Cosa succede se prendiamo due persone apparentemente con immense tossicità, le mettiamo insieme, shakeriamo e serviamo? Ebbene, il risultato è più o meno ciò che è accaduto a Kim Kardashian e Kanye West. Essi rappresentano l’esempio vivente e camminante di come è possibile creare distruzione intorno a sé. Il docureality che racconta la fine di questo amore (che forse più che invidia ha suscitato ansia) è all’altezza dello spettacolo Kardashian: una radiografia della tristezza. Il tutto è ben confezionato, ricco di dettagli, ma privo di magia. Non viene portato alla luce nulla che già non sapessimo: Kanye aggiunge un tocco in più all’immagine di lei, la eleva di livello. Il genio dell’hip hop trasforma persino la moglie in un prodotto perfetto. La moglie prende la notorietà di lui e la amplifica. Diventano come “Barbie e Ken”: un duo inseparabile, letteralmente. Dopo aver regnato come la coppia d’America per sei anni, i due decidono di sposarsi con un matrimonio “intimo” a Firenze. Emotività e sentimenti serviti su un piatto d’argento a favore di camera.
Personalmente, non ho mai amato questo tipo di narrazione stucchevole e non ho mai trovato affascinante vedere i problemi di tutti, cioè le noiose crisi di coppia, in televisione: non sono favorevole al mal comune mezzo gaudio. Tuttavia, capisco che queste dinamiche possano interessare ad altri. Nella docuserie viene sottolineato come lei abbia cercato di mantenere il matrimonio in piedi, nonostante le sfide. Nel frattempo, lui affrontava sbalzi d’umore derivanti dal suo diagnosticato bipolarismo (però, possiamo ammettere che avere una malattia mentale non giustifica fare lo stronzo al di là delle difficoltà?).
La necessità di validazione artistica da parte di lui, la brama di fama di lei (che ha preso lezioni dalla socialite globale Paris Hilton) e una famiglia troppo influente hanno portato a un epilogo triste ma prevedibile: un divorzio protrattosi per due anni e venduto al miglior offerente. Nulla di nuovo, eccetto il fatto che nessun protagonista esce da questa storia con un’immagine eroica. A differenza del banchiere torinese Segre, che ha diviso l’opinione pubblica italiana sputtanando la sua compagna traditrice in pubblico, nel caso di Kim e Kanye non c’è alcun desiderio di schierarsi per nessuno. Li guardi e pensi: “Anche i ricchi piangono e si lamentano”.
A proposito, come avranno diviso i diritti di questa docuserie, ci chiediamo? Le asce di guerra le avranno sepolte a fronte di contratti milionari o per la volontà di condividere la propria verità con il mondo cercando di evitare di fare l’unica cosa che entrambi detestano, perdere?