini e Chicoria, due facce diversissime della stessa Roma: una città che non dimentica, e che forse non perdona. Tra “ammorbidenti” alla Neroni e il sangue che non si lava mai via, Pulp stavolta affonda la lama dove fa più male: dentro i misteri del Vaticano, della politica e della cultura italiana. Ma soprattutto, dentro le memorie negate di chi – come Chicoria – sa, ha sentito, ha vissuto. E adesso parla.

