Cosa c’entra il docufilm Netflix “Unica” con Ilary Blasi e la foto dell’anno secondo MOW (Roberto D’Agostino con Cristina Seymandi)? Partiamo da “Unica”. Cioè, “Unica” anche un po’ no. E lo capisco che Ilary si sente Ilary, ma “unica” pare esagerato, pare che le corna gliel’hanno messe solo a lei. Poi, corna, ricevute o messe, in contemporanea o in diretta differita, vai a sapere. Ma “Unica” dove? E che ne mancano corna al mercato? Ma “Unica” de che? E daje! Primo, Ilary, se ti puoi mettere a sedere composta, senza er tacco da’a scarpa su la freg*a, ppe di’, te ne saremmo grati: e lo sappiamo che cosa ci sta in mezzo, mica sei “unica” ad averla. Non è notizia, come si dice. Sia come sia il racconto inizia con Ilary innocente, stile cappuccetto rosso, che con l’amica sua parrucchiera, ancora più innocente e ingenua, fanno un giochino innocente con un tizio carino e la cosa finisce che impiattano un innocente caffè a casa di lui, ma solo perché era vicino alla stazione e Ilary doveva prendere un treno, e come tutti, ma proprio tutti gli spettatori Netflix sanno vicino alle stazioni, di solito, non ci sono bar, per cui, come non essere d’accordo.
E che fa Totti? Chiede a Ilary: “Ma tu questo lo conosci?”. E Ilary: “No!”. Certo, dire: “Sì, ci sono andata a casa perché dovevo prendere un treno” suona male. Anche Totti e Ilary frequentano entrambi il romanesco e non ci voleva niente a fare partire la domanda: “Scusa, ma che tipo de treno te dovevi pijia’?”. Quando poi si scopre che quel “no” era “ni” e poi “sì” Totti diventa geloso. Ma vi rendete conto? Ge.Lo.So. Ma dico: dopo vent’anni di matrimonio non le credi? Ma che vergogna! Ma come, lei ti ha creduto quando si diceva di Flavia Vento e tu adesso non credi a lei? Anche perché Totti avrà pensato: “Se ‘sto caffè è come la storia mia cco Flavia…”. Insomma, Ilary, la pezza era peggio del buco. Non che il buco sia disprezzabile, per carità. E insomma Ilary, abbarbicata sulla simil (o vera, vallo a sapere) “Seggiola Barcelona” (progettata da Mies van der Rohe e Lilly Reich) in pose sempre più stravaganti, a momenti con la caviglia destra dietro l’orecchio sinistro era proprio stupefatta che al marito suo gli prudessero un po’ le corna: voglio dire, come può prudere una cosa che non hai? Ha Totti la sindrome delle corna fantasma (quando ti amputano le corna e tu continui a sentirle). E insomma, a farla breve, Ilary si chiede e ci chiede: “Ma vi sembra giusto che Totti m’ha mannato a van der Rohe a me e a l’amica mia, e s’è messo con Noemi Bocchi? È lui che mi fatto le corna!”. E tutti a dire, almeno secondo la narrazione: ma che orrore, ma che patriarcale, ma che ancora con questa storia della gelosia, ma Totti ancora non l’ha detto pubblicamente, come hanno fatto in molti, che si vergogna di essere uomo ancor prima di calciatore? Ma come possono venire dubbi! Il dubbio di Totti è senza tema di smentita l’espressione di una cultura del possesso che porta dritta dritta al femminicidio. Povera Ilary, che oramai, cercando pose sempre più iconiche, finisce per sembrare Fantozzi sulla poltrona sacco. E trasferiamoci a Torino. Dove un molto ricco torinese, Massimo Segre, durante quella che doveva essere una festa di fidanzamento, dice della sua fidanzata, Cristina Seymandi, le stesse cose che Ilary lamenta in Totti: m’ha messo le corna.
Tragedia!
Apriti cielo!
Ma come si permette un uomo di dire che una donna lo ha tradito! Le donne non tradiscono mai! Al massimo massimo (segre segre) si pigliano un caffè di nascosto a casa di un bel ragazzo! Vergogna. Ma si può esporre così una donna alla gogna mediatica? Ma che cultura patriarcale e di possesso! Cristina Seymandi ha, ovviamente, iniziato a rilasciare interviste. “Se la prendono con me perché donna, perché soggetto debole, nessuno si domanda cosa ha fatto Segre! (Le ha fatto le corna? E perché se l’è tenuto? Perché è ricco o perché è bellissimo e profondo e leale?). Profluvio di articolesse in difesa della Seymandi. E che si dice così, a un party, che la tua fidanzata t’ha messo le corna? Queste cose le può dire soltanto una donna su Netflix. Sei donna, tu, Segre? Allora zitto te ne devi stare. E cose così. E poi, a Torino, all’evento supermondano della proiezione del docufilm “Roma, santa e dannata”, di Roberto D’Agostino e Marco Giusti, che fa la Seymandi? Si fa fotografare con Dago! Ed è per questo che secondo MOW questa è la foto dell’anno. Perché dopo tanto lamento, dopo tanto daje al maschio, dopo tanto “sono una donna e sono anche una santa”, ecco la Seymandi sorridente accanto a Dago, l’unico, ma proprio l’unico, a chiederle, dalle pagine di Dagospia: “A Seyma’, ma alla fine, poi, ‘sto treno, l’hai preso o no?”. Come direbbe Lollobrigida: due treni e due misure.