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Le pagelle "da sbronzi" degli Oscar 2024: Oppenheimer regna, Santamaria salva la diretta Rai e Emma Stone...

  • di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

11 marzo 2024

Le pagelle "da sbronzi" degli Oscar 2024: Oppenheimer regna, Santamaria salva la diretta Rai e Emma Stone...
Ha senso seguire gli Oscar da lucidi? No, infatti ci siamo sbronzati per seguire la notte di Christopher Nolan e di Oppenheimer: gli Oscar 2024 hanno rispettato le attese. Ma c’è stato anche molto altro, tra Claudio Santamaria e Gabriele Muccino incontenibili e alcune soprese tra i premi. Tra le varie stelle, brillano quelle d’autore, “Anatomia di una caduta” e “La zona d’interesse” su tutte. Poi Ryan Gosling un po’ Geolier e l’inutilità di certi personaggi. Ah, se ve lo state chiedendo, noi sappiamo dove caz*o stava Leonardo Di Caprio…

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Red carpet, Christopher Nola, gin tonic e “ok, ma chi cazzo è quello?”. No, non è la solita giornata a MOW: è la notte degli Oscar 2024. Come tutte le grandi occasioni, noi siamo qui a osservare i movimenti dei protagonisti, valutando (a modo nostro) le loro performance. Abbiamo dato dei voti tenendo conto di tutto: carisma, impatto, energia, volontà di potenza e “garra”. Inutile far finta che questa non sia stata l’edizione di Cillian Murphy, Christopher Nolan e Oppenheimer, ma in queste ore infinite di diretta c’è stato molto altro. Dopo tanto, infatti, gli Oscar sono tornati dominio Rai, in uno studio popolato da Alberto Matano, un immarcabile Claudio Santamaria (vero “diez” della notte) e Gabriele Muccino che paura non ne ha. Ma poi ci sono loro: le stelle. Hollywood, l’oro delle statue e le lacrime sulle guance di tutti. Tranne di Nolan: lui è un uomo in missione che ha ottenuto il riconoscimento più importante da uno dei più grandi, ovvero Steven Spielberg. Nel frattempo, Billie Eilish raggiunge il Valallah, Ryan Gosling fa Sanremo e i capolavori Anatomia di una caduta e La zona d’interesse in sordina fanno quello che devono: riflettere. Ecco le pagelle gonze (e sbronze) di MOW. E sì, noi sappiamo dove cazzo era finito Leonardo DiCaprio.

Claudio Santamaria
Claudio Santamaria

Lo “studio” Rai e Alberto Matano - Voto: 6,5

Come disse Zerocalcare nella serie su Netflix, quando abbiamo uno spazio occupabile sentiamo l’innata tentazione: “Ci faccio lo studio”. Ecco, la Rai è tornata padrona della notte degli Oscar e ha affidato la sfida ad Alberto Matano, vero Signore dell’anello: più che un titolo, stiamo parlando dello zaffiro che ci sbatte in faccia appena può. Cerca di tenere le fila, ma la stanchezza di alcuni e l’esuberanza di altri gli rendono il lavoro impossibile. Comunque, necessario.

Ambra Angiolini - Voto: 5

Si nota poco, ma appena può elogia Yorgos Lanthimos. Ambra, dacci le quote. Così non le giochiamo. Anti-profeta.

Stefania Sandrelli - Senza voto

Stanca. Del resto, stamattina doveva essere in studio per il doppiaggio.

Gabriele Muccino e Claudio Santamaria - Voto: 9

Duo dinamico, menefreghisti, gonzi veri: “Barbie non mi è piaciuto per niente”, dice Santamaria. “Sentiti libero di fare commenti”, chiosa Muccino. Siamo sicuri che nel pre serata neanche a loro siano mancati i gin tonic. Appena può il buon Claudio non si risparmia un dissing con Greta Gerwig: “La vera Barbie è Emma Stone: Barbie è semplicistico”: il violinista che non ripete. Ma Muccino lo spalleggia. De Niro e Al Pacino, Pelè e Garrincha, Muccino e Santamaria: criminali.

Claudia Gerini - Voto: 6

Poteva fare di più, sovrastata dall’esuberanza dei due mercanti del caos di cui sopra (è comunque Claudia Gerini, ma il prossimo anno dovrà rifarsi).

Cillian Murphy vince l'Oscar come miglior attore
Cillian Murphy vince l'Oscar come miglior attore protagonista

Dopo “lo studio”, però, si va a Hollywood, nella diretta dell’Academy. Jimmy Kimmel è il primo a farsi notare (per sbaglio).

Jimmy Kimmel - Voto: 5-

Inutile e micidiale, per citare il maestro Paolo Mereghetti (che in quel caso commentava l’ottima Geppi Cucciari). Battute scontate, ironia sulla Barbie-perdente. Tutto troppo facile, ma poco osé. Amadeus può mandare il curriculum. Kimmel rimandato a settembre (e siamo stati buoni).

Anatomia di una caduta - Voto: 8,5

Non è una persona, lo sappiamo. Ma visti i risultati della notte, si merita di essere citato. Emmanuel Macron non l’ha voluto? Bene, ecco la vendetta (non è un nove per la mancata vittoria di Sandra Hüller, la protagonista del film).

Billie Eilish - Voto: super efficace

La stella che diventa supernova. Poi buco nero. Si divora gli altri concorrenti per la miglior canzone. Non c’è storia. Che poi, chi caz*o erano gli altri?

Ryan Gosling - Voto: 6

Ruba le giacche a Geolier e a Ghali, e fa un po’ il Fiorello della situazione. Contento lui…

Slash - Voto: Inps

Nell’Olimpo del rock. Eppure, fa la mezza comparsa in I’m just Ken di Barbie. C’è bisogno di soldi?

The Rock e John Cena - Voto: 4—

Entrambi come Ibrahimovic: hanno rotto il caz*o. il primo ride e fa brillare il canino. Il secondo ormai non ha senso (We can’t see you, per parafrasarlo).

Jonathan Glazer - Voto: qualsiasi valutazione è superflua

La mente e il corpo e lo spirito de La zona d’interesse, l’altra perla di questa edizione (altro che Poor Things -scherziamo-). Uno dei film che restano. E non siamo noi a dirlo: Alfonso Cuarón l’ha definito il più importante del secolo. Nel discorso di ringraziamento ricorda le vittime della guerra tra Israele e Palestina. I discorsi a Hollywood faticano a non essere retorici: il suo film non lo è. Capolavoro.

Quel dannato Tanqueray sta cominciando a fare effetto. Il sonno e il sogno si mischiano ai gradi del gin e agli zuccheri della tonica. Tutto bellissimo, direbbe il direttore. Proseguiamo.

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Emma Stone vince l'Oscar come miglior attrice protagonista
Emma Stone vince l'Oscar come miglior attrice protagonista

Robert Downey Jr - Voto: 7

Qua c’è lo scazzo vero: genio o buffone, fenice o ciarlatano. O lo ami o lo odi. Forse, comunque, meglio vederlo recitare che sentirlo parlare. Bravo, per carità, ma esci dal personaggio.

Seguono i premi di Poor Things: miglior trucco, scenografia e costumi. Il contentino di un film che voleva tanto e ha ottenuto poco. La vera domanda è: perché cazzo The Rock e John Cena sono lì. Ah, forse l’avevamo già detto. Comunque, Zendaya fa una misera comparsa: tieni duro “Zen”, tra poco ti compri pure Margot Robbie.

Zendaya - Voto: 100

Perché il futuro è suo.

Margot Robbie - Voto: ride

Ride.

Christopher Nolan - Voto: megatonico

La sua notte. Dio, diavolo e uomo. Creatore della bomba del cinema dello scorso anno. Oppenheimer è Prometeo, lui è Zeus. Vince l’Oscar come miglior regista. A consegnare il premio c’è Steven Spielberg. Passaggio di testimone?

L’occhio fa fatica a stare aperto, la notte non è giovane per niente (noi invecchiamo): insomma, uno strazio. Per fortuna Cillian Murphy vince il premio come miglior attore protagonista e la Terra ricomincia a girare. Il voto al leader dei Peaky Blinders? Cifre troppo alte per il limite dei caratteri di un articolo online.

Emma Stone - Voto: 7,5 d’ordinanza

Una delle poche persone di Poor Things che stasera può dirsi davvero soddisfatta. Del resto, anche lei è geniale. Meritava l’Oscar, un po’ come Lionel Messi: può non piacere, ma se vince sei comunque d’accordo.

Leonardo DiCaprio - Voto: 25 anni

“Dove cazzo l’avete visto?”, ci direte. Voci girano che fosse all’open bar. O almeno ci piace pensarlo così. Morettiano: “Mi si nota di più se non vengo o se vengo e sto in disparte?”.

Martin Scorsese - Voto: non siamo degni

Anche lui si vede poco e non vince niente. Ma il miglior riconoscimento l’aveva ricevuto da Wim Wenders a Berlino: “Il cinema è il tuo regno e tu sei il re indiscusso”. Davvero serve aggiungere qualcosa? Leggenda, sempre e comunque.

Ed Emily Blunt? E Bad Bunny? E questo, e quello? D’accordo, ci siamo dimenticati di tantissimi. Dateci pietà. Senza paura, senza pretesa di completezza, abbiamo considerato coloro che ci hanno lasciato qualcosa, nel bene e nel male. Sono le quattro del mattino. La macchina da scrivere è più stanca delle dita che scorrono. Ultima sigaretta. La notte dell’atomica è conclusa, e per un altro anno attenderemo la lista dei prossimi ambiziosi cineasti. Dei sognatori di quella Hollywood che assomiglia a Babilonia.

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