Se la scenetta di John Cena che, alla notte degli Oscar 2024, si presenta nudo sul palco per annunciare il premio ai migliori costumi voleva essere una citazione di Robert Opel, che nel 1974 irruppe nudo sul palco alle spalle di David Niven – che stava chiamando sul palco Elizabeth Taylor per annunciare il premio al miglior film – perché non ha fatto il segno della pace come l’originale? Era il 1974, e la guerra del Vietnam – con tutte le sue tragedie – si avvicinava alla fine: il gesto di Opel fu l’ultimo colpo di coda del movimento hippy, e come tutti gli hippie dell’epoca, Opel era magrolino, capelluto, barbuto e attivista. David Niven fece una battuta, sul fisico dell’insegnante, poi divenuto fotografo di un certo successo e infine morto assassinato durante un furto in cui i ladri scapparono con una macchina fotografica e cinque dollari. Niven disse: “Non è affascinante pensare che quell’uomo ha forse ottenuto l’unica risata della sua vita spogliandosi e mostrando i suoi difetti?”. Tremendo. Irripetibile, oggi, in epoca di “body positive”.
E a proposito di body positive, se di citazione trattavasi, perché non sceglierne uno magro, mingherlino, magari con un atteggiamento hippy: non ne mancano di caratteristi hollywoodiani con quest’aspetto, il mondo degli stand-up comedian che si prestano al cinema ne è pieno. Anzi: Chris Rock sarebbe stato perfetto! O Jack Black, con la sua magnifica, irriverente, maestosa, affascinante e persino agile pancia! “Non bisogna fare battute sul corpo maschile”, ha detto John Cena, dall’alto della sua perfezione palestrata: e non è body shaming contro il povero Robert Opel questo? Era una battuta che si sarebbe potuta fare se sul palco, nudo, fosse entrato, non so, Jim Norton. Sembra che gli l’Academy, dopo gli esilaranti Ricky Gervais e Chris Rock stia cadendo in antichi stereotipi virando sulla facile battuta senza ricordarsi che le battute facili sono sempre quelle più offensive. Perché non fare entrare un transgender in topless e con il pisello coperto? Non sarebbe stata la ciliegina sulla torta per tutte le parità richieste dal movimento Lgbthfjrtkr+* (non mi chiedete di essere preciso con le lettere perché si sono fatte troppe). O il movimento Lgbtghedirjf+ se ne sarebbe risentito? Hanno optato per la soluzione comoda, inutile e offensiva.
La notte degli Oscar è sempre stato il luogo ideale per qualche pippone impegnato e serioso, retorico e pallosissimo (ma ve lo ricordate il latte alle ginocchia del discorsone di Meryl Streep), mentre le battute al fulmicotone sono state per qualche anno accettate con finta autoironia per poi sbarazzarsene in fretta e furia causa polemiche e offese e un imbarazzante ceffone. Non è da quel palco che abbiamo sentito discorsoni sul #metoo? E poi mandate un uomo nudo con una busta in mano? Un uomo nudo e palestrato. Un portabuste-oggetto. Personalmente delle nudità me ne impipo. Per me potevano anche essere tutti nudi non mi cambiava niente. Ma nello sketch di John Cena tutto stonava, niente era al posto giusto. E, stranamente, nessuna polemica. Nessuna battuta. A me i film con John Cena piacciono, ha grande ironia, e quando i palestratoni sanno far ridere mi piacciono perché amo l’autoironia. Ma in questa trovata ci è sembrato come se si deridesse qualcuno: innanzitutto chi non ha un fisico perfetto e Robert Opel. Spero con tutto il cuore che nei prossimi giorni John Cena scoppi in lacrime durante un late show qualsiasi, proclamando di essersi sentito violato, di essersi mostrato nudo solo perché glielo ha chiesto l’Academy, che è più potente di Harvey Weinstein, e lui, solo, spaurito, preoccupato per la sua carriera, inconsapevole, intontito da cotanta costrizione mentale si sia prestato a questo sketch che lo segnerà, dentro, per sempre. Ti prego, John Cena: dà un senso a questa tua nudità bustarellosa! E poi, tra lacrime di vergogna e trauma, dillo: “Io lo volevo fare, il segno della pace. Come Robert Opel”.