Tutto quello che segue, a proposito di Amanda Knox, o Foxy Knoxy, o ancora meglio Kinky Knoxy, come ci sembra più esatto, non ha nulla a che vedere con la verità processuale, ma solo con l’allure, l’atmosfera, le nuances, che, volente o nolente, malgrado o di buon grado, circondano la figura dell’americana, prima condannata, poi assolta, per l’omicidio di Meredith Kercher, e adesso condannata a tre anni (pena già scontata) per calunnia ai danni di Patrick Lumumba, in un processo torbido di sesso, reggiseni, sangue e lame e forse bdsm e tutto quello che “kinky” viene definito, con le sue immagini che rimandano a segrete in pietra umide e bdsm “rape”.
Adesso, che in una tragedia entri il sesso e la morbosità non è colpa nostra. Che si subisca il fascino dei killer (in questo caso presunti tali e poi assolti, per carità) è cronaca comune della malattia mentale in cui versa parte del genere umano con le pulsioni impazzite. Qui c’è, sembra, qualcosa di più, che è al contempo più fantasioso e molto nerd: quella “faccia d’angelo” che – per un momento, sia chiaro, ma che nella fantasia è diventato eterno – nascondeva, forse, abilità orgiastiche e demoniache capaci di sedurre nerdoni appassionati di noise, post-math-rock, dove le corde delle chitarre venivano stridulate come clitoridi (grandi Einsturzende Neubauten, che diedero uno stop al suono sadomaso con “Silence is sexy”).
C’è chi – come Mastru Brunu, che si firma con lo pseudonimo di Bruno Giurato – ci vede un minimalismo della morte alla classica maniera dell’Eros e Thanatos, semplice desiderio di morte, un po’ minimalista come l’asfissia erotica. Io, che essendo siciliano sono più barocco, ci vedo più un Eros & Dungeons & Dragons, con le vergini che si danno in pasto ai draghi (nessun riferimento – almeno credo – alle parole, famose, di Veronica Lario, moglie offesa). Mi sembra sbucare da quella fantasia di sesso represso che ha dato vita alle infermiere sexy di “Silent Hill”, videogioco horror del quale è appena uscita una nuova release e gia gli utenti (sega**li) si lamentano che le scollature delle infermiere cattivone siano state censurate.
Perché questo ha Kinky Knoxy che la rende un’icona torbida, lo sguardo virginale, il sesso sfrenato da Erasmus. Probabilmente è un’immagine tutta italiana, da nerd certo, da nerd di un paese cattolico dove, fino a qualche tempo fa (oramai è un futtisterio totale alla onlyfans), c’era la morale cattolica e le studentesse italico-caste mentre le straniere, oh le straniere, e arrivavano ricordi di vitelloni e riviera romagnola e scandinave a Taormina.
Amanda Konx ha incarnato questo archetipo della straniera bionda, dagli occhi chiari, pronta a gettarsi in rapporti forse multipli, con italiani, altre straniere, uomini di colore. Dai: è l’incarnazione del perfetto filmino p**no per studentelli.
Ora non è più bionda, fa, tipo, la giornalista. Nelle patrie americhe è simbolo d’orgolio statunitense e del potere di salvare i propri cittadini dalle ingiustizie giuridiche di paesi alleati. Dai reggiseni e coltelli (i coltelli sono meglio dei gancetti, per gli sfigati che non sanno farli saltare con un semplice schiocco delle dita – e anche, per inciso, per chi ha problemi penetrativi) alle “opinioni”, al “giornalismo”, alla “scrittura”. Va tutto benissimo. Ma il “fascino” della Knox, almeno qui in Italia (maddai, anche in America, che è patria del voyeurismo da cronaca nera), è un fascino Kinky, altro che Foxy Knoxy, è Kinky Knoxy la sua essenza.
Anzi, a volerla dire tutta, data la situazione dalla quale viene fuori (come dagli inferi) questo personaggio (anche suo malgrado, per carità) sarebbe più esatto soprannominarla Snuffy-Kinky-Knoxy. Degli snuff movie parlava già Bret Easton Ellis in “Meno di zero”, ed era il 1985. La figura “pubblica” di Amanda Konx sembra saltare fuori dalle pagine di quel romanzo adolescenziale, dove il kinky serviva a smuovere emozioni sopite da un nichilismo e da un dolore devastante. Solo per dire che Kinky Foxy, probabilmente, è un archetipo sia per l’italiano nerd, ma anche per l’americano sfondato dal Nulla.
Così restano le sue odierne foto su Instagram, con pubblicazioni per bambini in mano, i vestitini stampati a fiori giusto sopra il ginocchio, gli orecchini a margheritona, la camicia di cotonaccio chiusa fino al collo, e il viso senza un filo di trucco, come si dice, acqua e sapone, mentre, come per contrasto, si accentua ancora di più il lato oscuro di Snuffy-Kinky-Foxy, lei volente o nolente, sia chiaro.