Nasceva 75 anni fa a Teramo, era il 6 ottobre 1945, Ivan Graziani. Cantautore e chitarrista, a partire dagli anni settanta scrisse ed interpretò alcune canzoni destinate a restare nella memoria collettiva: Lugano addio, Pigro, Agnese dolce Agnese, Firenze (Canzone triste), Signora bionda dei ciliegi e Monnalisa sono solo alcuni dei titoli che fanno di Graziani uno degli autori più originali della sua generazione. Morì appena 51enne, il 1° gennaio 1997, per un tumore.
Il ricordo di Andrea Scanzi
"Oggi compi 75 anni, splendido Ivan Graziani.
È un piacere ascoltarti da sempre, è un onore raccontarti da anni a teatro con tuo figlio Filippo.
Hai scritto almeno (almeno) 30 canzoni che porterei sull’isola deserta. Hai regalato riff, inventato mondi, disegnato ritratti.
Eri così avanti che tanti ti hanno capito subito, ma qualcuno deve capirti ancora. E chissà se avrà mai la voglia di farlo.
Sei stato, e sempre resterai, pioniere. Rivoluzionario. Talento puro. Ribelle testardo in eterno.
Buon compleanno, Chitarrista".
Il ricordo di Marino Bartoletti
L’ho molto amato. E mi dispiace che, malgrado la battaglia appassionata della moglie e dei figli, non tutti lo ricordino come il suo talento meriterebbe
Ivan Graziani oggi compirebbe 75 anni: se ne andò a poco più di 50, un primo di gennaio, quando l’alba di un anno avrebbe dovuto far supporre tutto fuorchè un addio. Ha fuso genio musicale, dolcezza e grinta: grande chitarrista, grande musicista, grande artista. Soprattutto “mai allineato”. Ha cantato - cosa che ai miei occhi lo rende unico - le storie minime, la “provincia”, dando prova di un’originalità a mio parere non superata. Non ha mai “copiato” nessuno, non si è mai adattato a nessuna moda, fosse nato in America probabilmente avrebbe la fama dei più grandi folk singer mondiali. Difficile scegliere una sola canzone per ricordarlo (la straordinaria “Lugano addio”? la tenerissima “Agnese”? La spiazzante “Maledette malelingue” sbattuta in faccia, nientemeno che a Sanremo, contro i pettegolezzi e le maldicenze?). Per ricordarlo ho scelto “Firenze (canzone triste)”, perché non è soltanto un gioiello musicale, ma un meraviglioso acquerello, una (complicata) storia d’amore che Ivan, bravissimo pittore, ha saputo pennellare anche con le note e con la voce. Ha voluto essere sepolto con la sua chitarra preferita (una Gibson) e col suo gilet di pelle. "Signore è stata una svista, abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista”.