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Johnny Palomba: “Chi non capisce
il romano è soltanto un pigro”

  • di Federico Vergari Federico Vergari

14 gennaio 2022

Johnny Palomba: “Chi non capisce il romano è soltanto un pigro”
Vent’anni di “Recinzioni” – le critiche cinematografiche in romanesco – sono ora contenute in una raccolta appena uscita per Fandango libri. Ma lo scrittore e conduttore radiofonico, famoso al grande pubblico come sedicente critico sudamericano, in realtà è l’alias dell’autore Pietro Martinelli. Dopo essere state pubblicate da varie testate nazionali e recitate da attori come Nanni Moretti, Valerio Mastandrea e Ascanio Celestini, adesso è lo stesso Johnny Palomba (senza il cappuccio) che ce ne parla, così come di tanto altro: compreso il collega romanissimo Zero Calcare

di Federico Vergari Federico Vergari

Se avete vissuto in Italia negli ultimi venti anni è impossibile che non conosciate Johnny Palomba e che non vi siate imbattuti almeno una volta nelle sue recensioni, anzi: nelle sue “Recinzioni”. A poco più di due decadi dal suo esordio è da poco uscita per Fandango Libri una raccolta di Recinzioni dedicata alle serie TV. Abbiamo raggiunto Johnny per parlare del libro, che ovviamente è stato il punto di partenza per parlare anche di tanto altro.

Johnny, nel 2021 hai festeggiato 20 anni di Recinzioni. Ti ricordi la prima in assoluto?
Certo! Scrissi la recinzione di Billy Elliot (La ritrovate qui).

Cosa è cambiato nel mondo della tv e del cinema in questi anni?
È cambiato tutto. In generale credo che sia cambiato il modo di fruizione dei prodotti audiovisivi e forse si è anche abbassata la soglia di attenzione del pubblico che ha fatto crescere le serie tv che - è un dato di fatto – sono esplose a discapito del cinema.

E per te cosa è cambiato in questi venti anni?
Quando ho iniziato a scrivere le prime recinzioni andavo al cinema anche tre volte in una settimana o nei multisala magari facevo una “doppietta” nella stessa giornata. Poi è arrivato mio figlio, che tradotto significa che il tempo è finito dentro un buco nero. Così ho iniziato a guardare molta più televisione. Mi ricordo che la prima cosa che feci quando nacque lui fu My Sky, che ti consentiva di mettere in pausa e frazionare a tuo piacimento serie tv e film. Una cosa normalissima con le piattaforme di oggi.

È cambiato anche il tuo modo di scrivere?
Nel 2001 essere scorretti faceva ridere e si comprendeva facilmente che era un modo per prendere in giro chi parlava in un certo modo. Oggi molte cose sono cambiate, anche giustamente.  

Come nasce la tua carriera da recensore?
Non c’erano ancora i social e quello che scrivevo lo mandavo via mail agli amici. I contatti dentro la mailing list aumentavano sempre di più finché una recinzione non arrivò anche sul computer di Domenico Procacci, con cui lavoravo in Fandango, che decise di farci un libro. Da lì è iniziato tutto.  

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Perché inizialmente il tuo personaggio viveva nell’anonimato?
Quando si decise di far uscire il libro mi suggerirono di trovare uno pseudonimo per costruire un personaggio e nacque Johnny Palomba. Un nome ripreso dalla mia adolescenza, quando giocavo pallanuoto e mi piaceva fare le palombe, i pallonetti.

Praticamente un nome di battaglia.
Esatto!

E invece il tuo alter ego “fisico” con cappuccio e il passamontagna come nasce?
In quegli anni feci anche due libri con Vauro e a un certo punto si manifestò la necessità di partecipare a una presentazione. Io non volevo, ma proprio Vauro mi convinse suggerendomi di travestirmi da Uomo Invisibile. E così feci.

Come hai scelto le serie che hai messo nel libro? Si spazia dagli anni Ottanta a oggi, dal dramma ai cartoni animati…
Alla fine ho messo quello che ho visto, anche se magari non ho seguito tutte le stagioni. Ho poi attinto dalla mia infanzia e da quella di mio figlio. E ho messo tutto dentro il libro.  

Quanto conta leggere davanti a un pubblico quello che scrivi?
I reading mi piacciono molto e spero di tornare a farli presto. Magari in estate riusciremo a fare cose all’aperto con tante persone.

C’è anche la qualità della lettura che influisce e rende il reading più accattivante? Mi spiego: le Recinzioni se lette da te sono meglio che lette nella mia testa. O nella testa - che so – di un milanese.
Non saprei. Recentemente ho presentato il libro a Più libri più liberi e c’erano Edoardo Ferrario, Luca Ravenna ed Emanuela Fanelli, due Romani e un milanese. Posso dire che anche la lettura milanese ha un effetto divertente. Ognuno ha il suo modo di leggerle.

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Hai detto al Corriere della Sera che Strappare lungo i bordi non hai fatto in tempo a farlo entrare nel libro, ma che lo avresti recensito in italiano corretto. Una provocazione per tutte le polemiche che ci sono state?
No. Lo avrei fatto comunque, perché la serie è già unica con il romano di Michele. Per il resto quella è stata una non polemica, portata avanti con dei non argomenti. Mi è sembrata una scusa pigra per argomentare qualcosa che non si è capito. Ci sono persone che per lavoro guardano le serie e se trovano qualcosa che non conoscono e non ne comprendono il successo dicono la prima cosa che gli viene in mente, invece di indagare. Direi che alla fine è stata solo pigrizia perché dire “non mi è piaciuto perché è in romano” è troppo sciocco.

Poi il romano davvero lo capiscono tutti. Difficile che qualcuno possa dire il contrario…
Ho visto Squid Game in coreano, vedo tutte le serie in lingua originale. Forse allora uno deve pensare che se usi quella motivazione ti stanno sul cavolo i romani? Ma magari è un‘analisi pigra anche la mia.

Un dolore: dalla recinzione di Flashforward (per me è un capolavoro incompreso) si capisce che non ti è piaciuto….
No, mi è piaciuto! Ma hanno messo troppa carne al fuoco e poi hanno sospeso la serie e sono rimasto un po’ perplesso.

Facciamoci del male. Speravo de morì prima lo hai recensito dal punto di vista del tifoso che vede litigare mamma e papà.
Non tutti i tifosi romanisti saranno d’accordo, ma io l’ho visto così.

A proposito… l’As Roma di oggi che serie Tv è?
È una serie tv che stiamo girando e che dobbiamo ancora vedere… diciamo che stiamo lavorando sul set.

Serie preferita in assoluto?
Oddio troppo difficile! Tra quelle comiche ti dico Modern family e The big bang theory. A casa le vediamo a nastro. Soprattutto Modern family, per me è una serie pazzesca. La più divertente degli ultimi anni.

Facciamo un gioco. Ti nomino degli eventi e tu li incaselli in un genere. Ci stai?
Certo!

L’elezione del presidente della repubblica…
Una soap opera.

La serie A di quest’anno…
(ride ndr) Direi un’operetta.

Il festival di Sanremo…
Una cosa serissima: un drama, con una emme, come direbbero gli americani.

Tra qualche anno potrebbe esserci una serie sulla Pandemia…
E mi immagino una serie che racconta un passato distopico e non – come al solito – un futuro distopico.

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