Taylor Swift ha fatto uscire un album di 31 canzoni, totalizzando miliardi di ascolti? Bene, noi facciamo analizzare il tutto a sei dei più qualificati critici musicali italiani come Michele Monina, Andrea Laffranchi, Luca Dondoni, Paolo Giordano, Marinella Venegoni e Marco Molendini. Il risultato? Una moltiplicazione interessantissima di interpretazioni, ma anche di voci discordanti, che coinvolgono tutto e tutti. Le canzoni, i testi, i critici stessi, i poeti, il mercato discografico, le questioni di genere e la politica. Come sempre, è tutto bellissimo. Mettete su il disco, e buttatevi sotto a leggere.
Andrea Laffranchi è il critico musicale del Corriere della Sera.
Come consideri l'Antologia di poesie di Taylor Swift?
Io considero la poesia e la musica come due campi separati, e paradossalmente non mi piace l'idea di dare l'appellativo di poeta neanche a De Andrè, o agli altri grandi cantautori. Trovo che siano proprio due forme diverse, perché comunque la musica obbliga la scrittura della parola a determinate soluzioni che magari, se uno fosse libero, semplicemente riscrivere il tempo sarebbe una cosa diversa. Detto questo, trovo che ci sia molto di quello che racconta il titolo. C'è un tormento interiore che esce fuori. Una cosa a cui Taylor Swift ci aveva abbastanza abituato, anche nel passato. Lei è sempre stata una che ha raccontato molto il suo mondo interiore personale, ma in questo caso l'ho trovato ancora più dettagliato. Ci ha portato ancora più dentro al suo racconto personale con queste nuove canzoni.
Sono più introspettive, quindi?
Sì, mi è sembrato così, ma sono anche abbastanza di chiara lettura. Ci ha raccontato tanto di sé, o tanto di quello che lei vuole far sapere di sé. Perchè poi c'è sempre questo aspetto, che non si sa mai se quello che noi vediamo sia la verità, o se sia soltanto quello che uno vuole far apparire. Molto probabilmente, più spesso è la seconda ipotesi a vincere, però dobbiamo prenderla per quello che è.
C'è una maturazione nei testi?
Non c'è proprio uno scarto enorme di maturità, nel senso che ci ho trovato ancora, e forse è una cosa che ormai lei si porta dentro, questo senso di rivincita nei confronti dei suoi ex. Al di là di chi siano, perché non seguo il gossip e non mi interessa, però c'è sempre questa voglia di vendetta. C'è evidentemente qualcosa di non risolto nelle storie con gli ex, visto che c'è ancora la voglia di tirarle fuori.
La famosa Aston Martin.
Esatto, poi lei nelle canzoni mette queste cose che, per chi è dentro al suo mondo, diventano delle easter eggs pazzesche, in cui capisci assolutamente tutto di chi c'è dietro, a quale storia lei si riferisce e così via. Però diciamo che, al di là di questo aspetto ludico, si vede proprio che non le va giù questa cosa delle sue storie d'amore che finiscono male. I suoi non sono tanto dei breakup album, dei dischi che riparano il cuore in caso di rottura, i suoi sono revenge album.
Dal punto di vista musicale c'è stata un'evoluzione?
Ho trovato un equilibrio, un mix tra le cose che lei ha fatto in passato, esclusa la fase country. C'è sia quella fase di minimalismo che va verso il mondo della ballad acustica, ma dall'altra parte c'è una passatina, una pennellata di glitter pop. Da qualche parte mi è sembrato anche di vedere del minimalismo folk country, ma non l'ho trovato un disco eccessivamente sbilanciato in questo senso. Mi sembra che quello sbilanciamento ci sia stato, in passato, in maniera più dritta e più coerente rispetto al progetto attuale. In questo caso ha fatto pop in maniera più diretta. Ha tenuto un equilibrio fra i due mondi.
E dal punto di vista del mercato discografico, siamo nell'epoca dei singoli, cosa sono 31 canzoni?
La cosa che mi colpisce è proprio questa. Al di là della doppia versione dell'album, per cui uno è destinato proprio ai die-hard fans e l'altro diciamo più, tra virgolette, al largo consumo, mi colpisce il fatto che viviamo nell'epoca in cui Daniel Ek, il Ceo di Spotify, dice che un artista non può più pubblicare un disco ogni due o tre anni ma deve dare un continuo, deve creare un continuo engagement con i fan. Questo era un virgolettato di Daniel Ek. Siamo stati abituati a vedere questa come una corsa a pubblicare un singolo dietro l'altro, quasi senza continuità, nel tentativo di capire se quello che usciva era l'ultimo singolo di un vecchio album o il primo di quello nuovo. Quello che mi colpisce è che il personaggio che ha il maggior drive sulla comunicazione mondiale della musica, in questo momento, abbia ancora l'idea, la forza di dire che bisogna fare un album. Lo trovo incredibilmente in controtendenza rispetto a quello che accade normalmente, in cui si punta molto di più sui singoli, in cui l'album arriva dopo che sono uscite già quattro hit. Poi è anche vero che lei c'è, sulla continuità di pubblicazione, perché comunque ha un ritmo di pubblicazione pazzesco, tra dischi di inediti e le Taylor version degli album del passato. Però dall'altro punto di vista lo fa con dei progetti che non sono solo dei singoli e mi colpisce anche il fatto che sia un'artista così importante e determinante, e che questo non venga copiato.
In Italia nessuno la copia?
In Italia non lo vedi un artista di pari livello fare la stessa cosa. Tra l'altro, se ci pensi, non è solo lei a farlo. Guarda Beyoncé: ha fatto un album uscito dopo un solo singolo, non dopo quattro. Se ne è uscita con Texas Hold'em e poi ci ha sparato l'album. Beyoncé fa la stessa cosa di Taylor Swift: pubblica degli album. Quindi mi domando, se le due star della musica mondiale femminile in questo momento fanno delle scelte del genere, perché non ci sia un corrispondente da noi. Mi piacerebbe l'idea di un'artista italiana che interpreti l'album in maniera contemporanea, ma non quel tipo di contemporaneità di cui parla Hoek, limitata a tre singoli poi l'album, giusto per dire che l'ho fatto, che sembra quasi un'esigenza personale.
Bisogna anche avere qualcosa da dire magari.
Sì, certo, è fondamentale
Abbiamo anche artisti che si ritirano dopo una brevissima carriera.
E quello è un tema è un tema pazzesco che è legato alla stessa cosa, è legato sempre a quel feed the beast, cioè il problema è che se poi non riesci a tenere sotto controllo la bestia, la bestia ti mangia. Questa pressione psicologica è qualcosa di inedito, perché è vero che gli artisti sono sempre stati giudicati anche in base ai numeri che facevano, però una volta il lag temporale tra l'uscita di un disco, la vendita e la conoscenza dell'artista dei dati reali, era totalmente diverso. Magari l'artista non li sapeva neanche i dati, perché giustamente veniva anche in un certo modo protetto da chi gli stava attorno. Se stai andando malissimo, cerco di non farti andare in depressione, magari dicendoti sì, non siamo andati bene come l'altra volta, ma non ti preoccupare. La cosa di Spotify for artists, invece, è pazzesca. Alfa, per esempio, mi ha raccontato che lui ha disinstallato tutti i tool che analizzano le metriche della sua musica, perché dice che se no ci vai sotto, e dici caz*o oggi ho fatto sette di meno e quella roba lì poi piano piano ti porta via la testa.
Sì crea un'ansia pazzesca.
Sì, perché poi secondo me il tema della realizzazione sul lavoro è un centrale per tutti noi. Però secondo me l'artista fa più fatica a mettere un filtro tra un successo professionale e un senso di fallimento personale, proprio perché l'artista è quello che fa. Tutti siamo quello che facciamo, ma l'artista lo è ancora di più.
L'artista si espone in prima persona nel suo aspetto più intimo. La sua produzione è il suo intimo.
Esatto, quindi se tu vieni giudicato male, se i risultati non arrivano, senti che il tuo intimo non funziona, ti senti un fallito. Poi è chiaro che chiunque di noi se va male sul lavoro non è contento, però non c'è nessun tipo di filtro, rispetto a noi persone normali.
Paolo Giordano è il critico musicale del quotidiano Il Giornale.
Cosa ci puoi dire dopo il primo ascolto dell'ultimo album di Taylor Swift?
Vorrei iniziare con una precisazione che secondo me è una premessa necessaria. Chiunque parli di Taylor Swift in questo momento, a meno che non dica che è un fenomeno meraviglioso, viene massacrato sui social da un'ondata di intolleranza. Quindi bisogna premettere che tutto quello che io sto per dire è detto in buona fede, senza per forza essere contro Taylor Swift. Da un punto di vista musicale, sono felice che ci sia un disco. Le due più grandi pop star del momento, che sono Taylor Swift e Beyoncé, hanno un disco che sembra un un oggetto sempre meno prezioso, perché la corsa si sposta sempre più quelli che una volta erano i 45 giri, e adesso sono i singoli di Spotify. Per cui sono contento che abbia fatto un disco, che risulta molto lungo anche nella versione più corta.
Sì, la versione lunga forse addirittura è fuori mercato, direi.
Ecco, la versione lunga è fuori mercato. Quindi queste sono caratteristiche che a me piacciono, perché direi che dietro c'è un lavoro, c'è un'idea e c'è anche un gigantesco dispendio di energie, questo mi fa capire che la musica pop è ancora una cosa seria, anche se in molti pensano di no. Rispetto a questo undicesimo disco della sua carriera non c'è molta evoluzione musicale. Insomma, non mi sembra che rispetto a Midnight ci sia un'evoluzione significativa, ma è giusto così, perché Taylor Swift è una confidente che accompagna il proprio pubblico nel tempo, e il pubblico non le chiede di cambiare. Il pubblico le chiede di essere lei, di essere Taylor Swift e quindi in questo caso è un disco che raggiunge completamente gli obiettivi. C'è lei, musicalmente appesa a questo synth, che è il synth tipico di Jack Antonoff, che è un quel suono riconoscibile, e da lì esce poco. Anche dal punto di vista dei testi, diciamo che c'è un ossimoro tra il titolo e i testi, nel senso che il titolo è il dipartimento dei poeti tormentati, ma nei testi troviamo più che altro il gossip. Non c'è tutto quel tormento.
Possiamo dire che la Swift è cantautorale, per dare una definizione?
Bè, forse è un cantautorato 3.0, nel senso un cantautorato legato a un modo di colloquio in assoluto non si potrebbe dire. Per un certo tipo di pubblico è un punto di riferimento autorale, migliore di altri. Non stiamo certo parlando di Joan Baez, stiamo parlando di una che fa i duetti con Florence Welch dei Florence and The Machine, che va a recuperare una strada che non è cantautorale. Soprattutto per noi perché noi che siamo abituati al cantautorato italiano, fatto di testi pesanti, di cose così.
Sì, rimane musica leggera insomma.
Rimane musica leggera, però è musica leggera fatta benissimo. Insomma, è fatta benissimo perché insomma il singolo Fortnite con Post Malone è tanta roba. Post Malone è bravissimo, stiamo parlando di un livello molto alto.
Il successo è giustificato.
Il successo è giustificato, lei fa musica pop, ma benvenga la musica leggera. Oltretutto, lei dimostra che c'è vita oltre la trap, oltre l'urban in qualche modo.
In Italia c'è qualcuno che ci si avvicina a Taylor Swift?
Il problema è che, qualsiasi cosa tu dica rischi di essere ammazzato. Anche perché Taylor Swift è inimitabile, secondo me. Lei ha creato la sua chiesa, chiamiamo la chiesa in senso super super asettico, ed è una cosa che nessuno può imitare. Non ha senso dire che qualcuno si possa o non si possa avvicinare a Taylor Swift, ci si deve avvicinare al rapporto che lei ha con i propri fan, e questo è impossibile perché è un rapporto troppo personale.
L'hai trovato un disco più maturo, rispetto agli altri?
No, non l'ho trovato più maturo. Ho trovato un'evoluzione ma non un cambio vocale, un cambiamento, un upgrade. Non è un'evoluzione, ma c'è un insieme di colori musicali che sono molto diversi dai precedenti.
In un mercato che spinge tutto sui singoli, cosa vuol dire fare un album di 31 pezzi.
Questo vuol dire che Taylor Swift è un mercato a parte, ed è per questo che nessuno può essere come lei. Gioca un campionato a parte, al quale neanche Beyoncé si avvicina come numeri. Magari come rilevanza, come opinion making sì, ma come numeri non c'è gara. I pezzi sono tanti perché la gente compra il prodotto Taylor Swift e lo vuole declinato in tutte le canzoni. E poi diciamo, tra virgolette, in modo non letterale, che questo disco è una specie di concept album che parla di amore. Di fidanzamenti, più che amore. C'è la fine della storia d'amore con quell'attore, c'è Alonso, quello dei 1985, la band. Poi c'è il giocatore di football.
Laffranchi mi ha detto che secondo lui è molto vendicativa
Sì, questo l'abbiamo detto. Da questo disco si capisce che se tu hai una storia d'amore con lei, meglio che te la sposi o che lei ti butti via, o ti faccia di peggio, perché se no non ne esci vivo. Questo è molto americano, molto Taylor Swift. Non credo che in Italia potrebbe esserci nessuna popstar capace di fare una cosa simile.
Perché piace, Taylor Swift?
Secondo me è una delle pochissime che sia davvero bipartisan, tra il pubblico. Piace alle donne, ma anche agli uomini, piace a tutti. È trasversale per gender, per anagrafe, nazioni, continenti.
Entrerà in politica?
Ovviamente se lei facesse l'endorsement a Trump o a Biden è molto probabile che aiuterebbe a raggiungere un risultato molto positivo alle presidenziali. Io, se fossi lei, farei ancora di più, perché è banale fare endorsement a un presidente piuttosto che a un altro. Io farei come ha già fatto nelle altre presidenziali, cioè semplicemente inviterei il suo pubblico a votare. Perché ci sono tanti astenuti, tanta gente che non si reca alle urne. Darei la dimostrazione di essere talmente potente da far andare la gente a votare. Questo l'ha già fatto nel passato. La piattaforma sulla quale ci si deve iscrivere per votare negli Stati Uniti, dopo la sua richiesta aveva registrato un incremento in 30 minuti mai visto nella storia. Se lei lo facesse di nuovo, adesso, sarebbe ancora più imponente.
Luca Dondoni è il critico musicale del quotidiano La Stampa.
Taylor Sfiwft: canzoni o poesie?
Le canzoni sono di fatto poesie, quindi mi sembra che la risposta alla questione sia evidente. Diciamo che però questi sono testi molto particolari, nella misura in cui parliamo di una cantautrice che praticamente segue un percorso quasi dialettico. Di fatto si parte dalla fine della storia d'amore con Joe Alwyn, che è durata sette anni, e non ci dimentichiamo che The Tortured Poets Department, che è il titolo dell'album, era il nome di una chat WhatsApp che Alwyn aveva insieme agli amici e ai colleghi, gli attori Paul Mescal e Andrew Scott, e non è certo un caso. Poi si attraversa la parentesi della relazione con Matty Healy, che era il frontman dei 1975, frequentato da Taylor Swift lo scorso anno, fino al fidanzamento con Travis. In mezzo ci sta anche un Alonso che viene citato bellamente e simpaticamente quando si cita l'intercorso fatto con una macchina, una frenata sbagliata che lui avrebbe fatto. Insomma, è un album che Taylor Swift, lo dice lei stessa, aveva bisogno di realizzare: più di qualsiasi altro disco mai fatto. È stata un'ancora di salvezza. Personalmente rimango piuttosto colpito, perché è come se fosse un album dedicato a Travis, ma in un modo strano. Hai presente quando ti metti con una fidanzata e gli dici ok, voglio dimostrarti che non ho più niente a che fare con la mia vita di prima, quindi ti racconto tutto di quelli con cui sono stata prima? Ecco, nel caso delle canzoni la Swift ha raccontato proprio tutto, togliendosi i sassolini dalle scarpe. È proprio un album di chiusura rispetto a un periodo sentimentale della sua vita, e forse rispetto ad altro. Però c'è molto di Taylor Swift in questo discorso. Lei in realtà ha sempre scritto cose anche abbastanza biografiche, ma questo lo è molto, racconta cose in più. In effetti, lo ripeto, già il titolo che va a prendere una chat di un suo ex fidanzato mi sembra notevole.
Qualcosa di liberatorio.
Oltre che liberatorio: di quelle prove d'amore che si fanno con i fidanzati che si amano molto, con i nuovi fidanzati. Ti dimostro che ti amo così tanto da cancellare quello che c'era prima.
Qualcuno mi ha descritto la Swift come molto vendicativa, nei testi.
Mi piacerebbe sapere da quale pulpito. Qualcuno la conosce così bene da poter dire no, sai, lei è molto vendicativa? A me queste cose fanno sempre molto sorridere. Ma ci hai mai mangiato assieme? Forse non l'hanno mai neanche vista a distanza di 30 metri. Mi fa pensare. Guarda, ti dico, vivendo in questo mondo da oltre 40 anni, di gente che si vende orsi non uccisi ne ho trovata tantissima.
Invece dal punto di vista musicale come la vedi? C'è stata un'evoluzione o ha portato avanti il suo discorso?
No, evolutivamente non ci siamo, nel senso che la vera evoluzione l'ha fatta quando è diventata la Taylor Swift che tutti noi conosciamo, noi che non siamo stati e cresciuti col suo mondo country. L'evoluzione di Taylor è quella di portare il country al pop e di mischiare i generi, levando gli stilemi propri del country, che sono quelli che vediamo in Texas Hold'em di Beyoncé. Il tremolato della voce, alcuni accordi che sono obbligatori nel country, alcune costruzioni musicali, tutto questo è svanito a favore di un pop più facile, più caramelloso, ma anche più rock in certi casi. Ha spacchettato musicalmente lo spartito country per farlo diventare una cosa pop, ed è stato lì che si è portata dietro non solo il suo mondo, ma è entrata in maniera deflagrante in quello del pop, con tutto quello che riguarda la sua estetica.
Ecco, la sua estetica è molto americana.
Quando si parla della fidanzata d'America c'è lei. Che si faccia vedere a limonare con Travis o che vada allo stadio, tutta la comunicazione su Taylor Swift, che è molto ben studiata, è quella della brava ragazza sempre innamorata e che non eccede mai. È sexy ma non è mai troppo sexy. Durante lo spettacolo ammicca ma non amicca mai troppo. Lei riempie la casella di un puzzle, di un mondo pop caramelloso il quale ha determinati pinnacoli, che sono le Dua Lipa, le Pink, o se vogliamo andare verso quello un pochino più autodistruttivo, però bello, che sono le Billie Eilish.
Beyoncè?
Beyoncè è il suo esatto contraltare, ma non posso parlarne ora perché entriamo in un altro campionato. Beyoncè ha fatto esattamente il contrario. Con questo ultimo album, dove ci sono due canzoni e mezza country su tutte, e che dal punto di vista comunicativo hanno venduto come un disco country, lei aveva un desiderio, quello di fare arrivare un singolo al top della classifica country, e cioè Texas Hold'em. E ci è arrivato. È riuscita a fare ciò che nessun altro artista nero ha fatto recentemente. Il punto su Taylor è proprio questo. Lei è un pezzo della musica americana di questo momento. Sarà più brava di tutte e da un punto di vista comunicativo ancora di più. Poi, mi sono informato leggendo con attenzione e ho trovato anche delle criticità. Quando Taylor dice che "questo periodo della vita è ormai concluso, il capitolo è stato chiuso, non c'è nulla da vendicare, non ci sono conti da regolare. Una volta che le ferite si sono rimarginate e, riflettendoci meglio, un buon numero di esse si sono rivelate autoinflitte. Chi scrive è fermamente convinto che le nostre lacrime diventino sacre, sotto forma di inchiostro su una pagina. Una volta che abbiamo raccontato la nostra storia più triste, possiamo liberarcene", dice lei. Allora, questo suo discorso sul mettere in musica le sue sofferenze, ma anche la sua storia, ripeto tra parentesi, per farmi conoscere al 100% dal mio fidanzato, ma anche dai fan, e mettermi a nudo, secondo me ci fa notare una pagina un po' nascosta di Taylor. Cioè, pur essendo al vertice, lei dà sempre l'impressione di sentire forte la pressione di chi le dice, o magari è lei che lo dice a se stessa, che tutto potrebbe finire da un momento all'altro. Questo è qualcosa di strano per una come lei, che è in bulimia nella produzione discografica.
Bulimica, iperproduttiva. È la popstar delle performance.
Tanti dischi, uno all'anno, tante canzoni, tante cose, sempre fuori. Disco poi tour, tour poi disco. Poi in mezzo al gossip, per forza di cose. Poi sei quella che cambia il Pil, sei quella che potrebbe cambiare le elezioni. Poi sei quella che mai nessuno come te. Io immagino che si senta ovviamente sotto pressione. Poi sei la prima bilionaria in dollari del mondo rock americano. Io voglio immaginare che stiamo parlando comunque di una donna giovane che intorno abbia, come tutte le grosse aziende, decine di counselor, decine di gente che gestisce e fa per lei, che a un certo punto ci sia sempre qualcuno che le dica: senti Taylor, qui cosa facciamo? Hai in mente su quante cose si deve esprimere questa donna, all day long? C'è una pressione enorme.
Sì, c'è gente che si è ritirata per molto meno. Ma questo fattore iper produttivo, nell'epoca dei singoli e di TikTok, che significato può avere?
Lei indubbiamente ha un sacco di cose da dire, da cantare, da mettere in ballo, e le tira fuori. Guarda da noi Lorenzo Jovanotti. Non ha fatto fino ad ora la stessa cosa, pur andando contro il sentire generale? Gli ultimi album, addirittura, erano più album insieme. Usciva con queste cose iperproduttive da una valanga di canzoni. Ha provato ad uscire con sei canzoni a gennaio, sei canzoni a dicembre. Cosa ha fatto? Se poi questa roba qua abbia un senso, questo lo diranno i posteri. Io sinceramente, tornando a Taylor Swift, dico sempre che purtroppo possiamo essere critici quando vogliamo, ma tanto ha ragione lei. L'unica roba che mi sento di dire, e ne ho discusso proprio l'altro giorno con una mia allieva alla Cattolica durante un master che ho finito di tenere pochi giorni fa. Abbiamo ragionato su un mio tweet di parecchio tempo fa, scritto in seguito a un fatto che mi aveva molto colpito. C'è stato un momento, un po' di mesi fa, dove non passava settimana che il Tg5 non facesse un servizio su Taylor Swift. Quasi ogni sera c'era un servizio su Taylor Swift. Loro da un certo punto di vista non facevano altro che riportare pedissequamente servizi che prendevano magari sui feed internazionali, perché se ne parlava molto. A quel punto mi venne una riflessione e scrissi: cavolo il Tg5 quanti servizi fa su Taylor Swift, peccato che in Italia Taylor Swift non sia neanche un centesimo di quello che è in America o nel mondo. Perché se tu esci in strada e chiedi ap primo che passa chi è Taylor Swift, o chiedi una canzone di Taylor Swift, fai fatica a trovare qualcuno che ti risponda. Questa è una realtà. Ovviamente dopo il tweet mi sono portato dietro settimane di shitstorm dai vari fan club, dai vari Mario, dai vari Martinetto, da tutti. Tu odi le donne, non capisci niente, me ne han dette di tutti i colori. Non sapendo, tra l'altro, che io sono stato uno dei primi ad andare a Nashville per incontrarla; uno dei primi ad andare a visitare il museo di Taylor Swift all'interno della Country Musical of Fame. Non sapendo tutto, perché poi questi ignoranti non sanno niente. Il discorso è questo: non posso spiegare a sta gente come si sta al mondo e come funziona la comunicazione, per cui lasci perdere, li lasci parlare di mer*a, ingoi e pazienza. Però la verità è questa, che Taylor Swift in Italia in questo momento è molto meno forte che in molti altri paesi. Poi a San Siro farà il pieno. Magari ne farà due. Ci sarà una settimana nella quale non si parlerà d'altro. Per forza di cose, con tutte le fan che ci sono in Italia che non stanno aspettando altro. E urleremo al fenomeno, sono pronto. Ma di fatto la realtà oggi è questa. Questa forbice è molto ampia tra noi e l'America, tra il modo in cui l'America vive questo fenomeno e io modo in cui lo viviamo noi, e lascia colpiti perché poi in realtà Taylor Swift è molto forte ovunque, nel mondo.
A cosa può essere dovuta questa cosa?
Ci abbiamo pensato un sacco di volte, non sappiamo come leggerla. Troppo carina? troppo azzimata? Troppo la ragazza della porta accanto? Troppo americana? Troppo yankee way of life?
Eppure di americanate ne abbiamo avute a valanga.
Certo, ne mangiamo tutti i giorni. Però questa no. Non so capire il perché. Sinceramente non non riesco a intelleggere perché l'italiano in generale, a parte, ripeto, gli stuoli di fan che ha. Che sono per lo più ragazze tra i 15 e i 23, 24 anni, e sono l'hardcore, proprio il cuore, la parte dura del fanodromo di Taylor Swift, non c'è altro. Vedo molto più eccitazione nell'italiano in Dua Lipa, in Billie Eilish, in fenomeni di questo tipo. Se ne conoscono di più le canzoni, vedo più hype intorno a questa gente.
Anche in radio non è certo in heavy rotation.
In radio viene suonata molto poco. Nel nostro paese, per ragioni che non si capiscono, non ha bucato. Io stesso lavoro su RTL il sabato e la domenica, faccio la main radio dalle 17 alle 19, e ti dico che pur avendo una programmazione molto popolare, Taylor Swift ce l'ho proprio ogni tanto. Non ricordo l'ultima volta che l'ho suonata nell'ultimo mese.
Inspiegabile.
Non si spiega, poi se tu lo dici, o se lo scrivi, ti porti dietro valanghe di gente che ti insulta e dice: ecco questi non conoscono niente, quando in realtà conosciamo fin troppo bene la situazione. Ma il fan malato, come si dice, è cieco e sordo. È peggio che cieco e sordo.
Esiste una Taylor Swift italiana?
No, no, non credo. Non c'è una Taylor Swift italiana, assolutamente, anche perché Annalisa va su Dua Lipa ormai in maniera evidente. Se vogliamo vedere una Elodie che prova a fare Beyoncé, possiamo anche farlo. Ci può stare, ma il resto delle cantanti italiane vive una loro vita, una loro personalità, ed è sicuramente qualcosa di positivo.
Possiamo considerarla più un'influencer, che una cantante?
Per carità, così bestemmi in chiesa. No, lei è un'ottima cantante. Prendiamo le cose come stanno. Taylor Swift canta molto bene, è una super professionista. Tutti quanti noi sappiamo che in America, negli Stati Uniti, se tu arrivi dove è arrivata lei, c'è solo una cosa che è certa. Se conosci l'America e conosci il loro mondo dello spettacolo, non è possibile, non è ascritto che tu ci arrivi per caso. Questo è poco ma sicuro. Lì i parvenu, i successi un tanto al chilo non ci sono. L'ultimo caso che si ricordi di grande truffa del pop furono i Milli Vanilli che non cantavano, poi li hanno beccati e sono finiti praticamente alla gogna. Finiti, morti, li hanno ammazzati. Lì proprio non esiste che tu possa arrivare nei punti più alti dello spettacolo se non dimostri di essere tu stesso lo spettacolo. Perché poi vai agli American Music Awards, vai ai Grammy e devi cantare, perché vai al Night Live e devi fare una figata, vai ospite di Fallon e devi dire cose interessanti e intelligenti, vai da Jimmy Kimmel e la stessa roba, perché vai a Good Morning America e devi essere intelligente. Cioè, lì non esiste che tu non sia uno strutturato, oltre a essere molto bravo nel fare il tuo. Billie Eilish va quest'anno a cantare la canzone agli Oscar e lascia tutti noi senza fiato. Ti piaccia o non ti piaccia Billie Eilish, le devi riconoscere un enorme talento. Il talento è premiato lì. Quindi, se Taylor Swift è arrivata lì, è perché è sicuramente una donna di enorme talento, che è riuscita a fare questo crossover fra il country e il pop come nessuno l'ha fatto prima. Nessuno lo ha fatto bene come lei. Questo, anche al livello estetico della maniera di cantare. Perché anche Dolly Parton, se vogliamo andare più indietro, che è stata la più importante, la più riconosciuta country girl, quella più pop, ha comunque sempre mantenuto la sua vena country. Invece lei ha fatto il crossover dal cantato country al canto normale. Cioè, non ha fatto canzoni per quadriglie o per ballare al Madison, ma ha fatto canzoni pop che sono arrivate. Questa attiene a Taylor Swift, non attiene a qualcuno prima di lei. Questa roba qua la fai se sei brava. Dire che lei è solo un'influencer sarebbe da ciechi.
Ok, l'ultima, ma sulla politica. Dici che prima o poi entrerai in politica?
Come tu sai, lei ha invitato la gente a votare, e già questo è un gesto politico importantissimo in America, visto che la maggior parte della popolazione non lo fa. Come tu sai, bisogna andare a iscriversi in sede. L'operazione "moto a luogo" del cittadino americano per votare richiede una voglia di votare superiore, anche rispetto a noi che abbiamo una tessera politica in mano, e che dobbiamo solamente andare in una scuola media e fare una X e metterla in un quiz, ma nonostante questo facciamo fatica. Ecco lì invece c'è proprio un meccanismo a ogni elezione che rende tutto più complicato. Poi se tu mi chiedi se lei a un certo punto durante le prossime politiche addirittura dirà votate Biden, sicuramente Biden vincerebbe a mani basse perché Taylor Swift sposta veramente tanto. Se la domanda è, arriverà a farlo? Io ho i miei dubbi.
Marco Molendini, critico musicale, per lunghissimi anni firma di punta del Messaggero.
Parto con la domanda che ho fatto anche agli altri tuoi colleghi, insomma Taylor Swift ha presentato l'album come un'antologia di poesie dal punto di vista dei testi, cosa ne pensi?
Diciamo che ovviamente è un'operazione di marketing studiata alla grande, oltretutto vedevo che in pochi giorni ha fatto oltre un miliardo di stream su Spotify, quindi siamo a livelli pazzeschi. Io ho fatto un pezzo sul disco, che è uscito su Dagospia. Devo dire che sono stato abbastanza netto, perché l'ho definito una vera mattonata. Di più, perché c'è la possibilità di avere una mattonata semplice con 16 canzoni, e una mattonata doppia con 31. Detto questo, il disco è confezionatissimo, musicalmente è stato costruito con grande sapienza, ci sono suoni anche eleganti per certi versi. Però diciamo che quello che traspare dall'ascolto è la monotonia. Non dico solo che era inutile avere 31 canzoni, ma che oggettivamente, anche se riduciamo la dose, sono canzoni che hanno tutte la stessa situazione sonora, una monotonia dominante. Questa monotonia oltretutto è accentuata dal fatto che la voce di Taylor Swift, che pure negli anni ha imparato a cantare molto meglio, con l'uso dell'autotune e con l'imprinting della sua voce, tende anch'essa ai livelli mediani della vocalità, quindi accentua il senso di monotonia. Io mi sono fatto un'idea che lì c'è una sorta di bulimia musicale abbastanza accentuata, perché lei ha fatto, se non sbaglio, nove album in cinque anni. Una sorta di iperpresenzialismo, Taylor Swift è ovunque: cielo, terra e mare, sui social, una presenza molto forte. È una costruzione basata sull'assenza di spazi per qualsiasi altra cosa, e il disco con le 31 canzoni fa parte di questo ragionamento secondo me: la strategia è quella di fare il più possibile per non dar tempo a chi ti ascolta di distrarsi, nemmeno per un secondo.
Poi dal punto di vista discografico, adesso c'è Spotify, si tende sempre a puntare sui singoli, come la leggi questa cosa?
Io leggo un'altra cosa, a proposito di Spotify. Fare un miliardo di stream nel giro di pochi giorni significa che la gente ti ascolta a scatola chiusa. Significa che conta più il battage della sostanza, che quindi il prodotto si basa sul modo in cui viene presentato, lanciato, costruito e in questo modo parte in maniera fortissima. Sono cifre sbalorditive, insomma, diciamo la verità, però questo dimostra anche qual è lo stato della musica attuale in cui conta di più non dico il rumore, della musica, ma il rumore di quello che sta attorno alla musica rispetto a quella che dovrebbe essere la sostanza.
Qualcun altro ha detto che la potenza della Swift è quella di aver creato questa sorta di chiesa intorno a lei.
Sì, però quando tu hai i fedeli i fedeli ti seguono ciecamente, a meno che non si sveglino a un certo punto e capiscano dove si trovino. Per questo motivo c'è questa sorta di bulimia, per cui i fedeli devono essere saziati in ogni istante, in ogni momento, in ogni passaggio e non bisogna dargli tempo di aver alcun dubbio.
È il meccanismo dei social. Riempire il feed. Ma Taylor Swift si comporta da influencer o da cantante?
A me ha fatto pensare un po' alla Ferragni, in piccolo. Perché il meccanismo è quello, ma è un meccanismo di cui la Swift ne approfitta, e magari è anche giusto che usi quegli strumenti dal suo punto di vista. Dal punto di vista di chi osserva, però, di chi ascolta o di chi comunque è interessato alla musica, il fatto che un prodotto musicale di grande rilevanza, nel senso di attenzione, debba passare attraverso questi meccanismi, e che questi passaggi poi siano la cosa determinante, ci fa dimenticare di quello che c'è dentro. Perché fare 31 canzoni? Sembra un lavoro fatto quasi con la pala, come dire, butto lì il più possibile, tanto che mi importa, io lo lancio e via. Ne posso fare anche 200 di canzoni con questo sistema.
Avrà davvero così tante cose da dire o tende a ripetersi?
Vedi, poi ha rimpinzato le canzoni di sottintesi, e il fidanzato, e l'ex fidanzato, e le storie d'amore che vanno bene, e quelle che vanno male. C'è una canzone che sembra dedicata a Peter Pan, c'è Cassandra, c'è Dylan Thomas, perché così giustifica il titolo, c'è Patty Smith. Onestamente capisco che è un lavoro pensato da questo punto di vista, ma questo non vuol dire che sia un merito. Ma la vita privata, e tutto il resto, alla fine è un influencer, e ormai conta più l'influencer che la cantante.
In Italia in radio non la si sente tanto.
Il fenomeno è molto meno forte da noi. Però siccome siamo una provincia dell'impero in qualche modo siamo comunque contagiati, diciamo la verità.
Dal punto di vista musicale cosa c'è da commentare?
Ma guarda, ti devo dire la verità, l'evoluzione io l'ho trovata soprattutto dal punto di vista vocale: ovviamente la ragazza ha studiato, La country singer ha acquistato sicuramente una maggiore autorevolezza e autonomia. Noto però che le interessa poco l'aspetto della personalità, cioè che lei tende ad appiattire il prodotto e questo è il risultato. Oggettivamente, la sensazione alla fine dell'ascolto è quella di avere la pancia piena ma la testa vuota.
Michele Monina è il critico musicale di MOW, oltre che scrittore di numerose pubblicazioni.
Partiamo dall'antologia di poesie. Che ne pensi?
Io ritengo che la forma canzone sia una forma letteraria. Ma non solo io, è una tesi che viene supportata anche da critici letterari e da questo punto di vista credo che la Swift abbia fatto un ottimo lavoro. Se le analizziamo come poesie, come ha fatto in un altro articolo l'erede Alessandro Quasimodo, probabilmente non reggono, ma perché sono testi che sono pensati per essere cantati e non per essere letti. Però sicuramente sono testi molto curati, su questo non ho ombra di dubbio, anche se sono indirizzati a un pubblico molto specifico nel quale non rientro, per anagrafe e per altri mille motivi. Sulla semplicità, ricordiamoci che i Beatles, inizialmente, hanno attirato intorno a loro gente cantando canzoni con dei testi che manco i Baci Perugina, però avevano quella capacità di fare proprio il gusto della gente che è una roba che io invidio profondamente, perché non è semplice, anzi. Direi che la parte difficile del pop è proprio essere pop.
Dal punto di vista del mercato, cos'è questo mega album di 31 pezzi, un suicidio?
Visto che ha superato il miliardo di stream, direi di no. La Swift sa quello che fa, anche perché sta stracciando tutti record che già erano suoi. I record precedenti erano tutti suoi, di Midnight e di 1989 nella nuova versione. Sa che muove numeri pazzeschi e giustamente chiede al mercato di adeguarsi a lei, che è una cosa che solo chi è così forte può fare. Abbiamo visto Apple, Amazon, e tutti quanti che hanno fatto i countdown per l'uscita modificando i loro template, e tutto questo perché lei può farlo. Non credo che sia un gesto di megalomania, cioè non penso che lo faccia perché si diverte la mattina ad alzarsi e guardare che tutti le corrono dietro. Penso che lo stia facendo perché ha capito di avere una vera comunità intorno, cosa che non succede praticamente a nessuno in questo momento, nessun altro. Forse ai coreani, che però in occidente sono sempre seguiti con quel guizzo un po' folcloristico che invece nei suoi confronti non c'è. Io ci vedo anche qualcosa di vagamente politico in quello che sta facendo, siccome è noto ed è evidente che lei sposta anche quei numeri lì.
Cosa vogliono dire, questi numeri?
Credo che in qualche modo la Swift abbia voluto dire: attenzione, prendetemi in considerazione, occhio a come vi muovete, perché in effetti sta muovendo dei numeri pazzeschi, e so già che il confronto farà inorridire molti, ma credo che solo Elvis e i Beatles nella storia della musica siano riusciti a fare altrettanto, come numeri e come coinvolgimento. Poi, a differenza di Elvis e dei Beatles, si potrebbe discutere sul fatto che c'è un numero amplissimo di persone, che sono tutti quelli che non fanno parte di quella comunità, che non conoscono neanche una canzone di Taylor Swift. È un fenomeno stranissimo, no? Com'è possibile che la persona più ascoltata al mondo sia ascoltata solo da chi l'ascolta volontariamente e non da tutti gli altri? Faccio un esempio, sono nelle Marche, mi sono fatto una coda di oltre sei ore per arrivare qui da Milano ascoltando varie radio, e durante il viaggio non ho mai sentito nessuna canzone di Taylor Swift. Non l'ho proprio mai sentita in vita mia una canzone di Taylor Swift alla radio, ed è strano perché la radio si adegua clamorosamente al mercato, da sempre. È uno strano fenomeno che va assolutamente studiato e trattato con serietà, e non con spocchia.
È come se fosse una nicchia enorme.
Se guardi le classifiche delle radio, magari passa in quelle piccole che poi fanno numeri, ma non nei network. È strano perché la radio si è veramente omologata al mercato da quando esiste lo streaming. Quindi c'è una volontà di non passarla, e nonostante questo fa un miliardo di streaming su Spotify.
È anche assurda questa cosa che faccia miliardi di streaming ribaltando la logica dello streaming, cioè lei non fa singoli, non segue la logica del singolo.
Secondo me è una scelta. Lei ha sostanzialmente mutuato o viceversa, questo non te lo saprei dire perché poi stanno procedendo in parallelo, la logica dei trapper o dei rapper, in Italia ma anche nel mondo, che escono con un album e la tracklist occupa militarmente, la settimana dopo, la classifica dei singoli. Quando esce Sfera Ebbasta, la classifica dei singoli ha nei primi 15 posti 15 brani di Sfera Ebbasta. Lei fa esattamente la stessa cosa: non ha bisogno di un singolo perché sa che tutti i suoi brani lo saranno. La cosa della doppia versione dell'album è una mossa di quelle che fa andare fuori di testa Billie Eilish, che l'ha criticata indirettamente un po' di giorni fa. Perché è evidente che se tiri fuori un album con 16 canzoni e uno con 31, tutti ascolteranno quello da 31. È altrettanto vero che tutti poi acquisteranno fisicamente tutte e due le versioni, perché i fan vogliono tutto quello che riguarda il loro idolo. 31 canzoni sono un'enormità. Soprattutto perché esci in un momento in cui l'ascolto è ridotto sempre più ai 15 secondi del videino di TikTok. Però lo può fare e lo fa.
Se il disco ha 31 canzoni, come saranno i concerti?
Pensa che il tour stesso dura oltre tre ore di concerto, quasi quattro. Cioè, chi è che fa una roba di genere? Solo qualcuno che ha una sua visione e la applica. Anche musicalmente è un album irrazionale perché non è solo una questione di singoli, è proprio che è concepito quasi tutto alla stessa maniera, con questo synth-pop, tutto simile a se stesso. Però funziona e quindi ha ragione lei.
Funziona perché se lo può permettere, o il contrario?
Io non penso che stia facendo un braccio di ferro col resto del mondo per dimostrare che lei può qualcosa e gli altri no. Credo semplicemente che abbia una sua visione del mondo. Quando è uscito il disco i social si sono riempiti di commenti impazziti. Invece che parlare di Joe parlava di Matt, o quello che era - non rientro nelle Swifter, quindi non sono così appassionato di questo tema - però è una roba gigantesca. E anche questo fatto di essere in qualche modo sfottuta perché parla sempre di crisi sentimentali: se noi ci pensiamo, le nostre classifiche, parlo delle nostre italiane, negli anni '70 e negli anni '80 sono state dominate da uno come Claudio Baglioni, che in ogni disco raccontava di essere stato lasciato da qualcuna in malo modo. Amore bello, Solo, E tu come stai... I singoloni parlano tutti della stessa cosa, cioè di un amore infranto. E veniva preso in giro da chi ascoltava magari Guccini o De Andrè e che diceva, ma com'è possibile? Però sono canzoni che sono rimaste nel nostro immaginario. I sentimenti sono una parte importante della nostra vita. Raccontarli e saperli raccontare è un talento, questo è indubbio. Poi io avrò 55 anni fra un mese ed è evidente che non è a me che sta cantando, anche se cita Patti Smith, Dylan Thomas e tutto il resto. Non sarà mai a me che si rivolge, perché per anagrafe potrebbe essere mia figlia e quindi la guardo con la simpatia che posso provare per quelli giovani, ma non di certo con il coinvolgimento di quando ero giovane. Se realmente fossi stato giovane, probabilmente non la avrei ascoltata lo stesso, visto che ero un fan dei Dead Kennedys, ma ci sta. Io ho grande rispetto per il pop, proprio per questa capacità di esserci, di permeare nelle vite delle persone.
Dal punto di vista musicale l'hai trovata maturata o fa sempre la stessa roba?
Io l'ho trovata cristallizzata. La mia impressione è che questo disco sia abbastanza monotono, anche se da una parte è abbastanza diviso. Io credo che lei abbia capito che questa è la sua musica, adesso. Lei non voleva fare come Beyoncé, cioè dire ok, torno e vado proprio esattamente da una parte che nessuno si immagina. Sta facendo questo Eras Tour che è la celebrazione di tutto quello che ho fatto fino adesso. Ho letto di Molendini che diceva è una mattonata. Io sono più dalla parte di Aldo Nove, se dovessi indicare qualcuno. Nel senso: credo che sia un lavoro che pretende attenzione, assolutamente sensato. Nel 2024 fare un ragionamento su un album significa andare totalmente fuori dalle regole, a maggior ragione se ha più di 31 canzoni.
Adesso Daniel Ek dice che bisogna fare una canzone al mese.
Ecco, lei ne tira fuori 31 e devasta Spotify, quindi evidentemente ha ragione lei. Secondo me ha voluto semplicemente dire ok, io faccio quello che voglio perché posso farlo; in questo momento questo è il mio pop, un pop adulto, non giovanilistico. Non è neanche un pop occhieggiante al passato come sarà sicuramente, in uscita fra pochi giorni, quello di Dua Lipa, che suppongo continuerà questa sua operazione di revival degli anni '90. Taylor Swift ha deciso di imporre la matrice del pop degli anni '20 che allo stato attuale non esiste. In questo momento il pop è tutto oggetto di retromania, mentre lei in qualche modo detta la matrice della contemporaneità.
Retromania che è magari insopportabile, per chi ha già vissuto l'epoca musicale precedente.
Ma è forse una necessità. Il famoso concetto per cui è già stato detto tutto è ovviamente una sciocchezza, però è anche vero che non è stato più inventato un genere. Sono trent'anni che non c'è un nuovo genere a dominare le classifiche. Per cui ci sta che Beyoncé faccia un disco country, lo capisco. Ci sta che Dua Lipa guardi al passato e lo riproponga in maniera pedissequa. Anche da noi, penso alla Rappresentante di Lista o a Ditonellapiaga, capisco quel tipo di operazione. È un'operazione quasi intellettuale, oltre che musicale. In musica sta avvenendo quello che in letteratura è successo ormai più di 30 anni fa, siamo nella fase postmodernista, in cui ci si rifà costantemente al passato. Taylor Swift va da un'altra parte, diciamo, e in questo si dimostra matura nel senso che non è facile decidere di essere da un'altra parte mentre tutti stanno da qualche parte, no?
È l'artista più di tendenza, ma è in controtendenza.
Sì, assolutamente. Non è neanche imitata, perché su questo, almeno, le colleghe dimostrano saggezza: suppongo che tutti sappiano che andare a fare a botte con lei significa prenderle di santa ragione.
A proposito di botte, anche se verbali. Taylor Swift nei testi prende a botte gli ex fidanzati.
Era questo a cui mi riferivo prima, quando ho detto che non è a me che parla. Io fatico a capire una 35enne che parla di cuori infranti, di fidanzati che ti lasciano, di queste cose qui, perché io ho un'altra idea di essere 35enni, e perchè io ero 35enne 20 anni fa, quindi era un'altra epoca storica. Vedo, e non posso non vederlo, lei ha un fortissimo seguito, e questo significa che evidentemente sono io che fatico a capire questa cosa, mentre lei l'ha capita benissimo. Non credo che lo faccia con mala fede, perché secondo me lei è la prova provata che non è un progetto fatto a tavolino, perché sennò ce ne sarebbero altre 20, quando invece ce n'è una sola. Ha proprio azzeccato la mossa, anche se la parola azzeccato non è quella giusta, perché sembra quasi che io le stia dando della paracula, mentre lei è proprio, esattamente, così. È riuscita a farsi voce di tutta una serie di persone che evidentemente avevano necessità di qualcuno che raccontasse quelle cose. Che è una cosa che io non capisco perché, ripeto, quando io ero giovane ascoltavo un altro tipo di musica, avevo altri tipi di necessità. Però io sono un italiano che era giovane negli anni 90 e quindi non dovrei mettermi alla pari dei ventenni di oggi.
Parlando di anni '90, un paragone con Madonna?
Madonna era un'altra roba, perché Madonna, oltre ad essere stata una grande popstar, era qualcosa in più. Io credo che Madonna per gli anni '80 e per i primi anni '90 sia stata fondamentale da un punto di vista culturale, perché è stata in qualche modo la voce della generazione dell'inclusività rispetto alla comunità Lgbtq+ che all'epoca manco aveva quel nome. È stata quella che cantava il sesso nel momento in cui era arrivata la tragedia dell'Aids. Ha avuto un peso politico di altro tipo. Lei era satana per il sistema, però era anche fortemente attrattiva. Su Taylor Swift io ho citato i Beatles, ma non intendo ovviamente i Beatles di Sgt. Pepper. Magari i Beatles dei primi anni, o Elvis che lanciava gli asciugamani a Las Vegas. Lei è quella roba lì. Cioè, è isteria di massa. Taylor Swift ha beccato una massa. Poi, è vero che i Beatles hanno messo d'accordo tutti, ma non subito. Non credo, se mai fosse, che fra 50 o 60 anni si ascolterà ancora la musica di Taylor Swift, perché io non credo che ci sarà la musica come c'è adesso, semplicemente. Però se ci pensi, visto che tutti criticano la formula elementare di Taylor Swift, se lei fosse veramente solo quella formula lì, così elementare, noi avremmo un'invasione di canzoni alla Taylor Swift. Invece non c'è nessuna copia di Taylor Swift. Non c'è un'invasione, se non fatta da sé medesima. Si è clonata e con l'intelligenza artificiale, ovviamente sto ironizzando, ha invaso il mercato, ma non c'è un'intelligenza artificiale. Il Davide Simonetta di turno che scrive a tavolino la canzone alla Taylor Swift non funziona.
Perché non funziona?
Perché manca lei. Manca Taylor Swift, che poi è l'immagine della ragazza del tutto normale. È normale come sentimenti, è carina. È la classica ragazza carina da film americano. Non è Rihanna che ti conturba, non è Lady Gaga che è imperfetta. È la normalità elevata all'ennesima potenza. E non è facile essere normali in un mondo come quello dello spettacolo, no?
Quindi in Italia non ci si avvicinerà mai nessuna?
Guarda, dico una cosa che so che devasterà molti, anche perché la dico io.
Vai
Secondo me chi si avvicina a lei è Vasco Rossi.
Vasco Rossi?
Mi spiego, perché poi sembro un pazzo furioso, però Vasco Rossi, se ci pensi, è uno che è andato contro il sistema diventando la voce degli ultimi e tutto il resto, però ha sempre cantato dei turbamenti esistenziali molto comuni. Quel non riconoscersi nell'omologazione, quel non riconoscersi in un certo tipo di vita che in tutti i casi mette il sentimento all'ultimo posto perché punta al profitto. Ha fatto tutta una serie di discorsi negli anni, inizialmente in maniera violenta, poi in maniera più depressa. È sempre stato accusato di essere banale perché usa su per giù sempre le stesse parole, le stesse musiche che non è che siano così variegate. Evidentemente non è vero, perché sennò non saremmo qui da tutti questi anni a cantare le canzoni di Vasco Rossi. Vasco Rossi è uno che mette insieme un popolo, perché in Italia non c'è nessun altro che fa quello che fa Vasco Rossi. Ha 72 anni ma si sta per sparare 7 San Siro. Molti ci hanno provato da noi a fare Vasco Rossi, ma non ci sono mai riusciti. Perché quella capacità lì di essere chirurgico, usando poche parole per dire esattamente quello che devi dire, ce l'hanno in pochi. Quindi è ovvio che il mio è un paradosso, non c'è nessun tipo di contatto tra la musica dei due, però secondo me la somiglianza c'è. Vasco Rossi non farà mai miliardi di streaming, ma anche i milioni di streaming che fa sono pochi rispetto alla gente che l'ascolta, però Vasco Rossi si fa sette San Siro di fila e quattro San Nicola. è uno che mette insieme un popolo.
Parlando con Paolo Giordano mi ha detto che la Swift si è creata una sorta di chiesa.
Giordano mi clona perché a suo tempo, sono il biografo ufficiale di Vasco Rossi, quando Vasco Rossi stava male e i fan si erano riuniti in sua assenza, io ho detto che era la celebrazione di una messa. Una cerimonia in cui Dio c'è, ma non c'è, nel senso che non è visibile, ma la gente canta le canzoni, si ritrova con un rito collettivo che segue delle regole, esattamente come la messa, e quindi quella è una chiesa. Giordano, giustamente, non è molto bravo a scrivere, però a leggere evidentemente sì, e fa bene a citarmi. Bisogna sempre citare i maestri, insomma.
Se è una chiesa, le canzoni sono preghiere?
È sempre la questione della semplicità, ma per a lei che durante il Covid collabora con Bon Iver, e ti dici, ma come è possibile? O che si fa scrivere una canzone da St. Vincent, o Patti Smith che la ringrazia dell'onore: non è più solo per una questione di numeri. Che caz*o può fregare a Patti Smith dei numeri? Bob Dylan, come diceva Aldo Nove, che la venera. C'è una capacità che altri non hanno, perché hanno beccato un altro tipo di comunità decisamente più piccola, magari più colta, ma chi se ne frega. Il punto è: non credo che lei pretenda di essere la nuova Patti Smith, però la cita e quindi fa anche sapere che, ok, lei fa pop ma sa chi è Patti Smith. E la cita in maniera pertinente, non è che lo fa tanto per dire.
Sì, sul concetto di poesia voglio dire, uno come Franco Arminio è poi tanto distante da Taylor Swift?
No, Arminio è decisamente peggio di Taylor Swift. A me ha fatto molto ridere, con tutto l'affetto, l'intervento di Quasimodo. Cioè, se dici che Ultimo è molto più un poeta di Taylor Swift, forse non hai capito proprio un caz*o. La poesia, la canzone, motivo per cui Dylan ha vinto un Nobel, è una forma letteraria finita. È una forma che deve tener conto del fatto che il testo non deve essere autonomo, come ha giustamente detto lui, perché sottostà altre regole.
Poi, cos'è la poesia oggi?
La poesia contemporanea ha dei testi che apparentemente, se li leggi a voce alta, hanno un senso, ma se li leggi solo con gli occhi non ce l'hanno più. Cioè, di cosa stiamo parlando? Siamo nel 2024, io sono a 20 chilometri dalla casa di Leopardi, però Leopardi non è un nostro contemporaneo. È ovvio che se pensi a quella poesia lì la Swift non regge, ma è un'altra roba, pretende un altro tipo di attenzione.
Consideriamo che uno dei poeti più venduti oggi è Arminio, o Gio Evan. Ci sono ancora i poeti o soltanto i content creator?
Gio Evan, ma di che stiamo parlando, o Francesco Sole, perché poi a noi sfugge questo, no? Quando è uscito il post di Riccardo Cavallero che diceva quante copie erano state vendute dei libri finalisti dello Strega, nessuno ha fatto vedere i numeri dei finalisti del premio Strega Poesia, perché stiamo parlando del nulla. Arminio è uno che vende perché è un personaggio, che è esattamente lo stesso motivo per cui vende Taylor Swift. È quel tipo di poesia contemporanea che secondo me non ha nessun tipo di valore letterario, ma questo è il mio parere, io mi occupo di musica e non di letteratura. Nel senso, posso dire che Laffranchi non capisce un caz*o, mentre di Arminio lo penso, ma non lo dico.
Marinella Venegoni, storica critica musicale, editorialista del quotidiano La Stampa.
Cosa pensi di Taylor Swift che ha presentato questo album come un'antologia di poesie?
Che è un album di canzoni. Taylor Swift si sta allargando ma è una bella idea, artisticamente e anche dal punto di vista del marketing. L’idea di prendere tutti i morosi che hai avuto e di farci delle canzoni. Io sono rimasta molto affascinata da questo, anzi, propongo questa riflessione: di lei si sanno tutti i fidanzati che ha avuto, mentre degli uomini, degli artisti maschi, non si ha una disamina così precisa. Questo è perché le donne diverse dagli uomini: le donne si innamorano, hanno delle storie, gli uomini consumano frettolosamente e quando è finito quello che gli serve, arrivederci e grazie. Quindi resta ben poco, a meno che miracolosamente qualche storia continui. Pensa se avessimo registrato in canzoni tutte le fidanzate di Vasco Rossi, non saremmo neanche più vivi.
Un album di 3.000 canzoni, altrochè 31.
Invece lei, e forse è anche questo un segno dei tempi che cambiano, è la prima artista donna che manifestamente racconta le sue storie. Poi tutto il casino e tutto il successo derivano anche dal fatto che lei è narcisista e i fan sono guardoni. Sono due perversioni che si incontrano, e dalle quali nasce il miliardo degli ascolti, nasce il seguito. In questi giorni è stato toccato il punto massimo di ascolti, ma è perché giocano tutti a quella cosa lì. Secondo me nessuno ha davvero voglia di sentire 31 canzoni, che poi sono anche un po' pesantucce. Sentire 31 canzoni è come non ascoltare niente. Pensaci. Sentire 31 canzoni di seguito, soprattutto se parlano di quegli argomenti, è come non ascoltare niente.
Il voyeurismo: possiamo dire che è più un artista da guardare, che da ascoltare? Più una influencer, che una cantante?
È un influencer che canta.
Le canzoni sono simili a dei post?
Questo perché il successo è anche legato al racconto della sua vita sentimentale. Non lo possiamo nascondere questo, non possiamo far finta che non sia così. E' così, perché poi lei è carina, è simpatica. Cioè c'è tutta una serie di attributi che non tutti hanno. La Ferragni non si può dire che sia una simpatica, per esempio, se dobbiamo continuare con quella diabolica similitudine tra influencer e cantanti che abbiamo incominciato. Taylor Swift la si ascolta volentieri, è bella da vedere, non dà mai segni di cattivo gusto, è una che da un certo punto di vista è notevole. Avere un successo così e saper mantenere un profilo del genere. Poi lavora come una pazza, per carità.
Anche troppo.
E quindi ci sono tutti i motivi che ne giustificano il seguito. Anche se, e so già che magari a qualcuno non piacerà, ma dal punto di vista artistico è un po' moscia. Però anche questo è un modo di lavorare che favorisce il fatto che la gente si riconosca in quello che dice. Non ci sono sentimenti distruttivi, non ci sono sentimenti lancinanti. Sono tutte quelle cose che capitano nella vita di tutti.
Invece questo aspetto della vendetta contro gli ex?
Funziona, ma tanto non si sa chi sono: è vendicativa e può scrivere le cose più brutte, tanto il nome non c’è. Se ci fossero il nome e il cognome allora sì che ci divertiremmo.
Poi magari qualcuno ci arriva dai riferimenti.
Ci arriva, ma non lo sai se ci hai beccato. E' un gioco che si fa, ed è quello che fa aumentare l'attenzione.
Con 31 canzoni, serve mantenere alta l’attenzione
A proposito delle 31 canzoni, pensa che nessun critico ha voluto recensire subito il disco. Nessuno di questi soloni che vogliono sempre fare le cose si è azzardato a fare una recensione all'uscita del disco. Tutte le recensioni, ti parlo del New York Times, ti parlo di Pitchfork, sono uscite con giorni di ritardo.
Perchè?
Perché il disco, bene che vada, ci metti due ore a sentirlo, lo vorrai sentire tre volte? Pensa che due maroni!
Poi sono usciti tutti con commenti positivi?
No, non sono usciti tutti con commenti positivi. Neanche il New York Times. C'è molta criticità rispetto ai testi, che sono stati attaccati da molti perché sono stati ritenuti materiale grezzo, ancora da editare. Hanno detto che sono testi affrettati, buttati giù così; bisognerebbe rivederli, bisognerebbe cambiarli. Si sono lamentati in tanti, dei testi. Poi ci sono gli adoratori senza se e senza ma, che dicono wow, una cosa bellissima, un cambiamento nello stile della vita, una svolta nella canzone. Anche se poi non è vero, ma ci sono sempre quelli che devono per forza dire che è bello anche quando è brutto, è una brutta razza che riempie il nostro mondo.
Per paura delle shitstorm, magari
Sì, sono tutti dei cuor di leone. Io ho mezza Italia che non mi parla, devo dirlo. Io che sono così come sono, pane al pane, ho mezza Italia che non mi saluta.
Ma è anche un merito, no?
Ma sì, pazienza. Però quei rischi, nel mestiere, li corri, e fa parte della tua vita decidere se li vuoi correre o no.
Allora, volevo sapere delle musiche.
Anche quelle non mi sembrano particolarmente nuove e molti hanno scritto che c'è una svolta nel suo modo di scrivere, ma tutto sommato no. La prima parte è tutta come al solito, si sente il suono dei due produttori che la seguono da sempre, quindi nessuna novità. La seconda è l'Anthology, che a me piace un po' di più: è un po' più crudarella, ha l'aria un po' più sgranata, quindi un po' più interessante. Non è così perfettina come la prima, con quei suoni fine anni 80, un po' noiosetti. Ecco, metti sti suoni noiosetti e metti 31 canzoni o anche solo le prime 16, e pensa a uno che lo ascolta tre volte. Prova, provaci tu oggi, quando ci lasciamo, lo metti su tre volte e poi quando è ora di cena mi fai sapere.
No ma mi passerebbe la fame penso. C’è una Taylor Swift italiana?
Taylor Swift è un po' la versione migliore, più colta, e più studiata della Pausini. Cioè, è come se la Pausini avesse studiato, però Taylor Swift è una che Bella Ciao l'avrebbe cantata. Sì. Lei non è una che si sarebbe tirata indietro rispetto al Bella Ciao. Ti ricordo che Biden sta aspettando il suo endorsement perché si valuta, nel cerchio magico di Biden, che se lei gli fa l'endorsement lui vince le elezioni.
Però lei potrebbe perdere degli ascoltatori.
Può anche darsi, ma ne ha talmente tanti che secondo me non gliene importa niente.
In passato aveva solo spinto ad andare a votare, e c'era stato un incremento nei voti.
Ecco, ma già questo, che spinga la gente ad andare a votare, è già un segno. È già un segno del fatto che canterebbe bella ciao. Sì. Vogliamo dare questa metafora pausiniana? Non è che seguo tanto la Pausini, ma se ti ricordi le hanno chiesto se avrebbe cantato Bella Ciao e ha risposto no, perché è divisiva.
Taylor Swift non ha paura di essere divisiva.
Ma no, anche se canta cose non divisive.
Quindi una Taylor Swift italiana non c'è. A parte la Pausini, se studiasse.
Se avesse studiato: ormai è tardi. Questa ne ha 34, di anni, ha un fisico speciale, ci ammazza tutti. Anche questo ha un suo valore. E non se la tira da regina del regno come fa quell'altra. Rimane una ragazza intelligente, con la sua mentalità.
Intelligente e divisiva anche rispetto al mercato: tutti questi famosi 31 pezzi per il mercato discografico non sono troppi, nel mondo di Spotify?
Questo è un bel guaio. Anche su YouTube se ci pensi. L'ho pensato anch'io quello che dici tu ieri, e mi sono resa conto del monumento che è questo ultimo lavoro. Può darsi che porti anche dei cambiamenti, non so dire quanto duraturi possano essere. Tante canzoni così, e nemmeno cortissime. Non è un album da tiktoker, e potrebbe cambiare un po' i canoni, anche se non so quanto durerebbe.
Da noi passa poco in radio.
Essenzialmente è vero. Anche se questa estate lei ha due concerti a San Siro esauriti e così nel resto d'Europa, però lo zoccolo duro sono gli Stati Uniti. Io sono tornata la settimana scorsa dagli Stati Uniti, proprio pochi minuti prima che uscisse lei, col disco. Però senz'altro lì ha tutto un pubblico diverso, rispetto a qui. Poi noi tra i giovanissimi abbiamo il rap che trionfa. Quindi pensa ai ragazzi più giovani, cosa se ne fanno di quelle canzoni lì? Niente.
Tu di gente che ha fatto successo ne avrai vista parecchia. Nella storia c'è qualche paragone che potresti fare con Taylor Swift, dai Beatles in avanti?
Dovrei vedere per forza le donne. Non me la sentirei neanche di paragonarla a un maschio. Non sarebbe giusto. Chi possiamo dire? Forse Tina Turner, come impatto di successo e tutto il resto. Tina aveva un tiro pazzesco quando faceva gli stadi, era una che ci sapeva fare. Ovviamente un genere tutto diverso.
Monina ha fatto il paragone con i primi Beatles.
Ma io ci andrei piano con quello, perché c'è il rischio che uno faccia confusione con i contenuti, con la novità totale che rappresentavano i Beatles nel momento storico in cui vivevano. No, mi sembra una caz*ata.
Con Vasco Rossi, nel senso del rapporto con i fan?
Anche questo non mi sembra un paragone accettabile. Anzitutto perché non sarebbe giusto paragonarla a un maschio. Poi perché, dietro tutto questo, ma anche a Tina Turner, mi auto-denuncio, c'è il fatto che quelli sono artisti rock. Dietro il rock c'è un universo differente. C'è lo stile di vita, c'è l'ideologia, ci sono tutte cose che nella musica di Taylor Swift non vengono fuori, perché si parla solo dei caz*i suoi.