Povere creature!, Anatomia di una caduta, Barbie hanno aggiunto una spolverata di libertà, emancipazione e progresso agli Oscar 2024. L’Academy ha premiato e candidato storie che hanno avuto il coraggio di gridare con la forza della loro voce, racconti di donne senza l'uso dell’immaginazione. Anche in un film così distante dal reale, che sembra sognare e costruire una dimensione diversa da quella che conosciamo, come Povere Creature, c’è nella ripetizione mai inutile delle scene di sesso, la sincerità e lo sbocciare di un fiore e di una vulva. Perché sì, le donne fanno sesso, anche solo per piacere, anche solo perché hanno voglia. Povere Creature, come ripetuto più volte, è un film che scioglie le catene del possesso sul corpo femminile messe dai maschi non sviluppati. Nelle Rovine Circolari, Borges scriveva: “Quasi subito, sognò un cuore che palpitava. Lo sognò attivo, caldo, segreto, della grandezza di un pugno chiuso, di color granata nella penombra di un corpo umano ancora senza faccia e senza sesso; con amore minuzioso lo sognò, per quattordici lucide notti. Ogni notte lo percepiva con maggiore evidenza. Non lo toccava; si limitava ad attestarlo, a osservarlo, forse a correggerlo con lo sguardo”. Sembrano le parole del Dottor Godwin, l’uomo che ha sognato un nuovo cuore e una nuova vita per la sua Bella, una donna che nel passato voleva soltanto morire per fuggire da un amore e da una società che aveva assunto le forme di una gabbia.
Anatomia di una caduta è la storia di una donna potente e di successo, Sandra, che ha “superato” professionalmente il marito. Per una volta a parti inverse, Samuel è la persona confinata al solo ruolo di genitore. Il film è l'anatomia di una caduta di un uomo che forse si è suicidato o è stato ucciso, oppure quella di una relazione, di una coppia qualunque in cui un partner si sente “costretto” a dedicarsi di più al figlio per permettere all'altro di dedicarsi maggiormente a sé e alla propria carriera. Justine Triet fa una magia realizzando un film femminista senza parlare di femminismo. Sandra è una donna che non viene mai perdonata per il suo successo che si ritrova a scegliere tra la relazione e se stessa. C’è persino chi la accusa di non essere una “vera madre” perché non destina completamente la sua esistenza al figlio. Ma dovrebbe? Importa poco se lei sia l’unica chiamata a rispondere della morte sospetta del marito e sia colpevole oppure no, è ciò che circonda il film che ne è linfa vitale, in quei 'se' Triet ci fa trovare sessimo e spunti di riflessione. E poi c’è Barbie, il meno poetico, astratto e favolistico dei tre. Barbie è la diretta denuncia a un sistema che non funziona, un inno alla solidarietà femminile e alla opportunista farsa sociale per cui i diritti di genere sono, secondo moltissime persone, soltanto storie di lotte e di tempi già passati. Spoiler, non è così. Gerwing e Baumbach svestono la bambola Marvel più famosa di sempre dai suoi presunti maschilismi e livellidi tossicità comperandole abiti nuovi, da donna emancipata e favolosa.