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La Russia ci cancella, anche come cultura, e punta sullo studio della lingua cinese

  • di Diana Mihaylova Diana Mihaylova

1 novembre 2023

La Russia ci cancella, anche come cultura, e punta sullo studio della lingua cinese
Era dai tempi dell’Urss e del muro di Berlino che la distanza, politica e culturale, tra Russia e Occidente non era così larga. Dopo la censura degli occidentalissimi “Barbie” e “Oppenheimer”, infatti, dal 18 ottobre del 2023 le lingue occidentali insegnate in Russia (inglese, francese, tedesco) non sono più considerate utili per la formazione dei giovani. Verrà invece favorito lo studio del cinese, la lingua di quello che sarà sempre di più il vero partner economico, commerciale e politico del paese guidato da Vladimir Putin. Davvero, quindi, lo scambio culturale tra i due mondi si interromperà? Come ai tempi de “Il Dottor Zivago” di Boris Pasternak, i libri dovranno di nuovo viaggiare in clandestinità?

di Diana Mihaylova Diana Mihaylova

Mentre sui giornali di tutto il mondo si rimbalza la notizia della apparentemente preoccupante visita di Putin a Pechino, accolto come ospite d’onore del presidente cinese Xi Jinping, e soprattutto accompagnato da due ufficiali di fiducia con in mano le valigette contenenti i codici di lancio per i missili nucleari (tenute evidentemente sempre a disposizione, che in caso “non si sa mai”), nella sua patria, la Federazione Russa, la rottura con l’Occidente, oltre che politica, economica e ideologica diventa anche culturale e sempre più definitiva. Dopo i problemi con la trasmissione delle occidentalissime pellicole di Barbie e Oppenheimer che erano state definite come “non in linea con i valori spirituali e morali della Russia”, e ne era dunque stata ostacolata la circolazione e promozione nei cinema, ora ci si scaglia contro le lingue straniere, e in particolar modo contro le lingue occidentali, quali inglese, francese e tedesco. Pur essendo materie di studio su tutti i livelli di istruzione, dalla scuola elementare, fino alla undicesima classe, che corrisponde al nostro liceo, dal 18 ottobre 2023, le lingue occidentali non sono più ritenute utili per lo sviluppo e per la formazione dei giovani russi e dunque non verranno più valutate nelle prove nazionali invalsi. “Non condurremo più prove invalsi sulle lingue straniere. La decisione è stata presa e consolidata.” ha infatti dichiarato Anzor Muzaev, presidente del Rosobnadzor (Ente federale per la supervisione nelle sfere di Istruzione e Scienze) come riportato anche da Tass. Già a maggio 2023, il portavoce del parlamento russo Vjačeslav Volodin, si era espresso contro lo studio della lingua inglese, che era stata definita “lingua morta” e “inutile per gli scambi internazionali”. Ora, con le nuove disposizioni, la cesura col mondo occidentale diventa ancora più marcata, dato che si esorta piuttosto a puntare sullo studio delle lingue nazionali della Russia, e soprattutto, ma non dovrebbe sorprendere, sulla lingua cinese. È la Cina infatti il partner economico e commerciale più importante, ed è verso Oriente, quindi, che la Russia si vuole rivolgere da ora in avanti, lasciando da parte qualsiasi futura possibilità di fare affari o scambi culturali con Paesi anglofoni, francofoni e germanofoni, o forse volendo esagerare, con tutto il mondo occidentale, essendo inglese, francese e tedesco tra le lingue più usate per fare affari, nonché le lingue parlate da tre quarti del pianeta.

Anzor Muzaev
Anzor Muzaev, presidente dell'Ente federale per la supervisione nelle sfere di Istruzione e Scienze

Era dai tempi della dell’Unione Sovietica e del muro di Berlino che i rapporti culturali con l’Occidente non si facevano così glaciali. Se durante gli anni dell’Urss le lingue straniere, e in particolar modo l’inglese, erano poco studiate e il livello di conoscenza medio era basso e soprattutto passivo, anche vista l’impossibilità di fare scambi e viaggi-studio all’estero per i cittadini sovietici, essendo di fatto vietato viaggiare all’estero, oggi, nel 2023, sembra di far un salto indietro nel tempo e tornare a quegli anni. Proprio gli stessi anni in cui decine di poeti, scrittori, artisti e intellettuali fuggivano in Occidente come dissidenti, cercando un rimedio alla censura sovietica, che impediva loro di scrivere, comporre, ballare e soprattutto pubblicare liberamente. Tra i tanti e celebri dissidenti, ricordiamo per esempio Boris Pasternak, che proprio in Italia pubblicò per la prima volta il suo grande romanzo Il Dottor Zivago con Feltrinelli, riuscendo a spedire clandestinamente il manoscritto, senza mai lasciare i confini dell’Urss; oppure il noto caso di Aleksandr Solzenicyn, che pubblicò a Parigi il suo Arcipelago Gulag, romanzo d’inchiesta che denunciava le repressioni di Josip Stalin e il trattamento dei detenuti nei campi di lavori forzati sovietici; e poi ancora il celebre regista Andrej Tarkovskij, che dopo il successo internazionale e il trionfo al Festival del cinema di Venezia con L’infanzia di Ivan nel 1962, venne anch’egli censurato in patria, e si rifugiò per un periodo tra Italia, Francia e Svezia, e come lui il grande ballerino Rudolf Nureyev rifugiatosi a Parigi, dopo aver chiesto asilo politico alla Francia. E molti, moltissimi altri. Tornando invece all’oggi e al disinteresse per le lingue occidentali, si può dire che, se mai fosse esistita la mitica Torre di Babele, essa sia definitivamente crollata, e da ora in poi, noi occidentali, con i russi, saremo destinati a capirci sempre di meno, e soprattutto, così sarà per le generazioni future, dato che anche uno strumento inoffensivo come la lingua, tra i valori culturali più importanti e cruciali per l’autodeterminazione dei popoli, purtroppo, verrà sempre più politicizzata. «Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro…» (Genesi, XI).

Rudolf Nureyev
Il ballerino russo Rudolf Nureyev

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