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In Simenon c’è tutto: solitudine, sesso, alcol, disperazione e amore

  • di Luca Beatrice Luca Beatrice

15 febbraio 2021

Simenon rappresenta una vera e propria ossessione contemporanea per quello sguardo tutto maschile sul corpo della donna, oggetto di devozione sessuale, perversione, peccato, morte che dalla provincia si sposta verso la metropoli, dalla Francia all’America, nei porti e tra i vicoli. Nero, cupo, intenso, buio perché il sesso si fa a luci spente quando è dannato

di Luca Beatrice Luca Beatrice

“Maigret era un uomo e basta. Non si poteva etichettarlo. Mangia tanto, beve tanto, fuma tanto. È un contenitore di uomini e degli uomini”.

L’universo che ha descritto Georges Simenon in centinaia di romanzi è prevalentemente maschile, a cominciare dall’ordine che si imponeva nella disciplina della scrittura. Convinto, come buona parte di noi uomini, di essere privo di immaginazione puntava a semplificare il vocabolario per “scegliere sempre la parola giusta”, nessun termine sofisticato, nessuna perifrasi, nessun significato recondito. Il testo veniva cominciato e completato in quindici giorni, “ogni mattina un capitolo con intensa e feroce lucidità”, in mezzo alzarsi, sedersi, fumare, grandi passeggiate senza meta. “Il quattordicesimo giorno è dedicato agli errori di battitura… quindi la consegna all’editore, il quindicesimo è dedicato a ricevere gli amici, rispondere alle lettere che sono arrivate nei giorni precedenti e concedere interviste. E poi ricomincia tutto daccapo: nei quindici giorni a seguire, tutto si svolge allo stesso modo”.

Chi sa di letteratura giudica Georges Simenon uno dei più grandi scrittori del Novecento, nonostante sia stato a lungo imprigionato nel cliché del romanzo giallo e del suo personaggio più celebre, il commissario Maigret. Gino Cervi, che lo interpretò a lungo per la tv italiana disse: “Nella mia lunga carriera non mi sono innamorato mai di un personaggio come di questo. Io a Maigret voglio un bene dell’anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e che beve”.

Tra i grandi ammiratori di Simenon, il premio Nobel André Gide, Colette, donna di potere che del potere si prendeva gioco, Josephine Baker, “la più bella delle pantere, la più affascinante delle donne” che danzava a Parigi e New York coperta solo da un gonnellino di banane, bisessuale forse amante di Colette, di Frida Khalo oltre che di Simenon.

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Gino Cervi in Maigret

Non si contano i libri che egli ha pubblicato nel corso della lunga carriera, anche sotto pseudonimo. Continuano a uscire in tutto il mondo come novità - l’ultimo di questi giorni, La fattoria del Coup de Vague, sempre per Adelphi - poi ci sono le lettere, i diari di viaggio, le Memorie intime, la dolorosa autobiografia pubblicata nel 1981 dopo il suicidio della figlia Marie-Jo, dove si mette a nudo e c’è chi dice vi siano più donne con cui è andato a letto che pagine in questo libro.

Simenon rappresenta una vera e propria ossessione contemporanea per quello sguardo tutto maschile sul corpo della donna, oggetto di devozione sessuale, perversione, peccato, morte che dalla provincia si sposta verso la metropoli, dalla Francia all’America, nei porti e tra i vicoli. Nero, cupo, intenso, buio perché il sesso si fa a luci spente quando è dannato.

Scomparso nel 1989, Simenon continua a esistere non solo come fenomeno editoriale ma come vero e proprio oggetto di studio e devozione. Il consiglio di oggi è Alfabeto Simenon (Edizioni BD, Milano) scritto da Alberto Schiavone e illustrato da Maurizio Lacavalla, un po’ romanzo e un po’ graphic novel. Schiavone è un autore torinese molto interessante, nato nel 1980, che nel 2019 ha pubblicato Dolcissima abitudine (Guanda), una storia bellissima di una prostituta attiva nella sua città tra il dopoguerra, gli anni ’60 del boom economico, la contestazione, il terrorismo fino alla vecchiaia e al segreto che nascondeva. Lacavalla, pugliese classe ’92, ha illustrato Hotel Massilia scritto da Emidio Clementi, voce dei Massimo Volume. Insieme hanno concepito ventisei lettere per raccontare una parabola umana che si incrocia con la finzione letteraria per un “creatore muscolare, capace del ricamo più elegante, un ritrattista con la capacità di incursioni negli abissi. Il fisico di un pugile con l’animo di una etoile. Non è un errore il femminile, e nemmeno una provocazione. Se esiste il pianeta Simenon infatti, è donna. E una donna non è semplice da spiegare con una sola linea dritta”.

Dopo averlo letto e guardato, questo prezioso Alfabeto, resterà la voglia di buttarsi su un romanzo, un Maigret qualsiasi, un cosiddetto “mainstream”, per esempio Tre camere a Manhattan. “Solitudine, sesso, alcol, disperazione, amore. C’è tutto il mondo di Simenon, ma senza omicidi, senza indagine, con in più le luci della città che non dormiva mai”.

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