Dopo la polemica social scoppiata per un video in cui leggeva una sua poesia prendendo spunto dalla morte di Liam Payne, il cantante dei One Direction che sarebbe caduto dal balcone di un hotel, l’influencer Davide Avolio ha scelto di ripubblicare lo stesso video, tagliando il riferimento alla notizia di cronaca, dicendosi “umiliato, sporco, inutile, disumanizzato” e “violato” per l’ondata di odio nei suoi confronti. Insieme al video, un messaggio lungo che abbiamo scelto di pubblicare, dopo aver pubblicato, a partire dal suo caso una riflessione (che trovate qui) sul rapporto tra questo genere di notizie e il mondo social, soprattutto se vissuto anche dal punto di vista professionale.
Ripubblico senza alcun riferimento a Liam Payne, poiché sono stato sommerso da una valanga di odio. Molti utenti mi hanno accusato di non avere un briciolo d’umanità, di voler approfittare della morte di una persona per farmi pubblicità. Specifico che non avevo indicato in alcun modo, né in video, né in descrizione, né nei commenti, il solito banner per invitare i lettori a comprare i miei libri. Mi sono stati lanciati contro i peggiori insulti, attacchi diretti a me e alla mia persona.
Quando sono tornato a casa ieri e ho aperto Instagram, la valanga di commenti mi ha travolto, spegnendomi. Ho capito di non essere fatto per sopportare l’uso indiscriminato e violento delle parole. Semplicemente non ce la faccio. Ho cancellato subito il video, sentendomi umiliato, sporco, inutile, disumanizzato, violato. Stamattina, quando ho riaperto gli occhi, avevo un magone nel petto. Poi ho pensato di ripubblicare il video, perché quelle parole erano per Monica, mia zia, che si è spenta a 48 anni per un cancro infame.
La riflessione che nasce da quest’ennesima violenza digitale è che abbiamo perso totalmente la misura e l’uso della parola. Sono stato definito un mostro, “un uomo inquietante”, un orco. Le vostre parole hanno spezzato qualcosa dentro di me, hanno lesionato profondamente un muro portante, qualcosa che richiederà molto tempo per guarire.
Parliamo tanto di salute mentale, di percorsi terapeutici, ma siamo ancora lontani dalla comprensione di quanto sia importante usare parole rette e pulite, che non portino odio.
Mi rendo conto che, in quella veste, poteva sembrare un vano tentativo di vendere qualche copia del mio libro.
Di questo mi vergogno, se ho dato a qualcuno quest’impressione. Fortunatamente non è così, e spero di non dover mai arrivare a tanto. Mi scuso per aver urtato la vostra sensibilità e chiedo perdono per aver sbagliato.
Concludo invitando ciascuno di voi a considerare che dietro un profilo c’è una persona, un essere umano, che legge i vostri commenti e può essere ferito.
Non c’è da stupirsi se poi accadono tragedie come quella dell’altro ieri.
Con profondo rammarico, dolore e raccapriccio,
Davide