Seconda puntata per “Nuova scena-Rhythm + flow”, in onda su Netflix. Il talent dedicato alla ricerca della next generation del rap continua la sua marcia ambiziosa: cercare il nuovo tra ciò che resta del vecchio, o meglio, nei luoghi dove il rap da sempre germoglia in modo naturale. Una ricerca che, pur tenendo conto di cosa sia la scena rap oggi – e di quanto il rap puro sia tornato lontano dalle classifiche – prova a unire i puntini del tempo: le radici chiamano le nuove leve e viceversa. E così, tra Milano, Roma e Napoli, i tre giudici (Rose Villain, Fabri Fibra e Geolier) hanno passato in rassegna una nuova manciata di giovanissimi talenti. Fra loro potrebbe esserci il fortunato che incasserà il premio finale di 100.000 euro. Vediamo come è andata.
Le pagelle dei concorrenti della seconda puntata
Giudice: Fabri Fibra, 7: dalla prima puntata si porta Spender a Milano, suggerendogli di non voler stupire a tutti i costi premendo sui tasti più spinti. Condanna un po’ la prevedibile scelta street-rap dei nuovi concorrenti, ma alla fine li spedisce tutti in gita a Milano. Nel secondo blocco romano incontra Ketama 126, che considera uno dei più real nella scena. Un Fibra cauto e meditabondo che promuove tutti misurando elogi e critiche. Riferimento.
Concorrenti di Roma:
El Matador, 5: probabilmente ha varcato la soglia del rappato per entrare nel recinto del puro parlato. Troppo poco, per ora.
Nooz, 7: 23 anni, si definisce già “la star del Bronx” mostrando in favore di telecamera la decadenza da cui vuole fuggire, poi ammette di avere alle spalle un giovane stilista di soli quindici anni. Per noi non si presenta proprio benissimo, così aderente al manuale del bravo gangsta made in East Compton, tuttavia è risultato fresco e internazionale. “Tecnico e incazzato al punto giusto”, secondo Fibra. Quando gli dicono che andrà a Milano ovviamente dice: “Porterò il pappone che è in me”. Per carità, ci mancherebbe.
Suspect CB, 6: originario di Reggio Emilia e da due anni trapiantato a Roma. Col suo rivale, Grein, condivide una situazione economica difficile. Sputa rap di protesta vestendo la pelle nera senza vittimismi. “Troppo emotivo”, sentenzia Fibra.
Grein, 7: più freddo e clinico di Suspect, forse ha qualcosa di meno da dire, ma risulta più centrato.
Le pagelle parte seconda
Giudice: Geolier, voto 6: va al Duel Club, dove ha esordito. Emozioni. Lì incontra Yung Snapp, in origine produttore e poi rapper. Insiste, retorico, sull’anima e il sentimento di Napoli come se questi fossero concetti sfuggiti alla narrazione di una città che quasi chiunque, anche inconsapevolmente, ha da tempo assorbito come fosse parte di un corredo cromosomico collettivo.
Concorrenti di Napoli:
Capozanarky, 6: 18 anni, da Voghera, vive a Napoli. Ha dentro il Vesuvio e il mare, ma secondo Snapp e Geolier gli serve più coraggio. Rimandato, forse verrà recuperato più avanti.
Giudice: Rose Villain, 7: Con Guè a fianco si ringalluzzisce e spicca, entusiasta e spontanea, sebbene consegni a Guè la responsabilità di dire qualcosa di davvero interessante. I due vanno al Berlin Cafè e si incantano nostalgici davanti ai quadri e alle foto dei rapper storici della scena milanese che troneggiano sui muri; Jake, Marra e Fibra medesimo in primis. Poi Guè, finalmente, sottolinea l’importanza di continuare ad ascoltare musica anche quando si è già affermato qualcosa proprio attraverso la musica stessa.
Concorrenti di Milano:
Flaza, 6: forse un po’ scolastica. Si lancia in un minidibattito con Rose e Guè su quanto sia facile o difficile, per le donne, affermarsi nel rap game. Probabilmente per lasciare il segno le servirebbero unghie più affilate. Però fa ghignare Guè, una reazione da non buttare via. E Rose la manda la promuove mandandola a Milano.
LB Prada, 6: da Salerno, autorevole e arzigogolato. Imita (bene) il flow di Marracash e non passa il turno.