Sia lodato Christopher Nolan, sempre sia lodato. La sua regia, la sua visione del cinema. L’uomo che piantò cinquecento acri di grano per Interstellar e che ha riprodotto una vera esplosione atomica senza l’uso di Cgi. Christopher Nolan è semplicemente il più importante regista vivente, l’incarnazione della settima arte eccetera eccetera. Avrete letto le nostre pagelle sbronze degli Oscar. Io ero con l’altro, quello dei gin tonic, quindi abbiate pazienza. Pazienza e rispetto per chi si è alzato dal divano solo ed esclusivamente per eslutare per il più grande dei grandi, troppo spesso snobbato dagli snobbati frustrati il cui unico obiettivo è dare uno senso al proprio essere snobbati. Sia lode al regista di tre Batman e di Memento. Sia lode alla ragione, un illuminismo poetico in grado di sostituirsi, almeno nello schermo, alla metafisica dura e pura, o pura e dura, il cinema com’è e come dovrebbe essere, realtà e morale, cioè desiderio di perfezione. Nolan incarna la perfezione e la realtà del cinema moderno, evoluto, incredibilmente sofisticato senza vezzi d’antiquariato, senza balbettii da fogna intellettualista senza visione ma con buone letture alle spalle. A differenza dei tanti Nolan è uno solo, non è né i tanti né uno apprezzato dai tanti.
Gira voce sia, piuttosto, il peggior nemico dell’intellighenzia cinematografica e il peggior amico dei dilettanti che si fanno fregare dal suo finto-complicato, finto-contorto, dal suo cinema senz’anima. Se non fosse che Nolan non solo è il miglior amico di chiunque usi il cervello, ma anche di chi tenti di usare il cuore. Lo aveva dimostrato con Interstellar, lo ha dimostrato nuovamente con Oppenheimer, per cui ha vinto il premio come miglior regia e tutta un’altra serie di premi che sono comunque troppo pochi. Univocamente considerato incapace di meritare un premio fino a ora. Ma che cazzo! Christopher Nolan è semplicemente il terzo libro al primo scaffale di una libreria in sala. Quello che non avevi letto, che leggi e che scegli di mettere poi per primo, perché lo merita nonostante l’esitazione iniziale. Christopher Nolan con Oppenheimer ci regala uno dei film più imponenti e totali del ventunesimo secolo. Quello che in letteratura è il “romanzo mondo” in questo caso è il “cinema mondo”. Il cinema mondo, cioè quel cinema che parla di tutto rimanendo nei confini del cinema, un cinema visto da un punto di vista privilegiato, quello del genio. Sia lode a Christopher Nolan, che oltre alla regia, al miglior attore protagonista, alla miglior colonna sonora, alla miglior fotografia, al miglior attore non protagonista, vince anche il premio come migliore film, cioè come la cosa più bella vista nel 2023, la cosa più bella vista dai giurati, dagli esperti, da quelli che inspiegabilmente gli hanno negato questo stesso premio per i Batman, per The prestige, per Inception eccetera eccetera.
La differenza tra Christpher Nolan e tutti gli altri è semplicemente aver puntato su un film che potesse far scuola, senza sbavatura, impeccabile, dotato di una geometrica infallibilità. Nolan il papa della settima arte, dello schermo vasto e imperscrutabile del cinema, niente a che vedere con le serie, con lo streaming pur meritorio. Qui si tratta di pensare un film per uno schermo grande in una sala grande con un pubblico vasto, popoloso, in grado di accettare di pagare per vedere qualcosa che capiranno al quaranta, cinquanta per cento e che, nonostante questo, rimarrà impresso come una mela che finisce di maturare in una busta di cotone e lascia una strana corona di colore indelebile. Nolan è l’eclissi delle cose comuni che lasciano traccia di loro solo oltre il comune, nella rarità, nell’eccezionalità. Nolan ha preso gli esseri umani al loro meglio, cioè quando sono razionali, e li ha resi fragili, scartavetrati, trasparenti. Non irrazionali ma totali. Oppheneimer è semplicemente un modo di portare al cinema la storia senza dimenticarsi dell’antistoria, cioè del quotidiano. Ha vinto tutto ciò che doveva e comunque troppo poco. Nolan è il migliore di tutti. Sia lodato Christopher Nolan. Sempre sia lodato.