Si chiamava Giada Zanola, aveva trentatré anni, un figlio di appena tre anni, un compagno trentanovenne, e il suo corpo, senza vita, è stato trovato all’alba del 29 maggio lungo l’autostrada A4; e più precisamente all'altezza del cavalcavia di Vigonza, in provincia di Padova. Ed è proprio da quel ponte che, nella notte, la donna è caduta, facendo un volo di circa una quindicina di metri, prima di essere travolta da un camion in transito sulla carreggiata. Una tragedia su cui gli inquirenti pensavano di aver trovato immediatamente la soluzione: suicidio. Poi, però, i primi dubbi, sorti durante certe dichiarazioni del fidanzato della vittima, Andrea Favero; adesso in stato di fermo per omicidio volontario aggravato. Insomma, ma Giada si è lanciata volontariamente dal cavalcavia, o piuttosto è stata lanciata giù? Adesso le indagini, che attendono il resoconto dell’autopsia sul corpo della giovane, questa fissata per la mattina del 31 giugno (data in cui è previsto anche l’interrogatorio di garanzia per il compagno), volgono verso la seconda ipotesi, e l’uomo potrebbe esseri incastrato con le proprie mani; anzi, con le proprie parole. Un altro (l’ennesimo) femminicidio in Veneto?
Infatti, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, Favero avrebbe fatto “alcune ammissioni al pubblico ministero” che, quindi, hanno portato a un immediato cambio di rotta nelle indagini. Inoltre, si legge sempre nell’articolo a firma di Matilde Bicciato e Pierfrancesco Carcassi, “la coppia [...] era da tempo in crisi. L’omicidio, secondo le indagini della polstrada di Padova e di Venezia e dalla squadra mobile di Padova - rivela il Corriere -, è avvenuto al culmine di una lite che i due hanno avuto mentre si trovavano sul ponte sopra l’autostrada, a Vigonza, poco distante dalla loro abitazione. Qui Andrea Favero avrebbe fatto precipitare la compagna sulla carreggiata dell’A4. Alcune automobili sono riuscite ad evitare il corpo, poi la donna è stata travolta e uccisa da un camion”. Solamente in seguito alla prima tesi del suicidio, si legge ancora, “polstrada e squadra mobile, assieme alla polizia scientifica, hanno riscontrato elementi che potevano ricondurre la morte ad un’ipotesi di omicidio. In particolare - scrivono Bicciato e Carcassi -, quando gli inquirenti hanno iniziato scavare nei rapporti interni alla coppia, è emerso come negli ultimi tempi la relazione fosse entrata in crisi, con liti anche violente. In effetti, su Andrea Favero gli agenti hanno notato segni, tipo lividi o escoriazioni, riconducibili a episodi violenti. A questo vanno poi sommate le incongruenze nella ricostruzione delle ultime ore della vittima”. Nello specifico Favero al sostituto procuratore di Padova negli uffici della questura avrebbe parlato del “suo stato di disagio per la relazione ormai in crisi; della sua preoccupazione di non poter più vedere il figlio avuto con la compagna; ha parlato, soprattutto, della notte tra il 28 e il 29 maggio, quando tra i due è scoppiata una lite proseguita sul cavalcavia dell’autostrada [...] Erano le 3.30 di notte quando i due si trovavano lì”. Sul caso è intervenuto anche il presidente della Regione Luca Zaia: “Un delitto che ci lascia sconvolti [...] con la morte di Giada, il Veneto è di nuovo in lutto, come nei giorni di Giulia, Vanessa, Sara e di altre ancora prima di loro. Potrebbe essere il quarto femminicidio solo nei pochi mesi a cavallo tra l'anno scorso e questo; una contabilità inaccettabile, che fa accapponare la pelle e indignare”.