Dopo sei mesi l’assassino di Pierina Paganelli si aggira ancora per le strade di Rimini. Ormai è diventato un caso più che mediatico. Intrighi, amori, tradimenti, adunanza. Chi ha ucciso l’ex infermiera e a che punto sono le indagini? Ci sarebbero delle novità. O presunte tali. Il consulente della difesa di Manuela e Loris Bianchi, il dottor Davide Barzan, ieri sera in diretta nella trasmissione Mediaset Quarto Grado, ha affermato che in sede di indagini difensive avrebbe individuato una pista alternativa o addirittura una persona da attenzionare dal punto di vista investigativo. Qualcuno che non avrebbe niente a che fare con i quattro sospettati. E che, dunque, avrebbe avuto interesse ad eliminare brutalmente la donna. Del resto, ha sempre sostenuto la necessità di indagare su tutto il comprensorio dei via del ciclamino che conta oltre duecento residenti. Sarà davvero così? In attesa che le indagini, anche difensive, proseguano, vi dico come la penso. Anzitutto, non solamente il delitto perfetto non esiste. Non esistono neppure fantomatici assassini che diventano tali per il gusto di farlo. O meglio, sono rari i casi in cui accade. E quando succede il delitto non si consuma certo come è stato consumato il delitto di Pierina Paganelli. Sia per le modalità e la rabbia con la quale è stata uccisa l’ex infermiera in pensione, trafitta da oltre trenta coltellate, sia per lo scenario nel quale si è consumato l’omicidio. Chi ha ucciso la donna sapeva che a quell’ora sarebbe rientrata dall’adunanza religiosa. Sapeva che avrebbe parcheggiato la sua automobile in garage, essendo una delle poche abitanti nel condominio di via del Ciclamino a farlo. Soprattutto, però, il killer conosceva le vie di fuga al punto da non riuscire ad essere immortalato dalle telecamere. Tutto studiato nei dettagli dall’assassino della Paganelli. Uno studio che scomoda anche una certa premeditazione. Riuscirà a farla franca? Torniamo al quinto uomo (quinto perché distinto dai quattro soliti noti, Manuela, Loris, Valeria e Louis). Davvero è possibile che si tratti di qualcuno totalmente estraneo alla cerchia familiare? Ho i miei dubbi. Certo è, come ha riportato ieri sera la giornalista Mediaset Francesca Carollo, che ha fonti dirette, la squadra mobile avrebbe “allargato la forbice” e starebbe cercando altrove e fuori dal nucleo familiare. Tutto giusto, per carità. Anche perché dopo sei mesi non c’è ancora nessun indagato. Ma forse questo potrebbe imputarsi ad un dato ben preciso. L’area tra le due porte tagliafuoco dove è stato rinvenuto il cadavere di Pierina è stata sequestrata solamente ventiquattro ore dopo il ritrovamento del cadavere. Provocando quasi certamente la perdita di tracce importantissime per ammanettare il suo assassino.
Mi spiego. Il sopralluogo tecnico sulla scena del crimine è il punto di partenza di ogni indagine. Di conseguenza è determinante per individuare il responsabile di un delitto. Per questa ragione, gli investigatori devono circoscrivere ed isolare la scena criminis e cristallizzare tutto ciò che la stessa potrebbe raccontare. Perché solamente così facendo è possibile fermare il tempo ed impedire che elementi successivi possano inquinarla. Il ritardo nella cristallizzazione della scena del crimine spiegherebbe anche il perché non si è proceduto allo svolgimento degli accertamenti tecnici irripetibili con il Dna dei quattro sospettati. Confermando, sempre in via ipotetica, la natura parziale del profilo genetico rinvenuto sul cadavere di Pierina Paganelli. Dal punto di vista logico non fa una piega, pur non riuscendo a disfare la matassa. Se, però, guardiamo all’investigazione tradizionale, tutte le strade riportano in via del Ciclamino. Dal punto di vista del rischio vittimologico, ossia l’insieme di quei fattori che portano un soggetto a diventare vittima di un crimine, Pierina rappresentava la cosiddetta vittima a basso rischio. Nemici non ne aveva, conduceva una vita tranquilla divisa tra la famiglia di sangue e quella di culto. Difficile, se non impossibile, che potesse finire vittima dell’agguato di uno sconosciuto. Come conferma la dinamica omicidiaria. Vale a dire l’overkilling di cui sopra. Quando e come si chiuderà il cerchio? Difficile crederlo. Tuttavia, è evidente come la mancata cristallizzazione tempestiva della scena del crimine potrebbe aver pregiudicato in maniera irreversibile l’esito delle indagini. Esiste un quinto uomo? Potrebbe, ma a mio modo di vedere solo in uno scenario. Quello in cui sia stato investito dell’incarico da una persona vicina a Pierina.