Vittorio Feltri non ha mai avuto mezze misure. Nemmeno quando si tratta di una delle storie giudiziarie più controverse d’Italia. In un’intervista al Tg4, il direttore editoriale de Il Giornale è tornato a difendere Alberto Stasi, condannato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. A quasi 18 anni dal delitto, mentre una nuova inchiesta riapre il fascicolo con un altro indagato, Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, Feltri scaglia l’ennesima bordata alla giustizia italiana: “Alberto ha pagato per ciò che non ha fatto, non esiste una prova che lui sia un assassino, eppure è in carcere. Questo è lo scandalo, è lo scempio che è stato commesso”. Nel 2015 Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni per omicidio volontario, ma per Feltri il verdetto della Cassazione è stato una beffa senza fondamento: “Così come aveva stabilito il tribunale di primo grado e quello di secondo grado, mancavano le prove per accusare quel povero ragazzo. Invece è stato condannato lo stesso in Cassazione. Qui c'è tutta l’assurdità della nostra magistratura che in terzo grado dà dei deficienti ai giudici di primo e secondo grado”.


La riapertura delle indagini, con l’iscrizione di Sempio nel registro degli indagati e nuove tracce genetiche sotto le unghie della vittima, per Feltri è più rumore che sostanza: “Io credo che ci siano molte chiacchiere e poco sugo, però può darsi che si riesca anche a trarre qualche elemento che contribuisca a chiarire una volta per tutte questa indagine”. Ma la vera urgenza per il direttore è un’altra: “Mi interessa soprattutto che si affermi l’innocenza di Stasi. È un innocente, anche un cretino lo capisce. Basta guardare le carte, cosa è successo durante le indagini iniziali, si capisce subito che non c’entra niente”. E se oggi in tanti iniziano a sollevare dubbi sulla colpevolezza di Stasi, Feltri rivendica di esserci arrivato per primo: “Oggi lo sostengono tutti, ma io l’ho capito immediatamente. L’ho interrogato, ho guardato le carte, ho letto tutte le stupidaggini scritte contro di lui e ho capito che era innocente”. Sulla possibilità di scoprire il vero colpevole, Feltri non ha dubbi: è troppo tardi. “Pensare di arrivare alla verità a distanza di 18 anni è quantomeno velleitario. Dopo 18 anni è impossibile trovare l’assassino vero”.

