Nell'odierno marketing la malattia è diventata un valore commerciale. Prima si vendevano profumi, chewing-gum, vestiti e quant'altro è immaginabile come un prodotto in vendita, tramite la "promise" di diventare come il calciatore David Beckham. "Indossa le sue mutande, diventerai un figo come lui e le donne faranno a cazzotti per averti": era questa la falsa promessa del marketing, l'illusione a cui il consumatore consensualmente faceva finta di credere, al momento dell'acquisto. Almeno fino alla fine del secolo scorso: negli anni '20 del XXI° secolo, l'oggettivo valore è infatti la malattia e, tra chi lo ha annunciato già su MOW, c'è il famoso psichiatra, il professor Crepet durante un'intervista sul caso dell'elenco di medicine e psicofarmaci proposto ai propri fan della influencer Giorgia Soleri, già nota ai più come la fidanzata di Damiano dei Maneskin.
Ma lo dimostra ancor di più quest'anno, proprio a ridosso della giornata mondiale di lotta all'obesità, il caso della cantante statunitense Lizzo, al secolo Melissa Viviane Jefferson. La 34enne americana è osannata dal marketing dei social network e sulle pagine patinate di quotidiani e testate femminili, poiché ella mostra, senza vergogna alcuna, le proprie natiche da obesità patologica, ma con infilato nel mezzo un perizoma a favor di vendita su Instagram. La motivazione addotta dal marketing globale per convincere agli acquisti le consumatrici femminili è l'accettazione. Concetto di una passività disturbante, quasi al pari di "resilienza": altro concetto, che ormai da qualche decennio è venduto dal nuovo marketing in antitesi al più novecentesco e attivo ideale di: "rivoluzione". Ma più che andare contro il "body shaming" questa osannazione di Lizzo nell'essere sovrappeso, pare sia solamente la commercializzazione di una malattia, che diventa lo strumento per vendere alcuni prodotti: nel suo caso, essendo l'artista classe 1988 una cantante, si tratta principalmente di: canzoni, album e i correlati annessi, nonché l'immagine di personaggio alla moda e noto al pubblico.
La nota ironica del Fato è che ieri, 2 marzo, nella Milano inclusiva pro-marketing del sindaco Beppe Sala, la cantante di Detroit ha tenuto un importante concerto, due sere prima della giornata che celebra la lotta alla malattia di cui ella è un globale emblema. In occasione del World Obesity Day è uscito un rapporto della Federazione Mondiale Obesità, che ha pubblicato i costi globali, in termini umani e pecuniari, della specifica patologia. Il fenomeno è calcolabile attorno ai 4 mila miliardi in tutto il Pianeta e il rapporto individua il tasso di crescita del peso personale, come più veloce tra i minorenni (anche italiani!) e nei Paesi più poveri del mondo, principalmente in due continenti: Africa e Asia. Ma anche parecchi chili in più in Italia, Sud Europa.
The nutty professor
Secondo i dati raccolti dai medici che studiano l'obesità, oltre 4 miliardi di persone, ovvero metà della popolazione mondiale stimata entro il 2035, sarà classificata secondo gli standard della medicina, come: sovrappeso oppure obesa, malattia e patologia che annovera vari livelli di gravità. Nel commento pubblicato dalla presidente della Federazione Mondiale che si occupa di persone ammalate come la cantante Lizzo, sottolinea che i governi e i politici del mondo devono fare il possibile per evitare di trasferire i costi sanitari, sociali ed economici ai concittadini che vengono dopo: le "giovani generazioni". Ma i nati nel nuovo millennio sono proprio la generazione che rema contro se stessa, fidelizzandosi sulla narrazione propagandata dal marketing globale, come nel caso della cantante Lizzo. Il rapporto evidenzia che i governi devono valutare proprio "i sistemi e i fattori di fondo che contribuiscono all'obesità", non solo materiali ma, anche e soprattutto, culturali.
“L'obesità non è una colpa”, sottolinea la presidente della Federazione, ma ha un impatto economico globale significativo: "ammonta a circa il 3% del Prodotto Interno Lordo mondiale”. L'argent, i soldi, sempre loro. Infatti, come già aveva esposto secoli fa con chirurgica precisione il filosofo tedesco Karl Marx, è sempre una questione che verte intorno a "Il Capitale": il rapporto pubblicato in occasione della giornata mondiale dell'obesità, illustra che il fenomeno riguarda principalmente i Paesi poveri o poverissimi, in cui sono previsti i maggiori incrementi di esseri umani obesi. In 9 su 10 casi analizzati, sono nazioni in Africa e in Asia. La globalizzazione sposta non solo capitali, oggetti e persone, ma anche le abitudini: in quello che un tempo era detto "il terzo mondo", le diete alimentari si spostano verso cibi più simili a quelli che utilizzano gli umani nell'opulento occidente
Parla come mangi
La crescita economica è sempre legata a un miglioramento delle condizioni di vita, tra cui c'è anche un aumento del comportamento e delle abitudini in senso sedentario. Con un'equazione che è sempre: più mezzi di trasporto privati o pubblici uguale meno chilometri facendo sforzi fisici personali. E il rapporto evidenzia che è compito delle politiche dei governi nazionali un attento controllo "del settore alimentare e del relativo marketing" perché obesità e malnutrizione sono connesse alla povertà e al dilagare dei cibi confezionati e del trash-food.
Supersize Me!
Ci sono grosse conseguenze nel business-plan globale di mangiare troppa robaccia insalubre. Lo aveva anche predetto il documentario di Morgan Spurlock che narra il rapporto tra cattiva alimentazione e cittadini americani. Con una dieta esclusiva a base di fast food, il protagonista dimostra cosa subiscono gli americani dal potere economico delle catene alimentari e le evidenti conseguenze sul piano: mediatico, culturale, sanitario, nonché politico ed economico.
Il film è stato girato nel 2004, che è l'anno di nascita di Youtube, ovvero due decenni prima che le cronaca nera raccontasse all'opinione pubblica i tristi epiloghi delle gesta online di alcuni utenti di tale servizio online. Ovvero il filone dei "content creator" che trangugiano spropositate porzioni di cibi, vari e anche avariati, di fronte alla telecamera per deliziare i propri fan. Alcuni dei quali si sono spinti fino allo scoppio delle proprie coronarie.
Ma lo si sapeva di già, anche prima dei concerti a Milano coi perizomi di Lizzo: nutrirsi male è più semplice e costa meno, che mangiare: sano, bene e q.b.Omar Palermo "YouTubo anche io", che è deceduto in Calabria il 18 agosto 2021 a 42 anni di età., sul web Il caso italiano più noto è il decesso dello youtuber.