Si è presentata sul palco di Sanremo 2021, bella, sicura di sé con una voce potente e un look personalizzato da fare invidia ad Achille Lauro. Paillettes blu notte e due conchiglie di strass appuntate sul seno, tutto firmato GCDS, il brand preferito da trapper e rapper non certo dalle sciure di paese.
Ha dominato la scena con eleganza e confidenza, in fondo quel palco lo conosce bene, lo ha calcato altre 12 volte prima di adesso.
Con tono di rimprovero ha redarguito Amedeo, come lo chiama lei, che nel presentarla sbaglia il conto degli anni dal suo ultimo festival, non sono 15 bensì 29. L’ultima volta nel 92 con Giorgio Faletti e Rumba di Tango.
Dicono sia stantia, la vecchia guardia, chiamata da Amadeus per fare contenti gli affezionati del festival che in lei vedono una faccia conosciuta, rassicurante. I giornali la presentano con poche righe e un tono tenero e accondiscendente come quando si parla ad una nonnina mentre le si fa attraversare la strada.
E invece Orietta Berti è stata la vera rivelazione del festival, rivoluzionaria proprio perché coerente con sé stessa, in una realtà musicale, quella di oggi, dove la rivoluzione si fa a colpi di outfit estremi: più che altro è una battaglia tra stylist.
Orietta Berti arriva zitta zitta nel suo metro e 60 cm e spiazza tutti, giovani, rapper e influencer.
Si è fatta notare subito, un paio di giorni prima dell’inizio del festival è stata su tutti i giornali “inseguita dalla polizia perché in giro oltre l’orario del coprifuoco”. Doveva ritirare gli abiti perché “se non mi vanno bene me li devono aggiustare’”, ha cercato di spiegare alle 3 volanti che l’hanno fermata. “Non mi hanno arrestata ma mi hanno accompagnato per vedere dove andassi”, neanche fosse un pericolo pubblico.
È arrivata il giorno dell’esibizione e ha sparato una canzone composta, classica, ben arrangiata e lei sempre con una voce perfettamente intonata e come ci tiene a specificare lei senza nessuno aiuto di autotune o sistemi per la modulazione della voce “come fanno quasi tutti qua”. Ha tenuto il palco da vera professionista quale è, senza una sbavatura, un errore. Ti viene da pensare che sarebbe in grado di non sbagliare una nota neanche se cantasse a testa in giù. Perché Orietta Berti quello è, una professionista, in un mondo, dove ormai sono considerati professionisti della musica anche star improvvisate del web.
E adesso con i suoi 78 anni appena compiuti dimostra di essere più sul pezzo di molti cantanti con la metà dei suoi anni. Ha infatti annunciato sui social che l'11 giugno uscirà un nuovo singolo in collaborazione con Fedez e Achille Lauro. Un trio tanto improbabile quanto potenzialmente esplosivo e un singolo, "Mille", che ha tutte le carte in regola per diventare l'hit dell'estate 2021.
Insomma, Orietta, nonostante i 78 anni di età appena compiuti è instancabile e con lei difficilmente ci si annoia.
Ha all’attivo più di 15000 copie vendute, “potrebbero anche essere di più ma non lo dico che mi fanno pagare pure quelle”, Orietta Berti non è vostra nonna, probabilmente non è neanche vostra madre.
Lei non cucina lasagne e tortellini e non passa il tempo a ricamare, lei organizza sfilate di camicie da notte sexy e concerti improvvisati nei locali bolognesi frequentati da punk e giovani comunisti.
Come quando nel 2014 si ritrovò al Link, locale culto della città universitaria, a parlare della sua biografia “La vita secondo Ombretta” in mezzo a studenti di filosofia e amanti degli Sex Pistols.
Tra una chiacchierata e una canzone confessò di odiare “Finché la Barca va” e di amare moltissimo la musica rock che ascolta il figlio.
Non era certo nuova ad ambienti proletari e di sinistra, figlia di comunisti cattolici, nata e cresciuta in un paese, Cavriago, che al centro della piazza ha la statua di Lenin, a 4 anni ebbe uno schiaffo da sua madre per aver riso durante la cerimonia del funerale di Stalin.
L’hanno accusata di essere kitsch, banale, frivola e senza contenuti ma nulla di questo l’ha mai fermata dall’essere quello che è: non solo una brava interprete e una grande cantante ma anche un’ottima intrattenitrice.
Per anni inviata speciale per Quelli che il calcio, anche se, a suo dire di calcio non capisce nulla, eppure era perfetta: la vedevi lì, piccola, con i suoi look colorati ed eccentrici, il suo accento romagnolo e la sua autoironia raffinata e intelligente; non si poteva non amare.
Ma non ha avuto certo una vita professionale facile.
Quando nel ’67 a Sanremo entrò in finale con "Io tu e le rose" non ebbe nulla da festeggiare. La sua canzone era riportata nel biglietto d’addio di Luigi Tenco “Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale”.
Un duro colpo da mandare giù per Orietta che ha più volte ribadito come a causa di quel biglietto la stampa l'avesse a lungo trattata come spazzatura. Un fatto del genere avrebbe distrutto qualsiasi artista, la lista di cantanti rovinati da dichiarazioni infelici è piuttosto lunga, come Marco Masini che per molto meno si ritirò dalle scene per anni. Orietta invece è andata dritta per la sua strada senza farsi condizionare mai dal parere altrui.
Come quando si è presentata sul palco del “Sanremo dei giovani” con due conchiglie sul seno come la sirenetta e lo stesso taglio di capelli che porta da decenni. Con nonchalance ha dichiarato di non conoscere nessuno dei cantanti in gara (indimenticabili le congratulazioni per la vittoria ai Naziskin) e se n'è fregata di essere considerata antiquata in mezzo a tutte le nuove leve.
Lei è Orietta Berti, quando va a Sanremo ci va per rappresentare la musica melodica italiana e quando vuole sa essere al passo con i tempi più di tutti noi.