Kekko dei Modà si scaglia contro Tony Effe in una lunga intervista rilasciata oggidì, sabato 4 gennaio anno delle Signore 2025, a Repubblica. Il cantautore che ha scelto per la propria band il nome della discoteca più tamarra dell'intera Brianza, è prossimo a tornare in gara al Festival di Sanremo coi sodali suoi. Già che c'è, tanto per surfare il trend, lancia bordate al trapper maggiormente discusso del momento perché: "Parla delle donne come fossero cacche sul marciapiede. Oggi nelle canzoni sento volgarità, cattiveria, la donna è trattata come un oggetto. Invece, devi farla sentire importante, perché lo è". Poi racconta come la figlia Gioia, 13 anni, sia andata da lui per chiedergli conto di alcuni versi vergati dall'attuale fidanzatino di Giulia De Lellis: "Papà, cosa significa ‘Se mi guardo allo specchio mi viene duro/Lei ti salta sul ca**o come un canguro’?". Insomma, Kekko dei Modà è indignato assai, al punto da dichiarare: "Non avrei mai invitato a Sanremo chi parla delle donne in modo sconsiderato". In attesa che il nostro possa diventare, un felice giorno, direttore artistico del Festivàl, abbiamo il sospetto che abbia scordato una perla (?) cantautorale di proprio conio, ovverosia il brano 'Meschina', uscito come secondo (e ultimo) singolo dal disco 'Sala d'Attesa'. Ve ne riportiamo solo un piccolo estratto, come sapida anticipazione: "Devi implorarmi di non ucciderti". Ma c'è di più, nonché di peggio. Gli toccherà auto-escludersi dalla gara per queste e tante altre parole così "sconsiderate" contro il genere femminile? A rigor di logica...
Nel 2009 il prode Kekko aveva circa la stessa età di Tony Effe, poco più di 30 anni. Non che le boiate possano essere 'giustificate' dall'anagrafe, ma quando il romantico cantautore era pressoché coetaneo del terribile trapper scriveva così, nella prima strofa e nel ritornello di 'Meschina':
Cambio d'umore solo se
Se aggiungi veleno alle tue lacrime
Sei stata così perfida che
Che soffocherei
Tutti i respiri che fai
Ti voglio restituire
Solo un po' del mio dolore
Voglio vederti strisciare
Concederti a me
Devi dirmi
"Voglio solo te, voglio solo te"
Devi dirmi
"Hai ragione te, hai ragione te"
Devi dirmi "scusami e feriscimi"
E implorarmi di non ucciderti
Rispettosissimo, anzichenò. Il testo è il delirio di un maschio che dimostra una gelosia morbosa, ossessiva. Teme che la fidanzata (di un altro) possa 'tradirlo' (?) e, nel dubbio, architetta già la propria 'vendetta' per cotanta eventuale 'lesà maestà' ("Dimmi se lui è meglio di me/E convincimi che/Tu pensavi a me/Mentre urlavi, godevi, piangevi/E speravi di tradire lui con me"). Il cantautore, nel testo, si dimostra tollerante assai (sì, siamo ironici). Durante la seconda strofa, infatti, si auto-elogia e maledice per aver concesso fin troppa libertà all'oggetto (quale altro termine usare qui?) del proprio desiderio:
"Son stato sempre attento
A non farti mancare mai niente
Di quello che chiedevi, che sognavi
E ricevevi ogni volta che poi lo chiedevi
Son stato in silenzio
Quando uscivi vestita da sera
Io stanco dicevo "vai pure"
E facevo a due mani da solo l'amore"
Insomma, lei si permetteva di uscire di casa "vestita da sera" e lui letteralmente faceva pippa. Quanto buon cuore, pare una puntata di 'Temptation Island'.
Viene da sperare che 'Non ti Dimentico', canzone che il nostro porterà sul palco dell'Ariston il prossimo febbraio non sia 'amorevolemente' dedicata alla stessa donna. Dopo la bellezza di 16 anni, sarebbe inquietante per dirne il meno. Inquientante come suona, oggi come ieri, il testo di questa 'Meschina', in pratica una istigazione alla violenza 'giustificata' dal sospetto che l'amata possa esserti infedele o non raccontartela giusta. Ben sappiamo che il buon Kekko abbia scritto moltissimi testi romantici, tutti cuoricini ('Tappeto di Fragole', 'Favola', 'Quello che non ti ho detto (scusami)' e così via). Prima di sparare a zero contro un qualsiasi collega, sia pure il più sciagurato, bisognerebbe accertarsi di avere alle spalle un repertorio immacolato. Repertorio immacolato che, senza grosse sorprese, temiamo non possa vantare proprio nessuno: almeno un pezzo 'masiniano' à-la 'Bella Stronza', tenuto conto pure della sensibilità più lassista che un tempo vigeva indisturbata, ce l'hanno tutti in curriculum artistico.
Quanto abbiamo scritto fin qui non vuole certo stare a significare che Tony Effe sia un romantico poeta incompreso. Né ha lo scopo di fare paragoni che non starebbero né in cielo né in terra, a partire dal genere musicale, totalmente agli antipodi, di questi due. Resta il fatto che surfare il trend furbesco del 'Dagli al trapper' per fare notizia, passare per buoni e puri e, tra le righe, elevarsi dal ciarpame musicale che pur esiste - come è sempre esistito - possa finire per far inciampare chiunque in magre figure, magrissime. Oggi è toccato a Kekko dei Modà, domani chissà.