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Lo stupro di Catania è la risposta di “Aziz” alla nostra società e ai social? Cosa c’entrano Sant’Agata, la Jihad e il desiderio che diventa odio

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

6 febbraio 2024

Lo stupro di Catania è la risposta di “Aziz” alla nostra società e ai social? Cosa c’entrano Sant’Agata, la Jihad e il desiderio che diventa odio
Lo stupro di Catania fa emergere un tabù della nostra società. Per paura di risultare razzisti smettiamo di chiamare le cose con il proprio nome. Lo scrittore Ottavio Cappellani, con un racconto esclusivo per MOW, evidenzia questa e altre contraddizioni del rapporto difficile tra Occidente e una cultura che nel sesso non vede solo il desiderio, ma anche l’odio

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

Quanto segue è una storia inventata, tranne le parti che sono del tutto vere. Chiamiamolo Aziz. Forse è minorenne. Forse no. Forse non lo sa neanche lui. Gli hanno spiegato che la civiltà occidentale è corrotta. Lui ne ha le prove: le ha viste su Instagram, su Tiktok. Ragazzine con i culi di fuori, i seni in bella vista sotto magliette bagnate. Parlano di sesso. Donne infedeli che però gli procurano erezioni. Violente. Come la spada della Jihad.
Chiamiamola Ketty. Americanizzazione di Cetty. Diminutivo di Concetta. Nome che si rifà all’Immacolata Concezione.
È il 30 gennaio. I festeggiamenti per Sant’Agata – adolescente martirizzata con il taglio dei seni dal proconsole Quinziano, che voleva violare quel corpo giovane di cristiana – sono iniziati proprio oggi, con la messa di stamattina. La festa vera e propria sarà dal 3 al 5, ma anche il 6, ché il fercolo della Santa tarda sempre a rientrare, intrattenendosi nella folla con i propri fedeli. Più di un milione che ne fanno la terza festa più grande al mondo. In questi giorni, Ketty, vorrebbe essere chiamata Concetta. Immacolata, come la concezione e come la Santa patrona della sua città. Ma solo in questi giorni. Concetta non è un nome da social. Ma in questi giorni lei è particolarmente devota.
Aziz vede il nemico ovunque. La corruzione di una società che venera una Santa adolescente in nome della sua purezza virginale e poi si dà ai vizi estremi. Ha anche assaggiato l’alcol in questi giorni. Giusto un paio di birre. Forse sei. Anche un whisky. Per capire la decadenza degli infedeli. Sono giorni di festa religiosa, giorni dedicati alla castità di Sant’Agata. Le ragazzine vanno in giro mezze nude. Come su Instagram. Come su TikTok. Ha un’erezione. È una erezione di odio.

I poliziotto davanti a Villa Bellini
I poliziotto davanti a Villa Bellini

La Villa Bellini, nel finire di gennaio, è bellissima. Si affaccia sulla via Etnea, operosa di festa e di Santa, di luminarie. Di venditori di torrone. “Duro come il torrone” si dice a Catania, riferendosi alla virilità. Ketty sorride. Le sue amiche le hanno raccontato queste cose. Alcune si sono fatte buttare incinte, altre sono “fujute”, la fujitina: la maniera di fare accettare alla tua famiglia il tuo fidanzato, e di farli smettere, una buona volta, di dire che sei troppo giovane. C’è questo nell’aria, alla Villa Bellini, al finire di gennaio: il pensiero del torrone, delle olivette al pistacchio che (risatina) rappresentano i testicoli dei ragazzi, e le “minnuzze”, i piccoli seni di Sant’Agata, martirizzati dal proconsole, tagliati con un colpo di spada mentre Sant’Agata bruciava sulla graticola. Sono piccole cassatelle di ricotta bianca, con una ciliegia in cima a imitare il capezzolo. I fedeli le addentano vogliose. C’è purezza e sesso nell’aria. Come in tutte le adolescenze.
Aziz vede donne sposate leccare la ricotta dei cannoli. Uomini con seni in bocca. Vede minigonne, gambe, seni senza reggiseno perché già a Catania fa caldo, vede piedi nudi, vede ragazze sorridere maliziose. È come una primavera. Ma una primavera odiosa e impura. La sua erezione diventa sempre più spietata. Si scambia occhiate con i suoi amici. Gli sguardi dicono: infedeli. I pantaloni si gonfiano. Il primo caldo, l’accenno di primavera, i sogni delle fanciulle in fiore che si confondono con gli ormoni impazziti, l’alcol e il giudizio morale.
Gli hanno detto che alla Villa Bellini vanno le impure a cercare i ragazzini. Vanno le vecchie, gli hanno detto. Le vecchie impure. Le vecchie che oramai non puoi più salvare, così come non puoi salvare chi ha perso l’imene. Condannate. Finite. Senza più vita. Donne delle quali fare qualunque cosa. Donne senz’anima. Anche al porto vanno le donne perse, gli hanno detto al centro di accoglienza per minorenni. E nei parcheggi alla plaja. In Occidente ci sono uomini che si eccitano vedendo le loro donne che vanno con altri. L’erezione di Aziz diventa la spada del giudizio. L’arma della giustizia. La Villa Bellini è vicina.

Un manifesto appeso domenica a Villa Bellini, il luogo dello stupro
Un manifesto appeso domenica a Villa Bellini, il luogo dello stupro

Concetta è felice. È con il suo ragazzo. Stanno passeggiando mano nella mano. I giorni di Sant’Agata sono giorni magici per l’amore. Sboccia. Ma lo fa con purezza. Ci si sfiora, ma davanti alla Santa. Non sa cosa le succederà in futuro. Forse quel ragazzo che le tiene la mano sarà suo marito per tutta la vita. Forse no. Forse Sant’Agata glielo sussurrerà. Lei accenderà un piccolo cero e pregherà la sua patrona di non farla sbagliare.
Lui è carino, la tiene per mano, è rispettoso. La accompagna ovunque lei voglia andare. Ed è paziente quando si ferma un attimo per pregare. Per chiedere alla Santa che la primavera che sente sbocciare in lei sia quella giusta. Lei si chiama Ketty. È Ketty tutti i giorni dell’anno. Ma in questi giorni, mentre le messe iniziano, mentre i fedeli indossano il “sacco”, il vestito bianco con la birritta, mentre le cererie sfornano i ceri per gli ex voto, per le grazie, per la devozione, lei diventa Concetta. E forse il ragazzo che la sta tenendo per mano lo ha capito. Non lo sa con certezza, ma lo spera.
Aziz e i suoi amici entrano nella Villa Bellini come furie. C’è birra e libertà e ragazze seminude e ragazzi che vogliono dare agli altri le loro femmine. Non c’è niente da salvare a Catania. Niente che valga la pena. Gli Imam avevano ragione. I preti cattolici stuprano le bambine! Forse i loro fidanzati sono anche contenti. Prendiamo un’altra birra? La vendono all’angolo, nei contenitori di plastica col ghiaccio.

(Così come alcuni preti cattolici stuprano bambini e bambini gli Imam si spingono oltre i corpi e scopano le menti con immagini di ammucchiate paradisiache. Cosa c’è in quei paradisi che non puoi trovare in qualsiasi sito internet?)

Poi è un attimo.
Concetta viene presa da un vortice.
Non capisce nulla.
Sente mani accavallarsi sulle minnuzze di Sant’Agata,
Vede il fidanzato urlare e piangere.
Anche lei urla e piange, mentre non capisce bene cosa stia succedendo. Vede la plastica dei bagni chimici. Sente l’odore di fogna. Sente la primavera andarsene via. Sente urla bestiali. Odio. Sente spade al posto di carezze.
E poi quello che gli fa più male.
L’odore del torrone. Che nella sua fantasia di ragazzina appena sbocciata era l’odore dell’amore. Di quell’amore del quale voleva chiedere a Sant’Agata.
Duro come il torrone.
Sente quell’odore arrivare dalla via Etnea e per sempre quell’odore sarà l’odore dell’odio.
Dell’odio contro tutte le sante primavere.

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