Juliette Binoche, 58 anni, sarà presto al cinema con il suo nuovo film Paradise Highway. Al Corriere ha spiegato che "Sally è una donna piena di coraggio. Mi somiglia. Non ho mai temuto le sfide, i passaggi tempestosi. Sally lotta in un mondo di uomini. Molte di noi lo fanno: è ancora necessario nonostante i passi avanti degli ultimi anni". E, se le dicono che è una delle attrici di maggior talento della sua generazione: "Per molti recitare è una tortura. Io penso che sia sempre una gioia". Paradise Highway, in mostra al Festival di Locarno (quello da cui è tornato Sgarbi passando dei guai), è un dramma on the road che parla di solidarietà femminile, delle relazioni pericolose, della tratta degli esseri umani, dell’innocenza calpestata e di molto altro ancora. Un ruolo per nulla facile quello interpretato da Juliette Binoche: "Gli attori devono imparare a rischiare. Devono scommettere sui progetti più interessanti. Penso a Gli amanti del Pont-Neuf che feci nel 1991 con Leos Carax. Più invecchi, più conquisti libertà".
E su come si è immedesimata nella parte di Sally: "Prima di girare, con la regista Anna Gutto abbiamo fatto un lungo viaggio a bordo di un Tir sulle strade americane. Cinque giorni dormendo, mangiando, vivendo nel camion con un caldo soffocante e il tormento delle zanzare". Insieme a loro anche Desirée Wood, vera truck driver fondatrice di un’associazione che tutela i diritti della categoria: "Desirée è una donna dalla tempra eccezionale. Ci ha insegnato come comportarci sulla strada, come non farci aggredire. Sono una buona guidatrice, mi piace sentir cantare il motore. Ma 13 marce rispetto alle 5-6 normali sono troppe. Per me, poi, quello era un periodo molto duro: ero appena uscita dal Covid, un mese di cure". L'attrice ha parlato anche di come sia riuscita a farsi accettare dalla comunità: "Ho ascoltato tante storie. Ognuna potrebbe essere un film. Storie tristi, espressione di una condizione segnata da violenze e ingiustizie. Le donne che fanno questo lavoro guidano 11-12 ore al giorno. Quando si fermano, mangiano cibo terribile in posti terrificanti. Non c’è compassione da parte mia: dico che bisogna essere in gamba". Il film narra di un doppio rapporto: con Leila (Hala Finley), la ragazzina da riportare a casa, e il detective Morgan Freeman: "Con Hala si è creata un’armonia inaspettata: è uno dei miracoli del film. Di Morgan sono amica da tempo".