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Inventing Anna: narcisista, stratega e amorale. Dovremmo tutti essere Anna Delvey

  • di Simona Scalia Simona Scalia

5 marzo 2022

Inventing Anna: narcisista, stratega e amorale. Dovremmo tutti essere Anna Delvey
Il ritorno a Shondaland ci regala una protagonista già guru di vita (reati a parte, quelli non fateli a casa!). Indipendente, sicura di sé e maestra della manipolazione, ecco perché dovrebbe esserci un po' di Anna Delvey in ognuno di noi

di Simona Scalia Simona Scalia

Riprova sociale, contro transfert ricorrenti, disturbi della personalità. Inventing Anna, letteralmente "Inventando Anna", è la serie incentrata su una ragazzina con una marcia in più rispetto alla media delle persone. A tratti seduttrice, altre volte nel ruolo di puro attrattore. Lei è Anna Sorokina, in alias Anna Delvey. Tiriamo un sospiro di sollievo sul fatto che il concetto di morale comincia ad allontanarsi veramente dalla solita visione buoni-o-cattivi.
Non si tratta di un intento paradossale della regia, qualcosa che vuole consapevolmente gettare sabbia sulla protagonista rendendola una finta "buona", mentre in realtà sotto sotto tutti sappiamo essere eticamente sbagliata, no. Su questo non ci saranno calibrazioni, questa ragazza pensa e agisce esattamente come dovremmo fare noi, visto e considerato il mondo di squali in cui viviamo. D'accordo, la mini-lista dei suoi furti non è giustificata (non rifatelo da casa, ok?). Fatta questa doverosa premessa, ci sono vari motivi per cui questa storia, basata su fatti reali, andrebbe seguita e magari anche presa come oggetto di analisi. Analizziamone insieme i principali (senza spoilerare, promesso).

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Il primo concetto da introiettare è quello della manipolazione. Ciò che dalle masse è visto come qualcosa di orribile, perché rimanda in direttissima all'idea di narcisismo (come se non fossimo TUTTI dei narcisi, oggi più che mai), qui assume il connotato di quasi-dote, un'arte, della quale anche i più apparentemente virtuosi personaggi secondari godono, finché gli fa comodo. Poi c'è il tema dell'emancipazione femminile. E non ci riferiamo a quella mainstream basica, rivendicata da donne che non si depilano e pretendono di ricevere il piatto blu al ristorante come i maschietti invece del rosa. Niente ridicole pantomime social del genere. Qui c'è una giovane donna che si mangia a colazione intere equipe formate da uomini professionisti, bramosi di fare affari con lei, una donna che pensa come loro e agisce, udite e udite, senza mai fare leva sulla propria avvenenza fisica. Si muove come un uomo in mezzo agli uomini. Perché? Perché è preparata, curiosa, con una sensibilità artistica. Conosce la fotografia e l'arte contemporanea e ne parla in maniera grandiosa, ambiziosa. Ha un sogno che non prevede l' "aiutino" dell'uomo X di turno, vuole farcela da sola. A differenza di certe donne non ammicca, anzi usa talmente poco l'arma della femminilità da scatenare dibattiti interni perfino sulla sua sfera sessuale. Ovviamente si cura in maniera impeccabile e soprattutto, strategica.

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Veniamo dunque alla strategia. Ci si aspetta che questa derivi dagli uomini, nell'immaginario comune strateghi per definizione. Invece la protagonista frega tutti, uomini e donne indistintamente, mantenendo quasi sempre una lucidità disarmante e una pocker face da manuale. Anche quando pare avere dei cedimenti emotivi, quando pare mostrarsi umana con chi non dovrebbe... stava bluffando. Il segreto è non mollare la mentalità, e finché le rimane ancorata saldamente non perde. Forse per questo il personaggio di Anna a certuni può dare fastidio, non si tratta di banale etica. La reattività la scatena il fatto stesso che una persona, senza facilitazioni e per giunta donna, sia in grado di generare status e ricchezza con (apparente) minimo sforzo, craccando un sistema dominante e alterando la percezione di chi finisce nel suo tritacarne. Ottenendo per giunta spesso ciò che vuole, cosa che ovviamente nel nostro intimo più recondito vorremmo essere in grado di fare tutti. E ci abbiamo anche provato, ammettiamolo! Per questo entra in gioco... L'animo umano. Spiegato qui molto bene, nelle sue più basiche, contraddittorie sfaccettature. Viene quasi il nervoso a vedere tutte quelle persone sorridenti e felici (non diciamo leccaculo, no) di fare parte del giro della nostra Delvy. Persone che brillano letteralmente della sua luce riflessa, liete di salire sul carro di qualcuno che ha contatti, conoscenze e carisma che pochi di loro sono in grado di riprodurre in autonomia. Va tutto alla grande, finché c'è qualcuno a garantire i giri di giostra.

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Amicizia, Amore e tradimento. Due facce di una medaglia bronzea che fa parecchia ruggine. Alla fine, quasi tutti voltano le spalle ad Anna.
In carcere ci finisce lei, che è un po' quello che ci succede nella vita quando siamo troppo concessivi nei confronti di chi, sotto sotto sapevamo già, non meriterebbe. Finiamo al fresco a imparare la lezione, e non sempre troviamo qualcuno che ci salva mentre, là fuori, c'è chi si arricchisce sulle spalle dei nostri errori. "C'è un po' di Anna in ognuno di noi" pronuncia l'avvocato durante la sua arringa finale per difenderla. In alcuni di noi, vero, c'è. E se non ci sta già, è davvero molto probabile che debba esserci.

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