Prezzi dei biglietti alle stelle, artisti che (non) riempiono gli stadi, dinamiche economiche sempre più spietate e un mondo della musica live che sembra essere diventato ancora più complesso e diseguale. Per provare a capire davvero cosa sta succedendo abbiamo intervistato Claudio Trotta, storico promoter italiano, fondatore di Barley Arts, che di concerti e musica ne sa più di chiunque altro. Con lui abbiamo parlato dei prezzi folli per vedere artisti come Lady Gaga, del rischio di trasformare San Siro in un’illusione per molti, delle vere (e false) promesse di Sanremo e di cosa sta succedendo davvero dietro le quinte dei live italiani.

I concerti degli artisti internazionali in Italia, come ad esempio Lady Gaga, fanno discutere per i prezzi dei biglietti. Come si possono spiegare queste cifre folli?
Con il consolidamento internazionale di quasi tutta la filiera dello spettacolo dal vivo nelle mani di poche società multinazionali che come in altri settori determinano il costo per il pubblico dei propri prodotti pensando principalmente alla redditività e al fatturato a prescindere dalla capacità d’acquisto dei fruitori. Consolidamento iniziato alla fine del secolo scorso ha generato e alimentato in 25 anni alcuni effetti collaterali quali a titolo esemplificativo ma non esaustivo:
a) l’omologazione culturale internazionale della offerta naturalmente verso il basso
b) la consistente diminuzione di spazi accessibili a livello di club, teatri e piccoli e medi spazi dove nuove generazioni di musicisti ,artisti, imprese e maestranze possano esprimere la propria identità e costruirsi un futuro di indipendenza economica
c) i fenomeni del Secondary Ticketing e del Dynamic Pricing
d)svariati casi di presunti abusi di posizione dominante
Legandoci a Lady Gaga: il concerto sulla spiaggia di Copacabana ha registrato più di due milioni di partecipanti ed è tra gli eventi musicali che rimarranno probabilmente nella storia. Oggi, secondo lei, in Italia sarebbe possibile fare una cosa del genere? C'è qualche big italiano che potrebbe avere un simile successo?
Difficile commentare un evento così senza avervi partecipato Certo che i numeri sono impressionanti. Ricordo che già con gli Stones si parlò’ nella stessa location di un milione di persone che già erano davvero tante. Non credo personalmente che debba e possa essere un obiettivo da perseguire in Italia. E più in generale sarebbe interessante comprendere l’effettivo impatto sul territorio a 360 gradi economicamente, ecologicamente e socialmente. Le cifre che vengono comunicate di indotto sono sempre per me vuote di significato reale e rappresentano soprattutto un'attitudine al marketing esasperata. Amo sperare che si voglia mirare a più qualità piuttosto che a più quantità.
Post Covid abbiamo assistito non solo alla chiusura di alcuni locali storici della musica live, ma anche ad un aumento piuttosto consistente dei prezzi dei biglietti. Anche qui, come si spiega questo fenomeno?
La narrazione dominante nel lungo periodo del covid ha alimentato l’idea che il mondo della musica popular fosse tutto ricco e privilegiato anche dai ristori decisi dai governi. In realtà la stragrande maggioranza delle maestranze e delle imprese e dei lavoratori connesse agli spazi di dimensione ridotta o media hanno subito spesso danni irreversibili e molta gente nel mondo ha cambiato completamente lavoro. Inoltre oggettivamente molti costi connessi alla produzione e promozione di spettacoli musicali sono aumentati oltre misura. Si sarebbe dovuto operare per un cambio di prospettive e priorità generando una nuova economia dello spettacolo con una più equa ridistribuzione dei compensi, modalità meno invasive dell’ecosistema e maggiormente premianti del territorio e delle imprese locali. Meno bilici in giro per il mondo con mega produzioni,tanto ferro e tante strutture probabilmente disponibili sul territorio locale . Questa filosofia professionale avrebbe liberato risorse economiche maggiori per i singoli territori nazionali e avrebbe potuto generare un minore impatto sulle risorse naturali della terra già sottoposte dagli esseri umani a danni spesso irreversibili.
San Siro è passato da essere “la Scala di Milano” a un palco praticamente per tutti. E adesso moltissimi artisti, da Elodie a Gazzelle, rischiano di trovarsi con uno stadio pieno a metà. Bisognerebbe riconsiderare l’organizzazione dei live a San Siro?
Temo che il “problema” presto potrebbe non porsi più se venisse davvero demolito. Credo in ogni caso che non si faccia il bene del pubblico e nemmeno degli artisti esponendoli in palcoscenici spesso prematuri per la loro naturale capacità performativa. Purtroppo a determinare le location dove fare esibire cantanti e gruppi spesso è il successo immediato, repentino e in certi casi di breve durata che gli stessi raggiungono non grazie a gavetta, carriera e crescita professionale ma ad altri fattori.
Sanremo è una vetrina importantissima, ma sembra non essere più “abbastanza” per garantire agli artisti di riempire palazzetti e stadi. Secondo lei perchè?
Il festival di Sanremo è da tempo principalmente un evento televisivo che poco incide nella crescita di nuovi talenti compositivi visto che la maggior parte delle canzoni è scritta dai medesimi “autori” di “successo” commerciale. Sanremo non ha quasi mai fatto la differenza per il successo di tour a pagamento e principalmente è stato una vetrina per quei cantanti e/o gruppi che partecipano principalmente a serate ad ingresso gratuito. Parafrasando uno straordinario e visionario brano di Gil Scott Heron “The revolution will not be televised... in Sanremo”.
