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Le Celebrazione del rito della Via Crucis su Rai 1 sono meglio di una serie Netflix? Sì, e nelle sue meditazioni Papa Francesco spoilera il finale: “Gesù è fra chi spera ancora”

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

18 aprile 2025

Le Celebrazione del rito della Via Crucis su Rai 1 sono meglio di una serie Netflix?  Sì, e nelle sue meditazioni Papa Francesco spoilera il finale: “Gesù è fra chi spera ancora”
Spegnete Netflix, guardate la Celebrazione del rito della Via Crucis su Rai 1 con le meditazioni di Papa Francesco. La storia e il messaggio sono più estremi e migliori di qualsiasi serie, perché “un’economia che non scarta, non uccide”, come dice Bergoglio, è il modello più lontano dal nostro. Ecco cosa ci insegna la Pasqua

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Sia lodata la Pasqua, che in effetti è meglio di Netflix, di tutte le serie, anche le migliori, le più profonde, è meglio del cinema, dei film, della poesia, della letteratura, meglio del capitalismo e del comunismo, del nazismo ovviamente, meglio pure del liberalismo, perché Gesù è così garantista che in una società giustizialista, la società umana, non si limita a difendere l’anima degli individui ma paga per tutti. Con il dolore, persino con il dubbio. La sua è, “l’economia che non uccide, non scarta”. Lo scrive Papa Francesco nelle sue meditazioni per la Celebrazione del rito della Via Crucis che andrà in onda stasera su Rai1. Non presiederà lui, che vivrà la Pasqua, come detto ai carcerati di Regina Coeli, “come posso”. Ma è in questa ammissione di impotenza, in questo primato della volontà, di amare, di testimoniare, di riflettere, di pregare, che Papa Francesco, spogliato di tutto fuorché della fede, ci consegna una riflessione sul vero viaggio di Cristo dalla base di un’ingiustizia alla sommità della Giustizia suprema, un viaggio ascensionale, verso la speranza, lo stesso che, secondo il Papa, facciamo noi, accanto a lui, appunto compatendo, partecipando del suo dolore come lui, duemila anni fa, ha partecipato del nostro.

Papa Francesco
Papa Francesco

Eccolo Dio incarnato, più vivo che mai, come la polmonite bilaterale, il ricovero, la preghiera in solitudine nella cappella del Gemelli. Un Dio incarnato, cioè che si fa uomo, scende e scendendo pensa bena, con l’aiuto della forza di gravità della fede, di portarsi con sé l’umiltà tipica degli esseri perfettibili: “Abbiamo bisogno di chi ci fermi talvolta – dice il Papa – e ci metta sulle spalle qualche pezzo di realtà che va semplicemente portato”. Eccolo, l’atto di forza di Cristo. Che è un atto di debolezza, una giravolta, l’autentico cortocircuito, il tentativo di dimostrarci che è il seme, l’acqua, il ciclo notte-giorno e la mano del contadino a contare, cioè la cura. Gesù si è preso cura di noi, come la Veronica, come Maria, come le donne che lo hanno accudito, da amiche e madri, ben oltre l’eros (Schelling diceva che l’amore è questo mettere da parte il sesso). E a quelle donne, le discepole, le figlie di Gesù, chiede di piangere non per lui ma per le generazioni future, poiché la cura è un progetto a lungo termine, non è un incarico professionale per un singolo paziente, fosse anche Dio. Eccola la serie da vedere stasera, una serie fatta di parole, come le canzoni, ma senza musica, più difficile stare attenti, più difficile eludere il messaggio.

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