Vi invito a un gesto che sia prossimo a un concetto per voi del tutto complicato: una certa nobiltà d’animo, da esprimere, realizzando che a esser tonti è una disdetta. Ma tonti e deprecatori: è una maledizione. Sapete, vi sembrerà pazzesco, ma esiste una decenza del vivere, che mi auguro, fuori dai social, proverete ad imitare. L’albero che dà cattivi frutti si divelle. Siete un frutto cattivo. Nell’idiozia umana, tuttavia, c’è sempre un che di seducente: quanto la stupidità possa superare sé stessa. È seducente, perché non c’è un confine. La stupidità infinita, stritolata nella volgarità ebete, è qualcosa da sette gironi infernali. Voi odiatori avete smesso di ispirare indignazione. Uomini e donne di una certa età, magari di estrazione medio borghese, discretamente istruiti; raggrumati come biada per maiali, bercianti in un miserabile shitstorm, soltanto perché qualcuno ha inteso regalarvi il buono, una qualche condivisione generosa, curata con amore; perché siate migliori, perché male non vi farà, perché non vi si chiede nulla, semmai vi si regala. E invece eccomi attaccata nelle forme più praticate, stupidotte e insieme crudeli come un meteorismo che non riusciate a trattenere dinanzi a una solennità. Non si tratta più di assecondare l’odiosissimo andante: non ti curar di loro. No, bisogna curarsi invece di loro, di questo bullismo sociale che investe di responsabilità gli adulti, non voglio immaginare genitori tra voi, ma ci sono, e insegnanti, nel mucchio, chissà, perché no. Siete il cancro della compartecipazione, biada per maiali. Non siete buoni che a procreare merda. Distributori di escrementi. Perdonate l’onestà. Vi sto soltanto facendo guardare allo specchio. Quei volti deformati e ghignanti simili a mascheroni della terra degli infami: siete voi.
Questo cancro della compartecipazione pregiudica anche il resto, non siete circostanziali ai vostri rutti, alla vostra aerofagia mefitica sui social; traducete la violenza vigliacca di quel che è la vita fuori da qui. Sarete quelli che passerete oltre all’uomo che chiede per necessità, quelli che in fondo autorizzano stupri e crimini di ogni specie, la vostra ferocia incontinente ne è il carburante; siete il guano che imbratta esempi edificanti che esistono, per nostra fortuna; siete correi, il vostro cervello affaticato mette in atto il procedimento che sta un gradino sotto l’empietà conclamata. Guardatevi allo specchio, mascheroni sbavanti, avete necessità di insultare, mortificare la bellezza e gratuità per esser certi di avere una ragione in qualche modo, esistere in una maniera deficiente, ma almeno esistere. Son sicura che a darvi in mano un romanzo di Dostoevskij comincereste a sghignazzare come in taluni programmi deteriori, datati anni ’80, solo tette e culi. Siete il prodotto empirico ingenerato dalle risate finte delle sit com, e dei siparietti dediti ai vari sodalizi: tette, culi, rutti. Eccovi. Non siete un bello spettacolo. Vi tolleriamo. Sappiamo che non restituite il campione medio del genere umano. Siete un meteorismo, una gaffe mefitica, siete la biada, una discarica a cielo aperto. Siamo terribilmente dispiaciuti che questa piaga sociale non venga perseguita penalmente, in quanto propedeutica alle viltà inquinanti e pericolose, riferite dalla cronaca, pericolose persino per l’evoluzione della specie. Spero non procreiate oltre.