Fuori di Mario Martone ripercorre anni devastanti, umani e amori vissuti da Goliarda Sapienza, la scrittrice straordinaria de L’arte della gioia, a cui è stata dedicata anche una serie pluripremiata, interpretata proprio dalla protagonista del film in concorso a Cannes. Che dire: chi scrive Fuori non l’ha visto. Premesso questo, tra tabloid, siti e blogger, gli italiani non hanno dubbi. È un successo. Today titola: “Riscatto del cinema italiano a Cannes”. Sentieri Selvaggi lo descrive come “film magnifico ed enorme”. Eppure, per chi il film non l’ha visto, colpisce la discrepanza fortissima tra la stampa italiana e quella internazionale. La prima grida al capolavoro, alla rinascita del cinema italiano (o almeno così sembrano suggerire le recensioni su diversi siti di informazione e cultura). All’estero, invece, Fuori non è piaciuto praticamente a nessuno. E a notarlo è stato anche il noto critico Marco Giusti su Dagospia. Dunque, la domanda è: siamo noi che non riusciamo più a piacere a nessuno se non a noi stessi, oppure sono gli altri che non capiscono niente? Una cosa simile era già successo l’anno scorso con l’ultimo film di Paolo Sorrentino, Parthenope. Anzi, per la verità, per il lavoro del regista de Il Divo un contrasto così netto non si era mai visto: “orrore” gridavano fuori dai confini nazionali, “meraviglia” nei cinema italiani. In maniera decisamente più sottile e mite, anche per Vincere (2009) di Marco Bellocchio la critica estera, pur riconoscendo l’intensità della performance di Giovanna Mezzogiorno, aveva evidenziato diversi dubbi sullo stile narrativo. Aspetto, su cui la critica italiana invece era piuttosto sicura: ottimo lavoro. Punto. Impossibile non menzionare anche lo strano caso de Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti. Odiato da molti, amato da pochi — quei pochi, praticamente tutti italiani e francesi che venerano il nostro regista di Palombella rossa. Bellissima, invece, l’annata del 2018 per la settima arte nostrana. Su Dogman di Matteo Garrone e il nuovissimo Lazzaro felice di Alice Rohrwacher nella sezione Un Certain Regard, italiani e non a braccetto.

Ma tornando a Fuori di Martone in concorso a Cannes 2025, da quello che possiamo leggere online, pare che il film non sia piaciuto nemmeno a The Hollywood Reporter. Tra giri infiniti di parole, ha lasciato intendere che l’ultimo progetto con Valeria Golino, Elodie e Matilde De Angelis non è niente di speciale. A rincarare la dose ci pensa, come spesso accade, Variety. Per Guy Lodge si tratta di “un film ripetitivo e tediosamente non lineare”. Su The Real, Chase Hutchinson scrive: “Non rende giustizia né a lei (Goliarda Sapienza, ndr) né alla sua eredità letteraria”. E come fa notare anche Giusti nel suo articolo, qualcuno ha definito il film “scialbo e di noia totale”. Chi? Matt Neglia di NextBestPicture.com, che su Letterboxd scrive: “È un film biografico noioso che mi ha lasciato al massimo indifferente e, nel peggiore dei casi, disinteressato, soprattutto per come è trattato il periodo trascorso da Goliarda Sapienza dentro e fuori dal carcere”. Che dire, non ci resta che attendere che il film arrivi nelle sale per farci, come sempre, una nostra opinione su ciò che vediamo. Certo è che, come afferma anche Giusti, “ricevere queste legnate” anno dopo anno non è esattamente il massimo. Che sia proprio in questa enorme discrepanza tra il “fuori” e il “dentro”, tra le critiche degli italiani e quelle internazionali, che si nasconde il vero motivo per cui non riusciamo a parlare a nessuno se non noi stessi? Che sia nella continua rappresentazione di storie italiane stereotipate, passate, di uomini e donne che ci hanno segnato e vecchi luoghi comuni, ormai incapaci di incuriosire chi vive al di fuori dei nostri confini, a essere il problema di questa incomunicabilità? Chissà. Non ci resta che aspettare il momento di un nuovo La stanza del figlio (Palma d’oro a Cannes nel 2001 per Nanni Moretti).
