Il crime non passa mai. Nei giorni in cui si parla soltanto di Garlasco, Andrea Sempio e Alberto Stasi, Fedez tira fuori un altro caso nazionalpopolare, quello di Perugia. Raffaele Sollecito è stato ospite di Fedez e Mr. Marra nella puntata 25 di Pulp Podcast. Insieme all'avvocata Francesca Florio, ha ripercorso il caso Meredith Kercher, uno dei più controversi della cronaca nera italiana, che lo vide coinvolto insieme ad Amanda Knox. Durante l'intervista, Sollecito ha raccontato la sua esperienza: da colpevole a innocente, anche se il ruolo del mostro è difficile da togliersi di dosso. A partire dall’inizio: “Non mi aspettavo nessun tipo di accusa, avevo la coscienza totalmente pulita. Conoscevo Amanda da due o tre settimane, e ancora non ci credevo che la sua amica fosse morta.” Di lì, il baratro, fatto di errori giudiziari, perizie scientifiche effettuate con sufficienza e pressione mediatica.“È stato pure pubblicizzato il fatto che siamo andati in una merceria a comprare dell'intimo che le serviva. Di fatto, la scena del crimine ti dice che c'è una violenza sessuale. Ci sono anche tracce di sperma sul cuscino che non sono mai state analizzate”. Ma perché, si domanda Fedez, che è Mister Delicatezza: “se c'è della sbor*a sul cuscino, perché nessuno l'ha mai analizzata? Perché queste persone non hanno fatto il loro lavoro?” La spiegazione di Sollecito: “Dicevano che era vecchia”. La risposta di Fedez: “Cioè, si è messo lì uno ad assaggiare e a dire: ah, no, è vecchia?”. Tutto ok, se non fosse che stiamo parlando di un delitto orripilante. Raffaele Sollecito riporta alla serietà: “Se la avessero analizzata, e se fosse uscito che era di Guedè, il caso si sarebbe chiuso subito.”

Secondo l'accusa, ricorda Sollecito, Guedè non era intervenuto per violentare Meredith: “Secondo loro, il protagonista omicidiario era Amanda Knox, io e Guedè eravamo di supporto. Un errore del magistrato è stato quello di accettare la richiesta di Guedè di avere il rito abbreviato, perché io e Amanda volevamo dibattere le prove”. Poi la Knox ha tirato in mezzo Patrick Lumumba, “perché era stata messa sotto torchio dagli investigatori, tra le quali c'era una poliziotta che si definiva una medium, la quale ha convinto Amanda ad ammettere il fatto che avesse rimosso dei ricordi”. E l'interrogatorio di Sollecito non era andato molto meglio: “Poco prima avevo fumato un po' di erba”, motivo per cui faceva realmente fatica a ricordare cosa avesse fatto la sera prima, anche perché erano stati sentiti autonomamente, senza l'avvocato a supporto. “Poi c'è stata anche la cattiva sorte, perché quel giorno indossavo delle Nike Air Force, la cui suola coincideva con quella che aveva pestato il sangue. Ma non hanno nemmeno avuto l'accortezza di guardare se il numero corrispondesse”. E la serie di errori nelle perizie scientifiche?

Come spiega Sollecito, “nel 2007 la polizia non doveva attenersi ai protocolli internazionali in materia scientifica”. Comunque, dopo 4 anni di carcere, Sollecito viene assolto, e il giorno della sua assoluzione ci furono “proteste degli hooligan del Perugia, e tutta la Squadra Mobile in alta uniforme in segno di dissenso. Amanda era felice, ma io avevo paura di affrontare un mondo che ormai non conoscevo più. Un aneddoto: una sera in corso Como a Milano mi sono avvicinato a una ragazza e le ho detto ciao. Lei è scoppiata a piangere, e con i suoi amici stava per finire in rissa. Io mi sono allontanato, ma sono episodi che fanno male”. E il circo mediatico, lo si vede con Garlasco, non aiuta. Sollecito racconta che in carcere si era messo a scrivere un diario, e che il giorno dopo una perquisizione in cella il suo diario era finito su tutti i giornali. Ma non è l'unica umiliazione: “in quei giorni mi avevano messo davanti a 20 uomini della Squadra Mobile, e mi avevano tagliato dei peli pubici dicendomi che dovevano analizzarli. Poi ho scoperto che non era vero, perché il pelo senza il bulbo non serve a niente”. Ai fatti, un caso di ingiusta detenzione a cui, beffardamente, è stato negato anche il risarcimento. Oggi sono in molti a pensare che finirà così anche con Alberto Stasi, ma la storia di Sollecito insegna una cosa ben precisa: diffidare della caciara, in ogni senso.
