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Lettera a Bob Dylan dalla Gen Z: vietare i cellulari ai concerti è da boomer, ecco perché

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

19 marzo 2023

Lettera a Bob Dylan dalla Gen Z: vietare i cellulari ai concerti è da boomer, ecco perché
Bob Dylan torna in Italia ma ai suoi concerti, previsti a luglio, saranno vietati i cellulari. Niente foto o video. Una scelta che può sembrare sensata e ragionevole… certo, se sei Čajkovskij. Ma Bob Dylan dovrebbe parlare alle nuove generazioni (che usano i telefoni) e non essere il prete in Chiesa che ti dice di abbassare la suoneria. Ecco perché sbaglia

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Bobby, Bobby, quanto sei invecchiato male. Già ai tempi del Nobel iniziavi a farti desiderare (e per fortuna ci fu Patti Smith a cantare la tua A hard rain's a-gonna fall, che tanti legano alla crisi missilistica di Cuba e alcuni, sempre di meno, a quella ballata del Duecento, Lord Randall, a cui ti ispirasti per il testo). Bobby, Bobby, perché sei tu Bobby. È colpa del nome, come Romeo. È proprio per colpa sua che i tuoi ultimi libri in edizione limitata sulla filosofia della canzone li hai venduti a 600 dollari a copia, solo perché autografati da te (salvo poi scoprire che non eri tu a firmarli ma un’autopenna). Chissà quanto costeranno i biglietti per i tuoi concerti in Italia a luglio di quest’anno. Dai 150 ai 300 euro? Qualcosina di più? Immagina un ragazzo che in una libreria scopre, durante l’estate, Allen Ginsberg o la chitarra del padre. Che inizia a vedere nei canzonieri le tue canzoni. Uno che vuole venire a sentirti a tutti costi. Che potrà farlo questa volta e basta, che poi chissà quando ci si rivede, no? Già non sei simpatico sul palco, vieni e te ne vai, pensi solo a cantare, neanche fossi lì in missione per conto di Dio e non per un pubblico fatto di fedelissimi e nuove leve cresciute sentendo te, Paul McCartney e Nick Drake. Ma anche vecchio no. Bobby, vecchio no.

Bob Dylan
Bob Dylan

Bob Dylan suona “giovani”, “contestazione”. Non ci si aspetta che l’uomo che porta questo nome invecchi. No, quell’involucro di carne e ossa che contiene la sua voce, le sue parole, le sue idee, può avere qualche ruga, un cappello fuori moda e può persino voler rubacchiare qualche soldo ai fan disposti a spendere 6 piotte per un pezzo di carta (che non è certo l’editio princeps de La città di Dio di Agostino). Ma che faccia il vecchio con i giovani, davvero, no. Dico questo perché vieterà in modo rigoroso, marziale, l’uso dei cellulari ai suoi concerti. Una scelta priva di qualsiasi significato tecnico. In fondo non sta mica guidando un aereo. Il motivo dovrebbe suonare così: “Ascoltate la mia musica e non rompete il cazzo”. Ma è più un: “Ascoltate la mia musica e mettete via quegli aggeggi infernali del demonio, cribbio”. Uno Bob Dylan se lo immagina che va a messa con la armonica a bocca a 12 anni quando in Chiesa erano ammessi solo clavicembali e fazzoletti ricamati. Non se lo immagina a 70 anni a tenere con una mano le campanelle dell’eucarestia mentre con l’altra si impegna a schiaffeggiare sul collo il chierichetto che fa le smorfie. Bobby, lasciatelo dire: vieti i cellulari, ma in che senso?

Bob Dylan e Allen Ginsberg sulla tomba di Jack Kerouac
Bob Dylan e Allen Ginsberg sulla tomba di Jack Kerouac

Se il problema sono i contenuti digitali, che fine faranno, lo scopo di lucro e tutto quello che ti pare, avrei una domanda per te: ma sei Bob Dylan o Justin Bieber? A 81 anni Bob Dylan conta i centesimi nel marsupio? Non credo proprio, nonostante farai pagare persino per tenere in custodia i telefoni al tuo concerto. Dovresti regalarla la tua musica, ché è patrimonio dell’umanità, come certi ponti, come certe piazze, come certi musei. Dovresti essere esposto dentro una teca per evitare che la gente di tocchi i piedi. Altro che impantanarsi su discorsi intorno allo sterco del diavolo. Te lo dice uno che perdeva il bus e andava a piedi a scuola per sentire tutta Hurricane almeno due volte. Che poi lo dicevi sempre pure tu: “All the money you make will never buy back your soul”.

Bob Dylan
Bob Dylan

Io pago un biglietto per qualcosa che vorrò portarmi sempre con me e la mia esperienza dovrebbe essere mutilata perché a un vecio danno fastidio, che so, i flash o che la gente viva nel XXI secolo? Io pagherò 100/200 euro per venirti a sentire, forse cogliendo un’ultima occasione. Verrò con amici o con la mia ragazza o no, da solo perché gli altri non potevano. Vorrei far vedere loro cosa si prova, vorrei avere un ricordo materiale, da mettere in un album online, in una story, da mandare ai miei. Anche perché le esperienze si possono anche condividere, per accrescerne il senso, per renderle comuni, per poterne parlare ed essere capiti. È come andare in una città e non fare foto, un piccolo frammento che avrei potuto donare ai miei nonni, che quella città non la vedranno mai. Se alla gente non va, benissimo. Ma dovrai mica dire a me come vivere quel momento? Bobby, fatti anche un po’ gli affari tuoi, no? Dovresti suonare Blowing in the wind, mica lo Schiaccianoci.

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