Ogni giovedì Canale 5 propone paura e delirio in prima serata. In onda, ancora per due settimane, Io Canto Generation, il talent per ugole d'oro minion condotto da Gerry Scotti. Dentro, oltre a un esercito di bimbi canterini, potete trovarci letteralmente chiunque sia famoso e passasse di lì in prossimità delle registrazioni: Orietta Berti, Claudio Amendola, Michelle Hunziker e Al Bano in giuria. Anna Tatangelo, Cristina Scuccia, Mietta, Iva Zanicchi, Fausto Leali e la ex vincitrice Benedetta Caretta nel ruolo di capisquadra. L'ultima non è una tartaruga, ma una persona fisica. Lo zio Gerry al timone ogni puntata rimpiange ad alta voce di non essere sul palco dell'Ariston, soprattutto quando al termine annuncia la classifica finale che falcia due pupi a serata e li vediamo rompersi in pianto con in mano un paio cuffie e una versione karaoke del programma, disprezzatissimo premio di consolazione. Più che uno show, un'allucinazione collettiva che adesso andiamo, con coraggio, a indagare.
A differenza di quanto accade a The Voice Kids, qui le performance dei baby-concorrenti vengono fagocitate dai duetti coi loro stessi capisquadra. Provate un po' a immaginare di avere sette anni e ritrovarvi a misurarvi live sullo stesso palco con l'Aquila di Ligonchio. Impossibile uscirne bene, impossibile uscirne ascoltati. L'ufficio casting del programma, poi, al momento dello scouting è andato di manica larga tirando in mezzo chiunque da Al Bano a Michelle Hunziker: il risultato è che la giuria non ha tempo di esprimere giudici articolati sulle performance, si limita a dare i numeri. Comunque mai più bassi di 7, se no i piccoli s'offendono.
I ragazzini coinvolti, tutti dai 7 ai 14 anni, sono pure bravi ma non sappiamo niente o quasi di loro: li vediamo solo salire su questo gigantesco palco, grande quattro volte l'Ariston, con luci e scenografie faraoniche mentre il pubblico in studio li osanna come fossero semidei. Comprensibilmente fomentati a pallettoni, essi cantano come fosse l'ultima cosa che gli sia rimasta da fare nella vita, anzi, come se la loro stessa vita dipendesse da quella sola esibizione (che, come detto, non ascolta davvero nessuno degli astanti). Tra chi si crede Elvis e chi Freddie Mercury, sfoderano una ferocia che manco alla finale di Miss Italia quando Miss Italia era ancora tra noi. Da baby-concorrenti a baby vampiri di Buffy l'Ammazzavampiri il passo è brevissimo. Intendiamoci, sono tutti molto intonati. Ma già consunti da un eye of the tiger micidiale. Se, tempo qualche anno, non si ritroveranno a trionfare ad Amici, saranno decenni di terapia.
Se la giuria è appoggiata lì per caso, con la mitologica Orietta Berti che non sa mai nemmeno un nome dei concorrenti come solo Alfonso Signorini al Grande Fratello, lato capisquadra le gioie più croccanti sono riottosamente offerte da lui, Fausto Leali. La voce di "A Chi", infatti, restituisce perennemente l'impressione di preferire l'impiccagione in pubblica piazza rispetto a esibirsi sulle canzoni che gli vengono assegnate in duetto bonsai. E qui si accanisce, quindi, la ferale mano autorale che gli infligge di tutto: da Cenere di Lazza (con tanto di autotune) a Beggin' dei Maneskin. Gli occhi del 79enne, quando non sono adesi al gobbo per ghermire almeno qualche sillaba del testo dei brani, lanciano un prepotente grido d'aiuto. Ma a nessuno importa. Anche perché c'è Iva Zanicchi che vuole vincere e minaccia i giurati pur di prevaricare sugli avversari. "Le do 10 perché se no ho paura che mi prenda a sberle, siamo anche vicine di camerino", si è lasciata sfuggire la sempre paciosa Berti nel corso di una puntata precedente. C'è serenità.
Al Bano se ne batte dello show e vola in Australia per cantare con Romina, Claudio Amendola cerca di accalappiare ogni baby ugola d'oro per racimolare comparse a costo zero nei suoi prossimi progetti cinema/tv, Michelle Hunziker ride tutto il tempo senza un perché e ha tanta contezza di chi siano i pupi in gara da scambiare un pugliese per un napoletano. Ogni tanto, quando proprio decide di dichiarare guerra al pubblico, sale sul palco e canta tormentoni estivi. Cristina Scuccia incoraggia i virgulti che le sono stati assegnati a essere se stessi mentre, almeno televisivamente, la vera domanda è chi sia lei. Mietta detesta il proprio nome d'arte "stucchevole, orrendo, me l'ha imposto un discografico negli anni Novanta". E pure "Trottolino amoroso dudu dadadà" non gli è mai andato giù. Con buona pace di Minghi (a ben guadare, manca solo lui all'appello in cotanta variopinta masnada. Magari la prossima stagione, chissà, tanto già stanno in due gatti, c'è posto).
I brani assegnati ai talenti in gara ogni tanto vengono censurati per evitare di fargli proferire parolacce o frasi porcine. E così il "sexy shop" di "Tango" di Tananai si trasforma in "candy shop", Laura Pausini in "Durare" non vuole più "fare un figlio dopo cena", ma "guardare un film dopo cena". Forse è ancora più divertente, però, sentire Andrea, 8 anni, intonare "I try to find a way to carry on" ("sto cercando un. modo per tirare avanti", ndr), mentre Michele, 12, ci canta il suo rapporto con l'alcolismo sviluppato a causa del difficile legame con la genitrice 1: "Eccomi, bicchiere tra le dita / E gente sconosciuta intorno a noi/ Venderei a pezzi la mia vita / Per essere un minuto come vuoi / Ma guardami, non sono l'uomo che credevi tu, povera madre" (Francesco Renga, Tracce di Te, ndr).
Gerry Scotti che s'improvvisa Grinch e butta lì: "Sono emozionati? No? Eh, questi non piangono mai. Dovremmo pungerli per farli piangere!", ostentando la già citata insofferenza nei confronti dello show. Show seguito ogni giovedì sera da (quasi) tre milioni di telespettatori. Un'allucinazione collettiva, non può essere reale.