C’è un’immagine che vale più di mille parole: Cesare Cremonini seduto in studio, addosso soltanto un sassofono luccicante e la voglia di continuare a studiare la musica come se fosse ancora un esordiente e dovesse costruirsi una carriera da zero. L'immagine l'ha condivisa nella storie Instagram e l'ha fatta seguire da altre foto emblematiche: David Bowie, nelle sue varianti da Duca Bianco a Ziggy Stardust, ritratto in epoche diverse ma con lo stesso strumento fra le mani. Una sorta di dialogo a distanza tra due artisti che, evidentemente, condividono la stessa ossessione: non smettere mai di imparare. Eppure, Cremonini non avrebbe più bisogno di dimostrare niente a nessuno. Potrebbe campare di rendita grazie ai suoi classici, riempire stadi con “50 Special” e “Poetica”, affidarsi a un produttore che gli prepara le basi mentre un algoritmo gli suggerisce le melodie più performanti su Spotify. Invece no. Preferisce di nuovo, a 45 anni e dopo una storia nella musica iniziata a grandissimi livelli quando era appena maggiorenne, rimettersi a studiare. Affrontare strumenti che non conosceva, frequentare lezioni quando potrebbe starsene altrove in panciolle, faticare per farsi trovare pronto a una prossima sfida quando l'ispirazione tornerà a bussare alla sua porta. Prima la fisarmonica, ora il sax. Due strumenti che non sono soltanto timbri, ma mondi e lingue nuove da esplorare.

Avendo avuto la fortuna di seguirlo da vicino in alcune date dell'ultimo tour, uno degli aspetti che mi colpirono di più fu la testimonianza di Salvatore Cauteruccio, il suo insegnante di fisarmonica. Non un turnista chiamato a suonare qualche accordo tanto per fare scena, ma un vero maestro che gli ha insegnato a suonare uno strumento piuttosto inconsueto per una popstar: "È molto portato", mi raccontò. E aggiunse stupito: "È strano per uno che non è un ragazzino, ma un artista affermato". In meno di un anno di lezioni, mi spiegò, Cremonini era già autonomo (come ha dimostrato nell'ultimo tour suonando la fisarmonica persino a San Siro). E poi descrisse quella che sembrava una sfida a un’intera generazione: "È una bella storia che tanti giovani potrebbero imitare". Già, perché in tempi in cui la musica (e non solo) rischia di essere ridotta a prompt per ChatGpt e beat presi in prestito da una libreria digitale, il messaggio che lancia Cremonini è un altro: non delegare, non sedersi, non diventare schiavi della scorciatoia. Ma continuare a studiare. Perché la musica non è solo un file audio, è un corpo che si muove, mani che si affaticano, errori che diventano uno stile sempre più personale (quindi unico). Le foto di Bowie col sax scelte da Cesare, poi, non simboleggiano la nostalgia. Sembrano un suo personale orizzonte. Anche Bowie suonava il sax, lo infilava nei suoi dischi, lo usava come simbolo di libertà sonora. E Cremonini sembra dirci la stessa cosa: non voglio una carriera fatta solo di numeri, voglio essere un musicista che cerca di scoprire le infine possibilità che le note ci possono donare. Ecco allora la sua piccola rivoluzione, nascosta tra una storia Instagram e una lezione di sax o di fisarmonica: ricordarci che per restare liberi, che si tratti di intelligenza artificiale o di mercato discografico, bisogna avere il coraggio di restare sempre un po' studenti. Anche quando hai appena venduto 550mila biglietti nell'ultim tour di un disco come Alaska Baby, rimasto in classifica per settimane.
