Riassunto sintetico: nei giorni scorsi Paolo Meneguzzi e J-Ax noti sono stati i protagonisti di un duro scontro online. Al centro della polemica c'è il pop contemporaneo, che è svilito nei contenuti secondo quanto ha dichiarato Paolo Meneguzzi in un'eclatante intervista a MOW, come l'Ansa ricorda a tutt'Italia. Sempre nel dialogo sulle pagine digitali di MOW, Paolo Meneguzzi ha citato uno dei tormentoni dell'estate, ovvero: "Disco Paradise", la nuova canzone di J-Ax, Fedez e Annalisa. Boom: la guerra si è spostata sui social network e alle critiche del cantante ha risposto il rapper, J-Ax ha pubblicato una serie di storie su Instagram e il cantanutore svizzero con cittadinanza italiana ha poi risposto a suon di post. Fino al dissing in musica di ieri, ma stavolta sulla piattaforma Youtube. Con: "L'invidia del Peneguzzi", singolo rap hard come non si vedeva da tempo e diventato subito virale, il brando è stato pubblicato ieri da J-Ax, alias Alessandro Aleotti.
Il testo creato dal rapper di Milano è in classico "dolce stilnovo" ovvero in rima baciata e annovera termini dal significato esplicito: "Mettiamo questa cosa in prospettiva, per me non è dissing, è beneficenza estiva", punzecchia infatti J-Ax. Il cui pensiero non lascia adito a fraintendimento: "Con una story del cazzo ti ho ridato la vita, sapendo bene come sarebbe finita". Nel brano che è diventato subito virale, con una media di 10.000 visualizzazioni all'ora, J-Ax stuzzica per le rime il cantante classe 1976, citando anche altri protagonisti della scena musicale italiana, come ad esempio in questo passaggio del testo: "Salmo e Luché che sfida epica, a me tocca Meneguzzi è una vita che la sfiga mi perseguita". Nonché risponde anche all'accusa di parlare, ancora a pochi giorni dal 51esimo compleanno, di fumare hascisch e marjuana: "io parlo di cannoni, tu come Giorgia Meloni". Tra i temi al centro del dissing in note musicali del rapper meneghino, ci sono anche delle perculate sui successi di Meneguzzi: "io ho detto che gli streaming sono meglio di quando il tuo produttore faceva giochini da gioppini e si comprava i tuoi dischi truccando la classifica Fimi". Infine J-Ax lancia un guanto di sfida, come si faceva nei ruggenti anni '90 "in plaza" (trad. "in piazza") a Milano: "Adesso non fare il piangina: 'io non sono un rapper... non posso rispondere', se sei così bravo, se sei un cantante pop completo, piglia la penna e scrivi un pezzo tipo "L'Avvelenata". La prossima volta togliti il mio nome dalla tua cazzo di bocca e stai tranquillo che io ti lascio stare. Adios Pablo".Non tanto poté la chiusa, quanto l'attacco: "È abbastanza America Latina questa base?" Inizia così "L'invidia del Peneguzzi" ma, più che latinoamericana, la base utilizzata dal rapper milanese pare essere Made in USA. Precisamente creata a Detroit e firmata dal più cattivo e molesto appartenente di quell'esigua minoranza da riserva indiana che sono i rapper bianchi d'America: il sommo Eminem. Il brano in questione è: "Kill You", pubblicato nel 2000 dal disagiato cantante rap, coetaneo di J-Ax, al vertice dei successi in carriera e che è contenuto nel terzo album dell'artista americano: "The Marshall Mathers".
Il brano in questione è un rap duro e puro, ma in stile umoristico, come è nei tratti distintivi di Eminem che, insieme ai Beastie Boys, è uno dei pochi artisti bianchi americani che hanno avuto enorme successo nel mondo Rap e nel mondo in generale. Mica un "Vanilla Ice" qualsiasi: proprio Eminem. La base della canzone pubblicata ieri da J-Ax, pare infatti molto simile al brano di quasi un quarto di secolo fa, seppur con lievi variazioni tra le note e un tempo in parte differente, almeno alle orecchie più abituate al rap "old school" degli anni '80-'90. Qui il brano originale di Eminem, qui invece la sola "base" ovvero la versione solo strumentale del brano, con cui è facile riconoscere alcune "assonanze". Citato o copiato? Circa la base e la composizione musicale del brano, su MOW per esprimere una valutazione e un parere spesso ci si avvale delle alte competenze in materia, tramite esperti del calibro di: Paolo Zaccagnini, Marco Molendini e altri noti esperti di musica e critici musicali. A loro, nonché ai lettori, la sentenza.