Il 19 aprile di quest’anno è l’ottantesimo “Bicycle Day” nel quale non si festeggiano le biciclette bensì, sotto metafora, il primo viaggio sotto LSD (che due palle le metafore accoppiate all’LSD, che due palle gli espedienti retorici ‘nobili’ per strafarsi) compiuto dal chimico Albert Hofmann dopo avere assunto la versione 25 della sintetizzazione dell’LSD dall’ergot, un parassita della segale cornuta, in sella alla due ruote a pedali, non per motivi lisergici ma perché, secondo le sue stesse parole: “Durante la guerra era difficile procurarsi un’automobile”. Hofmann se ne stava nella neutrale svizzera mentre intorno infuriava la seconda guerra mondiale, ad annotare: “Vedo colori”. Intorno alla nucleo della storia intellettuale dell’LSD orbitano come protone, neutrone ed elettrone, le scintillanti figure (si deve usare “scintillanti” in un pezzo sull’LSD, fa figo) di Hofmann – al centro, diciamo il neutrone – e nelle loro strabilianti (sì, anche “strabilianti” fa figo… se nel pezzo notate qualche aggettivo che sembra adatto alle luci di una discoteca è perché si usa molto parlando di acido lisergico) ellissi i due opposti: Aldous Huxley, umanista, pacifista, terrorizzato dall’idea del controllo dello Stato-Potere (cit. “Il mondo nuovo”) e Ernst Jünger, umanista, esteta della guerra (cit. “Nelle tempeste d’acciaio”). A tutti e tre, per qualche motivo (a me capitò, e ancora lo odio per questo, semplicemente leggendo Nietzsche con un paio di canne), interessava la disgregazione dell’ “io”: ma quanto dovevano odiarsi questi tre.
Questo rendersi conto di fare parte di una specie di marmellata chimica universale, spalmata sul tempo e sullo spazio, questo sentirsi una medusa sciolta al sole, questa palla di gelato caduta sull’asfalto rovente a ferragosto, sarebbe, per loro, e per molti altri, lo zenith del trip. Contenti loro. Non mi soffermerò sui rapporti tra LSD e arte perché mi annoiano mortalmente (se fai prendere un acido al mio tabaccaio non diventa un Beatle, o lo diventa in senso letterale, alla Kafka), ma prendo nota che siamo in pieno “rinascimento psichedelico” sul quale ognuno vuole dire la sua (capita così, tra gli strafatti, ogni personale – o in questo caso “impersonale” – esperienza è sempre migliore dell’esperienza di un altro (è incredibile come litighino questi che si sono liberati dall’ego), ma insomma si va dalla salvezza del mondo alla cura dell’ansia, dall’illuminazione mistica all’aiutino per l’alcolismo. Eppure chissà come mai sono convinto che il misticismo e smettere di bere siano state pratiche ben antecedenti al 1943, quando Hofmann balzò sulla bicicletta (probabilmente senza sellino) e iniziò a pedalare come un pazzo però, disse: “Restando fermo” (che è come accelerare in “folle”, e in realtà i tizi sotto acido mi sono sempre sembrati simili agli adolescenti che sgasano da fermi con le loro motociclette elaborate per sentire il rumore che fa – ma con l’aggiunta di un metaforico dildo in culo).
In buona – o cattiva – sostanza il trip si riduce a vedere mandala colorati, forme deformate, ridarella, paranoia, terrore, attacco di panico, convinzione che si abbia accesso a una qualche altra dimensione o alla vita futura che verrà amen, e nei casi fortunati rilassamento e beatitudine, che, come disse Manlio Sgalambro, non è altro che la via occidentale al Nirvana: vogliamo la volontà, ma la vogliamo colorata. In buona sostanza si tratterebbe di mettere fine all’ansia della sopravvivenza e alla paura della morte, per contrastare la società capitalistica che su questo si fonda, senza pensare che la società capitalistica fa lo stesso effetto dell’LSD: ti rende schiavo di una qualche forma di allucinazione chiamata impiego e lavoro e in cambio ti libera dall’ansia della sopravvivenza (dalla paura della morte ci stanno ancora lavorando, e il capitalismo e il rinascimento psichedelico); non riesco a vedere nessuna differenza tra la lisergia e i suoi nemici. Per quanto mi riguarda resta buono il detto (sempre del poco frequentato Manlio Sgalambro): “Tornai ad amare il mio nome che seguiva i miei propri passi”. Buona pedalata da fermi.