Ciao, Emma, oggi ci permettiamo di parlarti come si parlerebbe a un’amica. Non nascondiamo che le impressioni che riesci a darci sono sempre intense: pensiamo anche alle recenti edizioni del talent-show X Factor, in particolare l’ultima, in cui la tua personalità è sempre stata in grado di prevalere sull’inevitabile ripetitività delle formule ingabbiate in quel format. Ed è per questo che vogliamo fare alcune osservazioni che riteniamo importanti. Innanzitutto, sull’impegno che manifesti in favore della “questione femminile”, che viene spesso rappresentato in spot televisivi e che tu rimarchi in questa intervista. “Ecco, se smettessero anche solo di definirci quote rosa si farebbe già un passo avanti. Le donne non devono essere integrate, visto che con questo si intende accettare chi sta ancora al di fuori”, affermi giustamente, e non possiamo che darti ragione. Ma più indietro, a inizio intervista, in merito a Sanremo si legge: “dopo la vittoria del 2012 e la co-conduzione [termine che sarebbe meglio abolire] con Carlo Conti nel 2015, è in gara con Ogni volta è così e ha scelto Francesca Michielin per dirigere l’orchestra. E con lei, nella serata delle cover, canterà Baby one more time di Britney Spears. Perché tra donne, quasi sempre, ci si capisce meglio”.
Ecco, adesso lo diciamo noi: se si smettesse anche solo di riproporre il cliché dell’ultima frase (tra-donne-ci-si-capisce-meglio), si farebbe già un passo avanti. Capiamo che quel passaggio verosimilmente non è tuo, ma devi renderti conto che ripetere quel cliché alimenta la distanza fra i due sessi, la perpetua, e tende addirittura alla dis-integrazione, visto che – come dici – integrate “lo siamo già e lo dimostriamo ogni giorno con forza”. Con questo non vogliamo negare che spesso le donne si capiscono fra loro, mentre in altri casi si odiano e si combattono, ma pensiamo che continuare a cavalcare questo luogo comune non sia nelle tue corde, anzi: quindi, averlo inserito a inizio intervista è un passo falso. Alla domanda sulle paure, dici fra le altre cose: “Il coraggio della verità di cui parli, comunque, in qualche modo è diventato una forma di fragilità: ho sempre pensato che mi avrebbe resa più libera, ma in alcuni casi mi ha condannata alla solitudine. Con il tempo ho capito, infatti, che non sono io a dovermi difendere dagli altri, ma che spesso sono gli altri a difendersi da me, perché non tutti hanno la voglia o la forza di sentirsi dire in faccia la verità”. Ora, partendo da questo, facciamo alcune considerazioni. Nell’ultima edizione di X Factor ti sei spesso trovata a fare affermazioni del tipo: “Io sono sincera, dico le cose come stanno”; “come vedete parlo anche contro il mio interesse, perché non ho doppi fini”; “io sono come mi vedete, non maschero le cose” ecc. In realtà, l’insistenza su questo “fattore” che ti rende diversa tradiva alcune debolezze argomentative.
Innanzitutto, in certi momenti davi l’impressione di porti come l’unica “onesta” nel panel dei “giudici” che ti stavano accanto, e questo suonava vagamente offensivo per i colleghi del tavolo. In secondo luogo, hai dimostrato la tua trasparenza – com’è nella tua indole – ogni volta che giudicavi in modo schietto le performance dei concorrenti, ma quando si è arrivati al momento della verità, nelle ultime eliminazioni che portavano alla finale, col tuo voto decisivo hai eliminato senza esitazione il cantante Erio, che era l’elemento più pregevole, più elegante, più sofisticato, più originale dell’intera manifestazione. E lungo tutto il percorso che Erio aveva fatto ti eri espressa verso di lui – con lo stesso trasporto e quasi le stesse parole – estasiata ed emozionata dalle sue esibizioni, che toccavano dentro e non erano paragonabili a nessun’altra in quel contesto. Eri sincera, sicuramente sincera, si vedeva: a volte il tuo sguardo era così profondo da fermare il respiro (uno spettatore sensibile avrebbe vagheggiato: “Dio mio, essere guardati così da una donna…”), e questo ti ha resa sempre Tu, e solo Tu.
Eppure, quando si è arrivati alla resa dei conti – perché si tratta di una gara, lo sappiamo – hai eliminato Erio, che era l’unico talento vero e profondo lì presente. Forse era inevitabile, se si seguono le logiche strategiche del contest; ma questo esito, purtroppo, va a scalfire le tue affermazioni precedenti sulla verità, schiettezza, onestà intellettuale eccetera: hai sempre dichiarato sinceramente l’ammirazione assoluta per Erio, però alla fine l’hai fatto fuori (avresti potuto tentare di evitarlo), e ti assicuriamo che questo stona molto, anche se la situazione era fatalmente condizionata dalle logiche mercatistiche che governano il talent show. Paiono quindi più che giustificate le rimostranze di Manuel Agnelli, quando irritatissimo ha affermato che si trattava del “fallimento di tutto il tavolo”, ed era meno giustificata la tua reazione negativa in cui hai perso la calma, perché in fondo di quello si tratta: di fatto, a Manuel Agnelli sono state nuovamente “fatte le scarpe” dai colleghi, esattamente come l’anno prima con il gruppo che sovrastava gli altri, e anche questo l’ha fatto incazzare.
Tornando alla tua intervista, quando parli delle tue fragilità e paure, confessi: “Sì, diciamo che quella del consenso è una fragilità. E che, nel corso della carriera, questa ricerca spasmodica di approvazione non è stata pienamente soddisfatta. Mi sembra di averla ricevuta sempre con il freno a mano un po’ tirato”. Be’, Emma, possiamo dire che accade spesso alle persone che hanno valore, alle persone che pesano. A quelle che possono fare la differenza. Soprattutto se non provengono da situazioni privilegiate. E non necessariamente è un’esperienza che toglie, più spesso aggiunge, e col tempo può aiutare. Soprattutto le fuoriclasse come te.