C’era una volta il romanzo Storia di una ladra di libri di Markus Zusak in cui un’impavida bambina di nome Liesel, rubava di nascosto i libri proibiti destinati ai roghi nella Germania nazista di Hitler. Rubare i libri suona in effetti affascinante: è un’azione losca, intrigante, ma anche dal sapore vagamente intellettuale, tanto più se si tratta di rubare libri scomodi, che portano messaggi vietati e censurati da qualcuno. Sembra strano immaginarlo oggi, nel 2024, ma proprio come nella perfetta realizzazione di una realtà distopica e assurda, in Russia nell’ultimo anno e mezzo, fra i libri più cercati, più letti e soprattutto più rubati nelle librerie c’è 1984 di George Orwell. La storia del Grande Fratello orwelliano non ha certamente bisogno di presentazioni; ma se già il fatto che da febbraio 2022, a seguito dell’invasione ucraina, il romanzo sia fra i libri più letti e più cercati in un Paese come la Russia odierna, potrebbe incuriosire o far storcere il naso a qualcuno, è perfino sorprendente che la gente sia arrivata a rubarlo in centinaia di copie. I dati sui furti sono stati riportati da diverse testate russe e non, e in particolare sono arrivati attraverso il comunicato stampa di due delle le maggiori piattaforme di vendita di libri in Russia, Čitaj Gorod (Leggi Città), che conta oltre 500 negozi di libri in 204 città, e Bukvoed (Il divoratore di libri) che conta oltre 150 negozi in oltre 16 città. Le copie di 1984 misteriosamente sparite dagli scaffali sarebbero qualche centinaio (circa 460) e fra numerosi altri libri rubati, il capolavoro orwelliano è risultato essere in cima alla lista. Ma perché rubarlo? Vien da chiedersi.
Di librerie e libri in Russia, nonostante la guerra in Ucraina che va avanti da oltre un anno e mezzo, e nonostante la sempre maggiore chiusura verso l’Occidente, senz’altro non ne mancano. Eppure, alcuni lettori, forse timidi o intimoriti dal giudizio di qualcuno o qualcosa ben più grande di loro, hanno scelto di non mostrarsi pubblicamente nell’acquisto, ma di agire da “segugi” rubando dagli scaffali. Il canale Telegram russo ASTRA, seguito da circa 160mila persone, in un post tempo fa aveva segnalato che le vendite del libro sarebbero aumentate perfino del 45% da febbraio 2022, e soprattutto che, sebbene il libro non sia di fatto proibito in Russia, quando nel marzo del 2022, dopo lo scoppio della guerra, due persone si erano messe a distribuirne copie gratuite fra le strade di Mosca, erano subito state fermate e accusate di “screditare l’armata russa”. Un attivista della città di Ivanovo (a circa 300km da Mosca) che aveva un banchetto in cui distribuiva copie gratuite di 1984, è stato persino processato con l’accusa di “screditare le forze armate della Federazione russa”. Tuttavia, oltre ai banchetti, ci sono altri fatti singolari legati al romanzo di George Orwell. Un’altra notizia riportata dal canale ASTRA, e ripresa più volte dalla stampa russa, è per esempio la bizzarra proposta di Valentina Matvienko, Presidente del Consiglio federale dell’Assemblea della Federazione russa, che nel novembre 2023 aveva lanciato l’idea di creare un “Ministero della felicità”, che potrebbe forse far sorridere alcuni, se non fosse che ricorda in modo sinistro il “Ministero dell’amore” descritto proprio all’interno di 1984.
Questa bizzarra situazione non può che far tornare in mente i decenni di grave censura staliniana nella Russia sovietica, dove la popolazione leggeva comunque moltissimo, ma si scontrava col costante pericolo di essere accusata di reati politici o d’opinione, anche solo per il fatto di possedere libri proibiti, rischiando di finire in qualche terra di confino in Siberia, o perfino nei temibili gulag. In quel caso i libri non venivano rubati, perché molti titoli e autori di fatto non c’erano, dato che non venivano pubblicati, né stampati. Allora, la gente per poter leggere, si passava e tramandava dei manoscritti faidate, i famosi samizdat (ovvero “ciò che viene pubblicato da soli, da sé”). Fra i tanti libri censurati, si leggeva per esempio il grande capolavoro di Michail Bulgakov Il Maestro e Margherita e si racconta che la gente, per non far insospettire le autorità, nel terrore di essere scoperta, leggesse clandestinamente di notte, in silenzio, trascrivendo anche a mano il manoscritto del romanzo, per poterlo in qualche modo conservare, e tramandare ad altri. Altri celebri autori diffusi in samizdat furono poi Anna Achmatova, Marina Cvetaeva, Osip Mandel’štam, Josif Brodskij, i fratelli Strugackij, riscoperti da poco in Italia con i loro romanzi di fantascienza, e ovviamente, il padre della letteratura distopica madre in URSS, Evgenij Zamjatin, autore del romanzo Noi, che racconta di un altro assurdo sistema totalitario. Osservando questi fatti e l’evolversi della politica interna della Russia di oggi, un Paese dove i dissidenti sono sempre più a rischio, e dove il reato d’opinione assume una sempre maggiore rilevanza, vi è una sinistra similitudine tra la vita quotidiana dei cittadini russi, e quella dei personaggi immaginati da Orwell. La Russia odierna, in guerra aperta sul territorio con l’Ucraina, e in guerra, forse ideologica e dei valori con l’Occidente, si trovi sempre più distante dalla nostra percezione e visione. A quel punto, allora, un libro come 1984 che parla di un Mondo rigido e chiuso, governato da un dittatore, nasconda più di qualche segreta allusione, e in un Paese organizzato e apparentemente perfetto, cercare una via di fuga per evadere dal sistema, appare come la scelta più logica.