Altro che errore di comunicazione in stile Chiara Ferragni. Questa è una di quelle storie che quando la si ascolta si pensa “a me non capiterà mai”. E invece no, perché a tutti nella vita può capitare di incappare in situazioni simili. Dress Code Magazine sulla carta è una rivista di moda che conta quasi 70 mila follower su Instagram e, proprio per non dare nell’occhio, con i commenti disattivati sotto tutti i post. Già questo puzza un pò di bruciato. Tanto che l’account non appare visibile sulla piattaforma social a chi ha scelto di mettersi contro di loro denunciandoli, visto che bloccano prontamente chiunque. Ma facciamo un passo indietro, perché di Dress Code Magazine per il momento sappiamo tutto quello che non è: una storia perfetta per Striscia la notizia, ma stavolta noi di MOW siamo arrivati prima. Il mondo corre sempre più veloce, divorato da social, like e apparenze, e quindi anche il modo di truffare si sta evolvendo.
Detto fatto. Dress Code Magazine, secondo numerosi professionisti che l'hanno querelato, sarebbe un finto giornale che proponeva servizi a pagamento ai privati, vantandosi di essere acquistabile in edicola e addirittura presente sui treni Frecciarossa. Com’è andata a finire? Spoiler: chi ha pagato sostiene di non aver avuto nessun tipo di riscontro. Tante le persone che sarebbero state prese in giro, attirate in un primo momento dai loro eventi, interviste, cene e shooting in location esclusive, salvo poi vederli tagliare la corda dimenticandosi di pagare il conto. La fantomatica rivista cartacea in realtà non esisterebbe, infatti nessuno è mai riuscito a trovarla in edicola, nonostante le foto scattate solo per lasciarlo credere allo sfortunato di turno a suon di fotomontaggi e per cercare di attirare sponsor e sostenitori finanziari. E no, non ci risulta nemmeno che sia registrata all’albo giornalistico. Ma chi si cela dietro a questo magazine? Un duo che, a quanto pare, si farebbe passare per fratello e sorella, composto da A.G e G.B che sarebbe riuscito a raggirare tutta una serie di professionisti del settore della moda, e non solo, presentandosi come editori e organizzatori di eventi chic.
Le modalità di volta in volta cambiavano forma, ma il modus operandi era sempre lo stesso. E soprattutto il finale. Servizi a pagamento, che fossero in ambito fotografico o anche per delle interviste o delle sfilate in luoghi di alto livello. Tanti i collaboratori, come i fashion blogger, che ingaggiati dai due "editori" hanno lavorato gratuitamente per mesi, o che sarebbero stati addirittura pagati con falsi bonifici. Era tutto un enorme e gigantesco “puff”, visto che ogni cosa promessa ancora non ha trovato riscontri? Come le irreperibili copie cartacee della rivista, chieste fino allo sfinimento, su cui le persone si aspettavano la pubblicazione di scatti e interviste. Ma niente. A fare da gancio per potenziali clienti il loro presskit (che abbiamo visionato), dove spiegano cos’è e di cosa si occupa il magazine: “Crediamo nell’essere unici, per questo siamo sempre alla ricerca di chi spicca sul mercato o tra la folla. Dress Code è una fresca ventata di fashion, rappresenta la rinascita”. Sì, di certo del loro conto in banca. Anche la modestia in questa presentazione non viene di certo meno: “Siamo distribuiti con 25mila copie circa, nei circoli di golf e negli hotel a 5 stelle”. Del resto i bed and breakfast sono troppo proletari e se bisogna millantare meglio puntare in alto. E, immancabile all’ultima pagina, la lista con i prezzi delle prestazioni. L’unica cosa che in realtà conta davvero.
A giudicare da quello che si legge nelle denunce presentate da numerisi professionisti (che abbiamo consultato) sembra una sorta di "prova a prendermi", ma la corsa presto o tardi rischia di finire. E anche la loro sembra ormai alle battute finali. Come mai? Perché l’unione fa la forza non solo nei film a lieto fine. Tante delle persone che si dichiarano truffate hanno deciso di unirsi in un gruppo WhatsApp e querelare, per far emergere tutta la vicenda. E ora i due "editori" non fanno più collezione di bonifici ma di denunce ed esposti per truffa, violazione dei diritti d’autore, false generalità e tanto altro ancora. La lista, vi assicuriamo, è lunga. E sì, si aggiunge anche la questione della falsa generalità, perché insieme a Dress Code Magazine non ci risulta pervenuto nemmeno A.G, direttore generale di una testata inesistente, il cui vero nome sarebbe M.G, che trascorreva il suo tempo a raccontare di una vita da mille e una notte. Una circostanza che è stata appurata tramite la verifica del codice fiscale presente sull’estratto Cerved a lui intestato. Sul press kit viene presentata anche la direttrice responsabile, la giornalista I.G, che su Instagram promuoveva l’attività del magazine per portarlo al successo. Abbiamo contattato A.C, l'avvocato che sta seguendo il gruppo di persone che ha deciso di denunciare i due "editori": "Sto procedendo ed agendo a tutela dei miei assistiti per la restituzione di quanto dovuto". Come evolverà il tutto ancora non lo sappiamo, ma Striscia la notizia si è già messa sulle loro tracce. Stavolta, però, noi di MOW li abbiamo anticipati e continueremo a raccontarvi i dettagli di quella che appare come una truffa ai tempi dei social con le testimonianze delle persone direttamente coinvolte. Stay tuned.