San Siro è considerato da molti, se non tutti, la “Scala della musica” di Milano. Un vero e proprio tempio che ha visto esibirsi, negli anni, artisti sia italiani che internazionali. Non più, ormai, un luogo dedicato solo al calcio, ma anche ai grandi concerti. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un moltiplicarsi (se non triplicarsi) degli eventi musicali a San Siro. E tra sold out reali e immaginari, flop e performance sopra le aspettative, anche l’estate 2025 si sta delineando come un altro grande momento per la musica italiana. Se sul palco di San Siro vedremo i già annunciato Elodie, Pinguini Tattici Nucleari, Gazzelle e Marracash, a questi si è aggiunto proprio in queste ore Lazza, che con il tour “Lazza Stadi 2025” arriverà anche alla “Scala della musica” di Milano il 5 luglio 2025. Una grande notizia per i fan, un traguardo importante per il rapper, che San Siro lo ha sempre vissuto soprattutto da tifoso, e che si è già esibito al di fuori dello stadio per presentare in anteprima alcuni brani del suo ultimo album, “Locura”.
E proprio su questo ultimo album si è concentrata la nostra attenzione. Perché “Locura”, uscito a due anni di distanza dall’ormai consacrato “Sirio”, è un album che non sembrerebbe aver retto il confronto con il progetto precedente. Il terzo disco di Lazza è risultato l’album con più settimane al primo posto nella storia della Classifica Fimi Album, con ventuno settimane non consecutive, battendo il precedente record di “Vivere o niente” di Vasco Rossi. Inoltre, alla fine del 2022 “Sirio” è risultato il disco più venduto in Italia, collezionando ben nove dischi di platino e diventando l’album più certificato nella storia della Fimi e del rap italiano. Tutti dati oggettivi. Come è oggettivo che, a distanza di poco due mesi dall’uscita, “Locura” sia stabile alla quarta posizione della classifica Fimi e che sia stato certificato doppio disco di platino e diversi brani, tra cui “Fentanyl” con Sfera Ebbasta e “Canzone d’odio” con Lil Baby, che hanno ottenuto il disco d’oro. Eppure, nonostante i successi ottenuti fino a oggi con questo nuovo progetto, viene da chiedersi se riuscirà davvero a eguagliare, o superare, il successo di “Sirio”. In Italia, ormai, esce così tanta musica che sembra essere sempre più difficile rimanere non diciamo primi in classifica, ma almeno andare oltre la memoria a breve termine degli ascoltatori. Nonostante tutto, comunque, San Siro sembrava scritto nel destino di Lazza ancor prima dell’uscita di “Locura”. Ma per quanti altri artisti che ci si esibiranno si può davvero dire lo stesso?
Noi di MOW abbiamo già parlato di Elodie e di come San Siro, al momento, non sia pieno neanche per metà. Certo all’8 giugno 2025 mancano ancora mesi, ma siamo sicuri che, se non grazie a qualche possibile “spintarella”, come per esempio Sanremo, la cantante riesca non diciamo a fare sold out, ma almeno a riempire lo stadio? Lo stesso discorso vale per Gazzelle, che si esibirà a San Siro il 22 giugno 2025. Basta aprire Ticketone per rendersi conto di quanti posti siano disponibili. E sì, sono davvero ancora tanti. Nel palinsesto, se così possiamo definirlo, dell’estate in musica di San Siro si sono inseriti, a sorpresa, anche i Modà. Inaspettatamente la band di Kekko Silvestre si esibirà il 12 giugno, con un evento che al momento vede il prato ancora tutto da vendere e diversi anelli ancora vuoti. Infine, ma ci sarebbero ancora tanti artisti di cui si potrebbe parlare, c’è Gabry Ponte, che allo stadio milanese porterà il primo vero show dance, sembrerebbe essere messo meglio rispetto ai due artisti sopracitati. Ma anche qui, viene da chiedersi se San Siro sia effettivamente il posto giusto per un evento pensato per far ballare il pubblico. Viene da chiedersi, a questo punto: tutto questo ha davvero senso? Fare San Siro è come fare la storia della musica. O almeno, sembra essere stato così fino a qualche tempo fa. Oggi sembra quasi che San Siro sia “per tutti”, e non più per quegli artisti che hanno “meritato” di arrivarci, senza bruciare le tappe e, soprattutto, rischiare di bruciarsi. Il rischio, a ben vedere, è quello di inflazionare un luogo iconico, rendendolo accessibile a tutti. Non più un luogo dove si celebra la grande musica, ma quelli che sono (o sembrano essere, in molti casi) grandi artisti. Che poi, lo sono davvero? Dovremmo quindi riflettere su cosa rappresenta davvero lo stadio milanese oggi: un tempio della musica o solo un grande palcoscenico per progetti ambiziosi?